Gabriella Vicari, versi di profondità viscerale e carnale

Nelle pagine di “Sostanza è luce”, silloge di Gabriella Vicari la poesia si fa preghiera, è il percorso di ricongiungimento dell’anima con il corpo al termine di un pellegrinaggio accorato. Un rito religioso o forse pagano…

L’incontro con la poesia è un’esperienza totale. Il coinvolgimento del lettore deve essere incontaminato, fisico e incorporeo poiché tale materia, pericolosamente intima e oscura, a tratti subterrena è, prima d’esser stata verso e scrittura, un esercizio dell’anima del Poeta. Non va profanata.

Come scrive la poetessa Cristina Campo: «occorre entrare in Poesia con la grazia medesima di chi varca la soglia di una cattedrale, poiché la Poesia è un luogo sacro. Necessita purezza di vene».

Sostanza è luce (48 pagine, 9 euro) di Gabriella Vicari, pubblicata dalla casa editrice Il Convivio, è una raccolta poetica di profondità viscerale e carnale.

Nella scrittura di Vicari il verso si fa preghiera, il canto solenne. Religioso il messaggio di rinascita diventa materia, voce, presenza intensamente spirituale; e benché quest’ ultima affermazione potrebbe apparire una riflessione incongruente, in poesia, al contrario knfatizza un sentimento che rivela esistenza viva. L’Essere E’ di parmenidea memoria.

Corpo e spirito

La metafisica dunque come il palesemento dell’anima che nella raccolta di Vicari sembra essere Soggetto parlante insieme a Voce e a Corpo.

Il corpo desidera ricongiungersi al suo Elemento spirituale, elevarsi all’Essere, all’Archè, all’elemento primordiale, quindi all’anima selvaggia, a lungo, forse messa a tacere. Ricomporre  di linfa rinnovata «l’eremo corpo», testimone unico e molteplice di esperienze altrui e personali, del corpo di donna/donne che per secoli hanno lottato contro sopraffazioni e violenze; per secoli sono state stigmatizzare,  oltraggiate, violate e ferite.

Conterò le ore del silenzio/ quando impareremo a tacere,/ stanchi di guerre/ di creature disperse/ di fango e rumore./ (…) Nel vuoto della privazione/contero’ i passi / di lotte e menzogne / e fiaccole accese / di madri ferite. Conterò le notti d’inverno / nell’attesa di un’alba / di umane attenzioni.

Guarigione e rinascita

Sostanza è luce è poesia di guarigione e rinascita. Di lotte combattute e ora ricordate; è poesia di comunione: ricongiungimento dell’anima con il corpo al termine di un pellegrinaggio accorato, forse anche di uno sfaldamento doloroso. A lungo ignorata o messa a tacere, l’anima adesso torna a squillare, esige attenzioni e chiede parola. Parola di luce.

(…) Delicato spirito di luce/ divieni logos danzante/ nell’anima viva/ che cerca significato.

Forse anche troppo amore

Esattamente come in un rito religioso o pagano, la riconsacrazione di anima e corpo attraversa fasi di mezzo e passa attraverso una traccia mnestica del passato. La ricordanza di tempi e persone dell’infanzia vengono ora alla luce lasciando che dal ricordo emergano sentimenti contrastanti, per paura, vergogna, rabbia, forse anche troppo amore.

 (… ) Aquiloni disegnano/ tracce di dolore/ nel cielo terso/ che ricorda / notti di lune/ e sbornie d’estate. / Come vele / si allontanano i ricordi (…).

Gli occhi si rivolgono al “cielo silenzioso” che “ si stringe al petto” ma  ora che le ombre e il buio sono stati affrontati, come scrive Friedrich Nietzsche ne Il viandante e la sua Ombra:  “(…) perché esistano la bellezza del volto, la chiarezza del discorso, la bontà e fermezza del carattere, l’ombra è necessaria quanto la luce. Esse non sono avversarie: anzi si tengono amorevolmente per mano, e quando la luce scompare l’ombra le scivola dentro. Così all’inverso.»: si torna alla Luce.

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