La natura del male
La ricerca dell’ignoto, il senso profondo della scoperta, l’incontro con l’altrove (ancora prima di una terra, di ricchezza, di una nuova vita) sembrano animare tutti coloro che si spingono oltre le colonne d’Ercole dello Stretto di Gibilterra, per navigare a ovest e scoprire un continente intero, un mondo diverso. Questa spinta, però, si sposa con distruzione e violenza, con milioni di vite annullate, massacrate, quelle dei nativi. Canzaniello non affronta questi dati con il piglio dello storico, a caccia di completezza e accuratezza, ma lo fa attraverso la lente della letteratura, ricercando il piacere del racconto, giovandosi di atmosfere esotiche, di immagini che meravigliano, terrorizzano. Interrogandosi, soprattutto, sulla natura del male, non solo il male del passato, ma anche quello di oggi. In mezzo a tanta narrativa omologata, che ricalca quella di successo, questo spingersi in avanti, senza sgomento alcuno, di Canzaniello, deve fare riflettere e apprezzare lui e altri autori che cercano strade poco battute, vicoli per nulla illuminati, rischiando, ma rimanendo fedeli a un’idea della letteratura che è scompiglio e stupore, che è fantasmagoria.
Avventurieri e artisti, vertigini e squarci
Tra i modelli dichiarati di questo libro ci sono le cronache d’epoca, i resoconti di viaggi in mare, i racconti d’avventura e c’è anche il primo Borges. Al di là di quest’ultimo confronto illegale per ogni vivente, e di qualsiasi ragionamento sullo stile, sul genere e sulla forma, è profonda la riflessione di Canzaniello, attraverso questo Breviario delle Indie, che pure è un lavoro eminentemente letterario, sulle responsabilità dei conquistatori europei, sulla loro occupazione forzata che sradicò, divorò civiltà e versò sangue. Interroga la storia, questo libro ibrido, quel che siamo stati, quel che siamo ancora, una presunta civilizzazione accecata dall’irrazionalità, dall’avidità. Sfilano i protagonisti dell’esplorazione, dell’invasione e della distruzione, da Francisco de Orellana a Cortés e Pizarro, rivivono avventurieri e conquistatori, ma non solo, anche certi artisti (a cominciare da Vermeer) che apparentemente poco c’entrano con le… Indie. L’attenzione è su tutti loro e su nessuno, prevale un movimento collettivo, quello di un pezzo di umanità. È un libro tutto da scoprire, del quale è giusto rivelare il meno possibile, se non luci e ombre, se non certe vertigini in cui perdersi, certi squarci sfuggenti, la certezza che ogni esistenza è immersa nella curiosità, nell’illusione e nell’inganno, e ci mette faccia a faccia con la perdita, la crudeltà e lo sconforto.
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