Lampi di Simone de Beauvoir e germogli d’inquietudine

Gli anni della vocazione letteraria, filosofica e femminista di Simone de Beauvoir nel graphic novel “Null’altro che un lampo” di Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa. Il racconto di alcuni episodi circoscritti che hanno segnato la vita e la produzione della scrittrice francese, territori complessi e non abbastanza conosciuti. Ce n’è abbastanza per tornare a leggere le sue opere…

Su queste pagine si segnalano pochi, pochissimi titoli di graphic novel non per spocchia o chissà cosa, ma perché non ci riteniamo molto all’altezza, ci appassionano più che altro quelle di argomento o soggetto smaccatamente letterario: per esempio qui la trasposizione a fumetti de Il deserto dei Tartari di Buzzati, oppure qui l’odissea della prima traduzione al mondo, in tedesco, di Horcynus Orca di D’Arrigo, o La luna e i falò di Pavese, in una versione scritta da Marino Magliani e disegnata da Marco D’Aponte, o ancora qui uno su uno degli angoli oscuri della già poco accessibile vita di J. D. Salinger. Se ne segnalano pochi, ma di quelli ci innamoriamo e finiamo per considerarli imprescindibili. È successo ancora grazie a un volume spettacolare, Null’altro che un lampo. Vita di Simone de Beauvoir (119 pagine, 25 euro), pubblicato da Hoppipolla edizioni, con parole di Valeria Carrieri e disegni di Cecilia Valagussa. Non ce ne voglia la “torcida” di Jean-Paul Sartre, ma siamo fra quelli che ritengono che molto meglio di lui sia invecchiato l’amico rivale Albert Camus, e anche la sua compagna, appunto Simone de Beauvoir.

La presa di coscienza e la popolarità

Il libro in cui ci sono vari andirivieni temporali – e che illumina i passaggi principali, le opere, il pensiero, ma soprattutto gli spaccati più intimi di Simone de Beauvoir – si apre nel 1949 con la scrittrice travolta dal successo de Il secondo sesso (ne abbiamo scritto qui), dalla popolarità e dalla nuova dimensione di personaggio pubblico. Tornare con la mente al passato è qualcosa di ineludibile («Di fronte a tanto rumore tornava prepotente l’esigenza di chiarire a me stessa la mia storia»), torna a un’infanzia di poco appetito e di una certa arroganza, in cui già prova nostalgia, in cui solo il padre la incoraggia a esplorare i libri, ma altro è il pensiero dominante attorno a sé: «La lettura può provocare danni morali irreparabili». Tra molto bianco e nero e alcune sortite coloratissime delle tavole, c’è spazio per un’artista dall’infanzia cruciale, anche nel definire il senso innato dell’amicizia che aveva, e da una presa di coscienza, non troppo precoce, ma che ne avrebbe segnato felicemente l’intera produzione: «Le donne sognano da troppo tempo attraverso i sogni degli uomini… Il mondo in cui vivevo era un mondo maschile, la mia infanzia si era nutrita di miti coniati dagli uomini e a questi certo io non avevo reagito come un maschio».

L’amica perduta per sempre

La libertà contro i dogmi familiari, la riflessione sul proprio corpo, l’educazione intellettuale, gli choc, in particolare quello incolmabile di un’amica perduta per sempre, sono lo scheletro di questa biografia a fumetti di gran valore, inevitabilmente, si rinuncia a qualcosa, c’è qua e là qualche omissione o edulcorazione. «Ogni biografia è necessariamente incompleta», osserva Valeria Carrieri, che ha preferito concentrarsi, e l’ha fatto magnificamente, sugli anni della vocazione alla letteratura e alla filosofia di Simone de Beauvoir: un tempo complesso e non conosciuto abbastanza, dove germogliarono inquietudini. C’è abbastanza per tornare sui suoi libri, per scoprire qualcosa che non sapevamo ancora di lei, di noi, di un presente in cui restano ancora in piedi cose che non sono cambiate, cose che non avrebbe compreso e non le sarebbero piaciute. La rivoluzione è iniziata, si è diffusa, ma non si è ancora compiuta…

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