Con “Cinque giorni per non dirti addio” torna al romanzo Daniele Nicastro, autore per ragazzi che piace anche agli adulti. La giovane Anis fa i conti con un tumore e con la perdita di un genitore. Per ritrovarsi e forse per mettersi sulle tracce del padre affronta cammini ripidi e faticosi…
Entrare tra le pagine del romanzo Cinque giorni per non dirti addio (380 pagine, 14,90 euro) di Daniele Nicastro, illustrato da Kalina Muhova, significa uscirne con le vesciche ai piedi, i crampi alle gambe, il sudore e la fatica della salita, ma anche essere investiti dall’aria pura e fresca, dai suoni della montagna, dalla visione unica e irripetibile dell’alta quota. In una lunga ed emozionante metafora del viaggio, nello scenario suggestivo della Val Varaita, Nicastro – autore di numerosi romanzi per ragazze e ragazzi, che piacciono anche agli adulti – guida il lettore in una storia profonda ed emozionante che vede una giovane protagonista scalare percorsi ripidi e faticosi, superare tappa dopo tappa ostacoli e difficoltà e arrivare alla meta, per scoprire che è uno dei tanti meravigliosi traguardi che la vita può donare nel suo intenso e avventuroso incedere.
Dopo il lutto e la malattia
La protagonista di questo volume, pubblicato da Einaudi Ragazzi, è Anis, 16 anni, pochi per essere attraversati da un tumore e dalla perdita di un genitore. Tappe che hanno reso la sua personale scalata esistenziale difficile, tanto da credere di essersi persa, di aver smarrito il sentiero. Ma la forza di voler andare avanti, di spingere le gambe, una davanti all’altra, la voglia di sentire la ghiaia scricchiolare sotto gli scarponi insieme alle crepe dell’esistenza, la portano a continuare, dopo la malattia, a ricominciare a sentire la vita come soffio unico e vitale che sveglia sensi e sentire quando si raggiunge la vetta più alta. E anche se la malattia è alle spalle, il percorso più ripido e faticoso è ancora da fare: l’elaborazione del lutto per la perdita del padre. Serve un altro cammino per ritrovare se stessa e la voce del padre che sembra non ricordare più perché offuscata dal rimorso di aver vissuto l’ultimo periodo con lui contaminato dai tipici conflitti tra genitori e figli, da un muro di incomunicabilità che li teneva lontani.
Verso il Monviso
Sin dalle prime pagine scopriamo Anis che cerca di superare questo dolore e per farlo si aggrappa all’idea di poter ancora comunicare col genitore. Da lungo tempo, ormai, invia messaggi al telefono del padre, pur sapendo che non avrà mai risposta. È forse un modo per recuperare quel dialogo che si è interrotto, un modo per sentirsi ancora legata a lui. Improvvisamente, però, da quel numero arriva un messaggio di risposta. Anis, così, decide di scoprire che fine abbia fatto realmente il padre. Fugge di casa portando con sé l’indispensabile e il taccuino scritto dal padre, un diario dei percorsi di montagna con mappe e itinerari disegnati dallo stesso genitore. Il viaggio di Anis ha inizio nella Val Varaita alla ricerca di se stessa. Daniele Nicastro, attraverso la voce del padre di Anis che riempie le pagine del taccuino, conduce il lettore in un viaggio esplorativo verso il Monviso, verso la valle e la montagna, gli scrigni naturali che queste nascondono; ma anche attraverso le contraddizioni e i turbamenti dell’animo giovanile che in Anis prendono forza. Paesaggi suggestivi e incontri significativi si intrecciano al mondo interiore della protagonista che esplora il suo universo interiore mettendosi in ascolto con la natura. A noi lettori rimane, dopo la lettura, il desiderio di fare realmente esperienza del contesto paesaggistico del romanzo per rivivere oltre le pagine ciò che Daniele Nicastro ha fatto vedere e sentire con la sua arte di sensibile scrittore.
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