Va festeggiato il gran ritorno in libreria de “Il bastardo”, primo romanzo di Erskine Caldwell, uno dei grandi padri della letteratura americana. Vite orribili di un non idilliaco sud contadino degli States, un protagonista che segue solo gli istinti più elementari e una sequela di violenze, incesti e vendette: un grande libro senza morale, esempi edificanti o analisi psicologiche, una storia che ci desta e destabilizza…
La pulizia della prosa, la fluidità della narrazione, le accurate descrizioni, storie dure, crude, crudeli e grottesche, una cinquantina di titoli, pieni di energia ferina, che l’hanno scolpito nella leggenda della letteratura americana. Erskine Caldwell visse poco più di ottant’anni del Novecento e almeno la metà da protagonista presso i lettori, che avidamente si procuravano i suoi libri, amandoli, a differenza di molti critici, le cui idee però non hanno resistito al tempo. Scoperto da Maxwell Perkins, deus ex machina di Fitzgerald, Hemingway, Henry Roth e Ring Lardner, Caldwell – che fu anche reporter di guerra in Urss – ha conosciuto in Italia una stagione di felici traduzioni, ma negli ultimi anni solo Fazi ha provato a tenerlo… in vita. La bella notizia è che Il bastardo (159 pagine, 22 euro), suo straordinario romanzo d’esordio, a lungo pubblicato da Mondadori, è tornato in libreria grazie a De Piante, raffinatissimo editore che propone per la prima volta un romanzo, questo volume con prefazione del talentuoso ma non mondano – cioè estraneo ai giri dei soliti noti – Davide Brullo (qui una sua intervista), riprendendo un suo testo da tempo on line.
Successi e processi
Novantacinque anni fa, nel 1929, Il bastardo fu inizialmente sequestrato, considerato pericoloso, scandaloso da certo puritano zoccolo duro. Non il primo episodio legato ai libri che scriveva Erskine Caldwell, accusato di immoralità, trascinato in varie beghe giudiziarie, sempre vinte, in barba ai detrattori che non gli perdonavano le vendite record (nei primi anni di attività, ma anche nel dopoguerra: copertine licenziose, boccaccesche, milioni di copie vendute, grandine di traduzioni), e agli americani del sud che consideravano lui, nato in Georgia, sì uno di loro, ma anche un rinnegato, per come raccontava i luoghi più remoti e arretrati degli Usa, tra l’afa e il cotone spiccano arretratezza, corruzione, miseria morale ancor più che materiale, razzismo e ignoranza.
L’incubo americano
Tutto ebbe inizio con Il bastardo. Se cercate una morale o qualche approfondimento psicologico, state perdendo tempo, scagliate via il volume. È uno Steinbeck più estremo e pessimista, Erskine Caldwell – amato da William Faulkner, decisivo per Cormac McCarthy – scrive, in un certo modo disadorno, di un buio che non sente l’esigenza di illuminare, che vuole narrare e non modificare. Come fa notare Brullo nella sua prefazione, l’autore de Il bastardo è fra quanti hanno trasformato in incubo il sogno americano. Il suo primo romanzo è il distaccato resoconto di una sequela di incesti, inganni, invidie, violenze, vendette, voglie depravate, azioni deplorevoli. Tutto o quasi, su sfondo agreste ma tutt’altro che arcadico, gira attorno a un vagabondo, Gene Morgan, figlio di una prostituta dai tanti soprannomi, che «l’avrebbe ucciso» neonato. Malvagità e disumanità che sembrano essere gli unici lasciti della madre. Su questo solco camminerà, dando retta esclusivamente ai suoi impulsi più bestiali.
Prova a prendermi
Sembra di stare sotto il cielo di un’altra America con Il bastardo e altri fantastici libri dello stesso autore; l’istinto, la brutalità, l’irascibilità, la foga e il nichilismo della maggior parte dei personaggi di Erskine Caldwell sono proverbiali, memorabili. Non c’è nulla di edificante, solo agguati, insidie e menzogne per ciascuno dei lettori che si accosta a questo genio americano. Fra gli stupri e le pallottole, tra i soldi facili e faccende senz’anima, non c’è spazio per nessuna salvezza, per il più piccolo dei riscatti – figurarsi per un senso di immedesimazione nei confronti di Gene e i suoi “fratelli” di questo e altri romanzi – ma nemmeno per una condanna: è evidente che i personaggi di Caldwell, delinquenti, disadattati, a galla solo grazie ad espedienti, non abbiano scelto la vita orribile che vivono. La loro tragedia non ci consente di chiudere gli occhi, ci scrolla e ci fa trasalire, ci desta e ci destabilizza. Erskine Caldwell si staglia poderoso e brillante nel firmamento, una stella in fuga da quando ha smesso di scrivere, da quando ha chiuso gli occhi. C’è qualcuno, magari, che sogna di raggiungerlo. Ma è un astro imprendibile.
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