Dopo il rilancio del romanzo capolavoro “Malacqua” tornano alla ribalta anche i più che pregevoli racconti del leggendario Nicola Pugliese, appartato scrittore napoletano scomparso nel 2012. Un’operazione d’amore, quella della ripubblicazione, de “La Nave nera”, brevi storie dall’atmosfera simile a quella dell’opera maggiore, in cui l’imprevedibile tutto scompagina, tra profezie, ossessioni, paure e minimi misteri
La scorsa estate avrebbe compiuto ottant’anni, Nicola Pugliese, insoddisfatto giornalista napoletano (nato a Milano, ma subito e sempre vissuto in Campania), caporedattore del quotidiano “Roma”, e poi scrittore di culto, grazie a un solo romanzo leggendario, scritto in un mese e mezzo, durante notti insonni, Malacqua, recentemente ripubblicato da Bompiani sulla scia del successo di alcune traduzioni in Europa, scelto da un altro napoletano doc, come Antonio Franchini. Lo scorso giugno è scomparso il fratello di Nicola Pugliese, Armando, che ha potuto vedere il rinnovato successo del fratello maggiore: Armando, regista, fu decisivo nel fare arrivare il manoscritto di Malacqua nelle mani giuste, quelle di Italo Calvino, che lo fece pubblicare da Einaudi nel 1977. Negli anni sostenuto da Silvio Perrella e Giuseppe Pesce, prima dell’ultima apparizione, il romanzo era stato infine ripescato nel 2013 dalla casa editrice Pironti, ma prima di allora circolava in fotocopie pirata, ed era venduto a carissimo prezzo nel centro di Napoli, in alcune storiche librerie; era un desiderio testamentario di Pugliese, che la sua creatura tornasse in libreria dopo la sua morte, col geniale editore partenopeo, mentre in vita si era opposto a nuove edizioni. Potrebbe anche diventare un film, era desiderio di Lina Wertmüller, ma l’autore si era opposto. Il ritroso Nicola Pugliese, probabilmente, davanti al rinnovato interesse degli ultimi anni si sarebbe ritratto, come aveva fatto in vita, creando clamore attorno a sé, dopo aver provato a sparire volontariamente, a ritirarsi ad Avella, in Irpinia, dove sarebbe morto nel 2012.
La prima volta degli Otto Racconti
Circa quarant’anni dopo, in quella specie di Cornish – molti l’avevano ribattezzato il Salinger napoletano – dove giocava a scacchi o stava al bar, Nicola Pugliese era stato stanato da Nando Vitali, uno degli editori della Compagnia dei Trovatori: lo scrittore aveva quasi smesso di mettere mano a storie, anche a causa di una progressiva perdita della vista, ma si era convinto ad affidare a quella piccola casa editrice, per la pubblicazione, otto racconti inediti coevi al romanzo, riuniti sotto il titolo di quello d’apertura, La Nave nera. E così il mito di Nicola Pugliese riprese a brillare, salvo tornare d’attualità con l’ultima recente ristampa a opera della poliedrica e combattiva casa editrice indipendente Polidoro, operazione d’amore che permette di leggere tutto quel poco che Pugliese ha voluto pubblicare.
Doppi, tripli aggettivi e frasi che tornano…
… l’impressione è questa che la Nave sembrava dirigersi dalle parti di Sorrento, Punta della Campanella, insomma, in quella direzione là, poi è scomparsa, certo, avrà attraversato le Bocche di Capri, dove altro volete che sia andata?, epoi, senza nessuno a bordo, senza un rumore, senza un segno di ferro, di motori, come volete che uno possa regolarsi?, non si può mica restare fermi con la borsa i mano a guardare da che parte vanno le navi, staremmo freschi, se volessimo guardare ogni mattina, staremmo freschi davvero, non è mica in quella Nave Nera la vita che ora state cercando affannosamente, non è mica in quella nave, e sapete perché? perché quella nave è partita, e se è partita vuol dire che non valeva niente, niente di niente, cosa volete che conti – ditemi voi – una nave che praticamente non c’è?
Dal seducente affresco capolavoro Malacqua, e dal suo riconoscimento internazionale, alla rinnovata versione de La nave nera (97 pagine, 16 euro) le differenze sono poco rilevanti, relative all’architettura e alle dimensioni, l’atmosfera e il ritmo narrativo sono intatti, le luci sull’ignoto egualmente accese. Come il primo era un antiromanzo di respiro modernissimo, con un lavoro costante sulla lingua – doppi e tripli aggettivi, frasi che si ripetono e tornano – così anche i suoi racconti erano antiracconti dalle stesse caratteristiche (uno, come il romanzo, con esergo da Stefano D’Arrigo) e in cui tornano certi personaggi dell’opera maggiore – prima il cognome, poi il nome – o se non sono proprio loro, hanno le stesse generalità, a cominciare dall’alter ego di Pugliese, Andreoli Carlo, che si rivede, si rilegge, in due racconti, La morte a Ferragosto e Complimenti, ragazza. «Ansia disdicevole» e flussi di coscienza rimbombano fra pagine che ammaliano mentre registrano quel che accade, racconti di piccole cose senza (apparente) importanza, fatti insoliti (la soppressione del Natale, per esempio, o agende che non s’allineano ai calendari) che lasciano sbigottiti, l’imprevedibile che tutto scompagina, tra ragionevolezza e assurdità, tra mistero esistenziale e il caos e l’ignoto.
Storie poco napoletane o molto napoletane
Siamo in presenza di brevi racconti tra fatalismo e solitudine, dalla sintassi impeccabile e dagli esiti imprevedibili, con magie, presagi e paure, minimi misteri, oscure profezie e rimbombanti ossessioni, con passaggi soprannaturali che possono sconcertare. «Poiché i prodigi accadono…», si legge nel racconto Il prigioniero, e potrebbe essere una frase consona a ognuna di queste storie brevi, qualcuna avrebbe potuto scriverla Buzzati, storie ben poco napoletane, se napoletano è quello che adesso va tanto di moda, sulla scia di Elena Ferrante. E dunque sono invece molto partenopee, se si intende altro, muovendosi nell’anima della città, col suo «triste silenzio» ma anche con tono comico, la città degli anni Settanta, soprattutto, impenetrabile e oscura, lontana da stereotipi da cartolina o da dinamiche alla Gomorra, quella in cui sperare è inutile, e probabilmente anche vivere. Ne sanno qualcosa i vari Annunziata Osvaldo, Esposito Margherita, Amitrano Alfonso, Amatrude Gabriella…
Seguici su Instagram, Telegram, WhatsApp, Threads, YouTube Facebook e X. Grazie