Una parabola sul potere è “Il Faraone Anguilla”, racconto di un fuoriclasse come Giovanni Mariotti che, con la sua prosa piena di grazia, realizza una “cover” da Erodoto. Un sovrano che ha usurpato il trono e si occupa il minimo indispensabile degli affari di corte, interessato a mantenere equilibri, senza cercare glorie imperiture o rischiare sconfitte tremende…
Non ce ne vogliano i vari Wilbur Smith, Christian Jacq, Marco Buticchi, come pure Agatha Christie, ma fare letteratura con l’antico Egitto è un’impresa tutt’altro che semplice. Ci viene in mente giusto Antiche sere di Norman Mailer e, incidentalmente e alla lontana, Cima delle nobildonne di Stefano D’Arrigo. Poi, certo, arriva un fuoriclasse come Giovanni Mariotti, autore dell’indimenticabile Storia di Matilde (Adelphi), e di qualche titolo fuori catalogo che meriterebbe di rivedere la luce delle librerie, e in una manciata di pagine, con la sua consueta prosa piena di grazia, fa letteratura con l’antico Egitto. Complice Erodoto, storico non molto attendibile, ma «oggetto di venerazione per chiunque ami l’arte del narrare».
Libertà e qualità
L’occasione di ritrovare la voce di Giovanni Mariotti è la sua partecipazione a una collana che chiama a raccolta importanti narratori italiani, chiamandoli a misurarsi, in libertà e qualità, con la forma del racconto. Pennisole, collana dell’editore Hopefulmonster, diretta da Dario Voltolini, ha già collezionato titoli più che pregevoli, coinvolgendo, fra gli altri, Canobbio, Tribuiani (ne abbiamo scritto qui), Cai, Santangelo, Margherita Loy, ma non è incauto dire che con questa riflessione sul potere, travestita da storia e firmata da Giovanni Mariotti, questa collana abbia toccato, almeno finora il suo vertice. Quasi novantenne, di stanza a Milano, Mariotti distilla frasi ne Il Faraone Anguilla (96 pagine, 12 euro), libretto prezioso.
Coltivare i piaceri
… chi non si diverte mai, chi non si lascia mai andare, ma aggrotta la fronte e parla a tempo pieno di politica, dimostrandosi intelligente non in modo naturale ma per partito preso, non fa che dimostrare una congenita stupidità. Io lo so e pianifico la mia giornata nel modo giusto…
Evitare rischi ed evitare anche la gloria, con azioni agili, sfuggenti e tutt’altro che convenzionali. La filosofia del faraone Amasi, ex tombarolo che ha usurpato il trono del predecessore Aprie, è chiara: dedicare qualche ora mattutina agli affari di Stato, facendo meno danni che può, con diplomazia ed equilibrio, senza colpi di testa o decisioni di pancia, sopportando il malumore dei cortigiani che vorrebbero avere un ruolo da coprotagonisti, consigliando o sconsigliando; e – spicciate le faccende ufficiali – dedicarsi a bere, dormire, oppure occuparsi dell’amata poesia greca. E poi crede fermamente nella fortuna, nella compensazione di alti e bassi, nella possibilità e necessità d’essere contenti quando le cose vanno per il meglio e quando invece vanno… storte. Per quattro decenni questo atteggiamento, questo sguardo sul mondo, gli ha garantito successi non troppo grandi e insuccessi mai fragorosi. Ma poi?
L’ultimo beffardo dribbling?
Il mite e indulgente Amasi, che ha qualche scheletro nell’armadio, ormai molto anziano, è chiamato a un’ultima impresa, degna del suo equilibrismo, del suo potere elusivo, furtivo come il movimento delle bisce. Riuscirà davanti alla minaccia più grande e, a lungo inaspettata, a salvarsi coi suoi movimenti d’anguilla? Gli riuscirà l’ultimo beffardo dribbling al destino e al nemico? La cover di Erodoto che Giovanni Mariotti ha realizzato ha una compiutezza ammirevole, che rapisce il lettore, e lo fa esultare…
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