L’ignoto e il sangue, scoprire le Americhe secondo Canzaniello

La letteratura come scompiglio, stupore e fantasmagoria nelle pagine di “Breviario delle Indie” di Emanuele Canzaniello, caratterizzate da una prosa poetica e onirica. La scoperta e la conquista violenta delle Americhe al centro di questi racconti e frammenti che si nutrono anche, ma non solo, di una lunga documentazione. Testo ibrido fra saggio, reportage, fiction e avventura, narra una presunta civilizzazione accecata dall’irrazionalità, dall’avidità e si interroga su un’umanità alle prese, da sempre, con illusione e curiosità, crudeltà e sconforto…

Francesista, poeta, saggista e adesso anche prosatore, con un libro sorprendente, una raccolta di squarci narrativi dal sedicesimo secolo, che si nutrono di anni di ricerche e di innesti di fantasia, di romanzesco. Si leggono cronache della scoperta delle Americhe («l’evento più simile a quello che potrà essere l’arrivo umano su altri pianeti»), dispacci, diari di bordo, di giorni e di viaggi, di battaglie e di conquiste, di oro accumulato e di vite sacrificate, di intrighi, violenze e “pulizie” etniche. Quasi preghiere. Il napoletano Emanuele Canzaniello, lietissima sorpresa per chi non lo conosceva come il sottoscritto, ha trovato in Wojtek la casa editrice giusta, a cui affidare questo particolarissimo esperimento letterario ed è nato Breviario delle Indie (270 pagine, 16 euro), libro di viaggi e saggio, romanzo d’avventura, che non disdegna una prosa poetica e pagine oniriche. Isole, esploratori, principesse atzeche, straccioni, sovrani, missionari, uomini di mare (il mare è «la più lunga via della morte»), ricolmi di peccati mai confessati, sono i protagonisti di frammenti, brevi capitoli, in cui – naturalmente – ci s’imbatte anche in Cristoforo Colombo.

La natura del male

La ricerca dell’ignoto, il senso profondo della scoperta, l’incontro con l’altrove (ancora prima di una terra, di ricchezza, di una nuova vita) sembrano animare tutti coloro che si spingono oltre le colonne d’Ercole dello Stretto di Gibilterra, per navigare a ovest e scoprire un continente intero, un mondo diverso. Questa spinta, però, si sposa con distruzione e violenza, con milioni di vite annullate, massacrate, quelle dei nativi. Canzaniello non affronta questi dati con il piglio dello storico, a caccia di completezza e accuratezza, ma lo fa attraverso la lente della letteratura, ricercando il piacere del racconto, giovandosi di atmosfere esotiche, di immagini che meravigliano, terrorizzano. Interrogandosi, soprattutto, sulla natura del male, non solo il male del passato, ma anche quello di oggi. In mezzo a tanta narrativa omologata, che ricalca quella di successo, questo spingersi in avanti, senza sgomento alcuno, di Canzaniello, deve fare riflettere e apprezzare lui e altri autori che cercano strade poco battute, vicoli per nulla illuminati, rischiando, ma rimanendo fedeli a un’idea della letteratura che è scompiglio e stupore, che è fantasmagoria.

Avventurieri e artisti, vertigini e squarci

Tra i modelli dichiarati di questo libro ci sono le cronache d’epoca, i resoconti di viaggi in mare, i racconti d’avventura e c’è anche il primo Borges. Al di là di quest’ultimo confronto illegale per ogni vivente, e di qualsiasi ragionamento sullo stile, sul genere e sulla forma, è profonda la riflessione di Canzaniello, attraverso questo Breviario delle Indie, che pure è un lavoro eminentemente letterario, sulle responsabilità dei conquistatori europei, sulla loro occupazione forzata che sradicò, divorò civiltà e versò sangue. Interroga la storia, questo libro ibrido, quel che siamo stati, quel che siamo ancora, una presunta civilizzazione accecata dall’irrazionalità, dall’avidità. Sfilano i protagonisti dell’esplorazione, dell’invasione e della distruzione, da Francisco de Orellana a Cortés e Pizarro, rivivono avventurieri e conquistatori, ma non solo, anche certi artisti (a cominciare da Vermeer) che apparentemente poco c’entrano con le… Indie. L’attenzione è su tutti loro e su nessuno, prevale un movimento collettivo, quello di un pezzo di umanità. È un libro tutto da scoprire, del quale è giusto rivelare il meno possibile, se non luci e ombre, se non certe vertigini in cui perdersi, certi squarci sfuggenti, la certezza che ogni esistenza è immersa nella curiosità, nell’illusione e nell’inganno, e ci mette faccia a faccia con la perdita, la crudeltà e lo sconforto.
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