Martin Mosebach, le montagne russe del cinico uomo d’affari

Lo spregiudicato Ralph Krass è abituato a comperare con disinvoltura persone e cose. Gli riesce anche con un collaboratore e con una giovane bella donna, ma… “Krass” di Martin Mosebach è un romanzo di grande bellezza in cui si ragiona sull’essenza del potere e sull’incessante scorrere del tempo che non fa sconti a nessuno…

Uno dei rari viventi del catalogo delle edizioni Medhelan. Un aspetto che deve fare drizzare le orecchie ai lettori più avvertiti, coloro che conoscono o ancora (ahiloro…) non conoscono questa sigla editoriale raffinata, in cui si cura meticolosamente ogni titolo e dove, prima che ai conti economici, si bada alla qualità dei contenuti e dei contenitori finiti in libreria, classici immortali, o da riscoprire o, specialmente in Italia, da sdoganare. Targato Medhelan è un nuovo importante romanzo importante, che si può già annoverare tra i classici, impressionante per la bellezza e il modo in cui può rapire il lettore; l’edizione italiana è curata dal germanista Vito Punzi e tradotta da Matteo Galli, si intitola Krass (435 pagine, 32 euro) e l’ha scritto il tedesco Martin Mosebach, classe 1951, segni particolari: uno dei principali nomi della letteratura tedesca contemporanea, cattolico, decisamente conservatore, autore abilissimo, dalla scrittura lussureggiante, apprezzato dalla critica, con un fedele pubblico di lettori. Diviso in tre parti, che si svolgono nell’arco di vent’anni – “Allegro imbarazzante”, “Andante pensieroso”, “Marcia funebre” – trittico coerente, anche se le parti sono molto diverse per stile e ambientazione, questo libro dalla copertina color carta da zucchero si regge, oltre che su un dichiarato e smaccato impianto musicale, e sulla maniacale cura delle descrizioni, su un personaggio che ha su di sé buona parte del peso della narrazione, dall’andamento piuttosto tradizionale, che dall’ascesa finisce rovinosamente con una caduta.

Il segretario e l’avventuriera

Ralph Krass, colto borghese, sposato ma refrattario ai vincoli coniugali, spregiudicato, bizzarro e munifico uomo d’affari francofortese (diversifica parecchio, dedito al traffico d’armi), è protagonista incontrastato di un romanzo avvincente e misterioso, sull’arte, sul tempo, sul potere, sulla religione. Può sembrare un imbroglione o un idealista, questa figura sagacemente costruita pezzo dopo pezzo da Martin Mosebach, che allestisce la scena principale dalla fine degli anni Ottanta a vent’anni dopo, da Napoli, fra Capri e Posillipo, alla provincia francese, al Cairo. Tra escursioni, vini pregiati e singolari forme di lettura (strappa le pagine che legge, nei libri) Krass chiede al suo segretario Jüngel (a cui delega anche di maneggiare tanto denaro, che lui ama spendere, anche scialacquare, ma non toccare), di “reclutare” per la cerchia con cui viaggia la belga Lidewine Schoonemaker, collaboratrice di un illusionista, già avventuriera e vagabonda, conosciuta da poco.

«Lei sa bene che ho l’abitudine di comprare le persone. Compro consigli, compro presenze. Adesso sono interessato alla compagnia della signorina che si è unita a noi» […] «Le faccia la seguente proposta: di trasferirsi qui in albergo, in una suite tutta sua. Le verranno dati dei vestiti nuovi. Quella camicetta non voglio più vederla. Farà parte del nostro programma. Viene assegnata a me. Non ci sarà alcuna intimità tra me e lei; non deve avere alcuna aspettativa al riguardo, né deve prendere alcuna iniziativa in tal senso. A una condizione: che non abbia altre relazioni intime durante il periodo in cui stiamo insieme…».

La giovane bella donna accetta ma, a differenza del sottomesso Jüngel (a lui lei non è indifferente…), sfoggia sempre indipendenza e personalità, anche troppa, come si vede già alla fine della prima parte del libro di Martin Mosebach.

L’Egitto dei destini incrociati

La seconda parte del romanzo, ambientata in Francia un anno dopo, è raccontata in prima persona da Jüngel, abbandonato da Hella, ex fidanzata e poi fresca sposa e già ex moglie, e con un altrettanto pessima situazione economica, guai che cerca di lenire in luoghi remoti, fra personaggi singolari e appartati, sorretto anche dall’allegria alcolica in un pub, come racconta in quelle che sono alcune pagine di diario. La terza parte ribalterà tutto, rivedremo i tre personaggi principali in Egitto, un paio di destini decisamente migliorati, visto che Lidewine e Jüngel sono stati “risarciti” dalla vita, apprezzati e realizzati nelle rispettive professioni, mentre Krass è l’ombra dell’uomo che fu, né mecenate né benestante, più che ricchezze e potere, ha… bisogno, e solo un certo Mohammed, avvocato musulmano, sembra volersi prendere cura di lui. L’irrepetibile tempo che avvolge le nostre esistenze non sconta niente a nessuno e interviene massicciamente sull’amore, sulle prospettive, sulle parabole di uomini e donne, che sono appesi a un filo.

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