Terzo libro di Massimiliano Scudeletti che ha come protagonista Alessandro Onofri, già reporter di guerra, “La laguna del disincanto” affonda gli artigli nel dark web, tra i pericoli di un mondo ormai totalmente digitale: è una storia che fa i conti con le tenebre, in modo concreto e in modo figurato…
Autore funambolico, mai abbastanza sponsorizzato, il fiorentino Massimiliano Scudeletti non molla il riuscito protagonista di quella che adesso è diventata una trilogia. Stiamo parlando del fotoreporter di guerra Alessandro Onofri, che aveva fatto la sua prima apparizione del romanzo Little China Girl – c’era di mezzo la mafia cinese – e che i lettori avevano ritrovato un paio di anni fa ne La laguna dei sogni sbagliati (qui l’articolo), pubblicato dalla casa editrice Arkadia, come l’ultimo lavoro arrivato in libreria, ovvero La laguna del disincanto (272 pagine, 17 euro). Venezia resta il centro di gravità permanente della narrazione, ma non il solo, ci sono anche Firenze, Bologna…
Un viaggio in luoghi sconosciuti
Ancora una volta l’ormai ex reporter (ultima avventura sul fronte ucraino) trova nel presente elementi per dialogare con il passato, con la sua infanzia (orfano di entrambi i genitori), con certi fantasmi e traumi della giovane età (era andata così anche nel volume precedente…), piccole e grandi ferite, piccole e grandi illusioni. Accade di nuovo il cortocircuito fra ciò che è e ciò che è stato, quando Alessandro Onofri si confronta, a Firenze, con un’amica alle prese con comportamenti anomali dei figli, rituali scolastici tutt’altro che ortodossi fanno precipitare il protagonista del nuovo romanzo di Scudeletti nell’inferno di un mercato clandestino sul dark web, tra armi, droga e pornografia. Inizierà una ricerca, un viaggio, che lo condurrà dove, forse, non avrebbe mai pensato di finire. In un romanzo come questo che, oltre di atmosfere e paure, di riuscite e credibili caratterizzazioni, vive di trama, aggiungere altro significherebbe intaccare l’ossatura di una storia che va invece spolpata famelicamente, fra misteri, violenze, sorprese.
Non arrendersi (e amare)
Anche La laguna del disincanto, come i precedenti titoli di Scudeletti, sfugge a classificazioni di genere. Certamente è un libro che fa i conti con l’oscurità (che può essere perfino contraddittoria e ammaliante) e con le tenebre, con le cose perdute, in modo concreto e in modo figurato, orientato al presente disincantato di oggi. Il protagonista si sporca le mani con un angolo di universo pieno di nefandezze, indaga uno dei mali assoluti del nostro tempo. Scafatissimo, vissuto di guerra in guerra, l’antieroe di Scudeletti – che vive anche un amore passionale con una donna fuggita dall’Iran degli ayotollah – non s’arrende a un mondo dove le ingiustizie e gli eventi bellici sono pane quotidiano, l’inquinamento idem, anche se c’è chi fa finta di niente, e dove l’infanzia è in pericolo, svalutata, calpestata. È un libro ambizioso, che vuole confrontarsi con i mali del mondo e le malattie dell’anima – paure, ossessioni – senza morbosità e senza vouyerismo. Una lettura con cui fare i conti, sarebbero bello se lo facessero in tanti.
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