Luca Mercadante e un Cigno che sguazza in mezzo ai guai…

Giornalista super obeso ed ex pugile, Domenico Cigno, è il protagonista di un promettente debutto in casa Sellerio, “La fame del Cigno”, giallo scritto da Luca Mercadante. Proscenio della storia Castelvolturno e il devastato ecosistema casertano – anche se la geografia è tradita – tra camorra, prostituzione, veleni chimici, umanità meticcia, contraddizioni sociali…

Foce del Volturno (il più lungo fiume dell’Italia meridionale), provincia di Caserta. Fine autunno recente. Alle quattro del pomeriggio del 12 dicembre il giornalista 48enne Domenico Cigno vede arrivare sotto casa sua, a viale degli Eucalipti di Baia Verde (litorale domitio, quasi trenta chilometri di costa, lui cascante villetta con giardino a trecento metri dal mare), il bell’amico 26enne Tony (ex tossico aspirante reporter) che lo convince a salire in auto. Hanno trovato un cadavere, dovrebbe trattarsi della ragazza scomparsa cinque giorni prima (l’influencer torinese Viola De Santis, studentessa e paladina del neofemminismo), forse perché indagava su un giro di prostitute; i carabinieri forestali hanno diramato l’allarme in attesa di rinforzi; grazie alla conoscenza di scorciatoie e passaggi in quel territorio paludoso forse possono battere sul tempo le autorità e i colleghi. Il corpo si è incagliato in un groviglio di alghe che lo ancorano al canneto tra Mondragone e Giugliano, i Regi Lagni, esteso intreccio di fogne a cielo aperto con sbocco sul mare. Risalgono l’argine del canale e trovano i due forestali, il vecchio amico Ruoso e un novizio piemontese, alle prese con l’emersione del corpo, loro due “civili” usano i cellulari per foto e riprese e gli altri due s’arrabbiano. Tanto più che non si tratta di Viola, bensì di una splendida nera con la pelle sottoposta a sbiancamento. Il super obeso Cigno boccheggia: pesa oltre centocinquanta chili, l’indice di massa grassa sfiora il cinquanta per cento, deborda lentamente. Vive solo, niente compagne e figli; ha alle spalle un passato di pugile e un ottimo inizio di carriera giornalistica a Milano, poi guai vari; ora scrivacchia di sport nella redazione del sud dell’autorevole quotidiano nazionale. Arrivano magistrato e forze di polizia, anche il padre di Domenico che abita in zona, tanti giornalisti. La morta indossava una felpa rossa, Cigno vede il collegamento con Viola, scrive un pezzo scoop, si scopre in prima linea.

Il calcio e un bomber irrequieto…

Lo scrittore Luca Mercadante (Caserta, 1976) ha lavorato per il teatro e la scrittura creativa, pubblicato vari testi, introdotto il personaggio di Domenico Cigno in un racconto di una recente raccolta Sellerio e propone ora, per la stessa casa editrice palermitana, La fame del Cigno (411 pagine, 17 euro), interessante denso esordio di una serie promettente, per ambientazione e protagonista. Fanno da sfondo alla storia giallo noir la città di Castelvolturno e il devastato acquitrinoso ecosistema litorale casertano: sono descritti attraverso una ricostruzione immaginaria, la geografia ufficiale viene deliberatamente tradita. Veleni chimici, convivenze tossiche, umanità meticcia, contraddizioni sociali, coraggiosi adattamenti si fondono con le dinamiche del protagonista: Cigno è sempre al centro della scena, narra in prima persona al presente tutto quel che può, una quindicina di convulsi giorni fin dopo Natale, solo con la sua esorbitanza. Viene di continuo richiamato a occuparsi del Napoli, ci sono fondate voci che l’attaccante di punta Hugo Pereira se ne voglia andare, non frequenta gli allenamenti e sembra arrabbiato per qualcosa; Cigno segue spesso quel che avviene nel centro sportivo e sa che c’è di mezzo pure la camorra; si rischia pure a far soltanto cronaca e, questa volta, lo stesso Pereira sceglie di affidare proprio a lui un incarico informativo; nuovi guai.

Fiuto e pericolo

Nonostante tanti con affetto gli consiglino di lasciar perdere (soprattutto il padre Pietro, destrorso karateka ultra70enne), riesce però ad anticipare notizie sorprendenti sull’omicidio e sulle sorti della donna scomparsa, sul traffico di prostitute e le case di accoglienza, sui narcotrafficanti e i collaboratori di giustizia; un po’ per fiuto professionale, un po’ attivando reciproche strumentalità, un po’ con esperto sprezzo del pericolo. Prima aveva sempre vorace fame (da cui il titolo), poi comincia a non poter ingurgitare nulla; decide di andare a Torino dai genitori di Viola (adottata) e di frequentare le istituzioni di Caserta; rovista e viene rovistato. Quando può ascolta Layne Staley, Chris Cornell, Ann Wilson e Mark Arm, beve di tutto (marinando il coniglio con vino bianco). Segnalo che lo sbiancamento può provocare diabete, infezioni, tumore.

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