Natale 2024, i libri che desideriamo e quelli che regaleremo

Desideri e certezze che si traducono in 50 idee regalo per Natale. Naturalmente stiamo parlando di libri. Alcune fra le firme più discole e insospettabili di LuciaLibri hanno disatteso le consegne – indicare un solo titolo desiderato come regalo e uno come possibile regalo da fare – sono state indisciplinate, ma comunque hanno ottenuto l’indulgenza plenaria, in virtù della bellezza delle proposte, che si sommano a quelle degli anni passati; per sbirciarle basta cliccare su 2023202220212020 e 2019

Proust & D’Arzo

A dicembre si arriva troppo presto. Il preludio autunnale, dolce e quieto, passa velocemente. Per questo, a venti anni o poco più, decisi di regalarmi, sotto l’albero, La Recherche proustiana. Ne lessi un volume all’anno, arrivando così alla soglia dei trent’anni. Ecco, è questo il libro che ci vuole sotto l’albero e che regalerei con lo stesso entusiasmo dei lontanissimi vent’anni.

Cosa vorrei per me, invece? Vorrei un libro che mi dicesse: la prospettiva della democrazia è ancora luminosa, le spinte nichiliste e individualiste sono un brutto sogno, il millenarismo imperante avrà vita brevissima. Temo non ci sia un libro simile. E allora? Cosa potrei aspettarmi in dono? Un libro di Sciascia o Consolo? Purtroppo, o per fortuna, li abbiamo letti tutti. C’è, forse, un libro che vorrei riavere tra le mani, poiché ne lessi in passato solo alcuni racconti: Casa d’altri di Silvio D’Arzo. Ecco, questo mi piacerebbe ricevere in dono. (Luca Alerci, qui tutti i suoi articoli)

Pincio & Millanta & Howard

Per questo imminente Natale avrei tanti desideri, ma mi limito a esprimerne uno solo, per la cocente curiosità con cui guardo al ritorno in libreria di Panorama di Tommaso Pincio. La prima edizione, nel 2015, fu pubblicata da NN, la nuova esce per Sellerio, ed è stata rivista. Pincio è un anomalo grande scrittore e quello che aveva pubblicato nove anni fa mi era già sembrato un classico. Protagonista è Ottavio Tondi, che di mestiere legge manoscritti per un grande editore. Un primo volume che, invece, regalerò è il primo scritto da Peppe Millanta, Vinpeel degli Orizzonti, pubblicato da Neo edizioni: un tripudio di personaggi e storie, un catalogo di emozioni, protagonista, in un luogo immaginario (Dinterbild), un ragazzino, Vinpeel, tra gli adulti, unico giovanissimo del luogo finché non arriverà Mune, una sua coetanea. Un secondo regalo di Natale, destinato a un appassionata dell’autrice, è una recente uscita Fazi, ovvero il romanzo di debutto di Elizabeth Jane Howard, Una vacanza incantevole. (Arturo Bollino, qui tutti i suoi articoli)

Harvey & Scurati

Ancora una volta il Man Booker Prize non ha deluso le aspettative di lettrici e lettori forti premiando un libro che si rivela un gioiello di eleganza letteraria e contenuti preziosi, Orbital di Samatha Harvey (ed. Vintage Digital, in Italia sarà pubblicato da NN nel febbraio 2025) ed è il libro che sceglierei di regalare a chi conosce tanto bene l’inglese da poter affrontare un testo in originale così complesso, un testo  che asseconda il flusso di coscienza dei sei protagonisti.
Il libro si presenta come una riflessione estesa e intensa sull’umanità, sulla Terra che abitiamo e viviamo, sul nostro essere intrinsecamente legati all’ambiente circostante come condizione e presupposto di vita e di capacità intellettiva.
Il libro lo regalerei soprattutto a chi vive come dilemmi gli interrogativi della nostra condizione: il peso dell’essere umano nell’universo, l’Universo e il suo senso di finito e di infinito, la scienza come propulsore razionale, i sentimenti come ragioni dell’essere stesso. Sicuramente un libro che non regalerò a chiunque.
 
Vorrei invece che mi fosse regalata in cartaceo la tetralogia di Antonio Scurati su Mussolini: I. M. Il figlio del secolo, II. M. L’uomo della provvidenza, III. M. Gli ultimi giorni dell’Europa, IV M. L’ora del destino (Bompiani)Ho letto i primi tre, non sono ancora arrivata al quarto e per ragioni di comodità, vista la mole dei volumi, ne posseggo la versione in ebook. Ecco, vorrei i quattro cartacei da tenere in libreria perchè credo che la storia abbia bisogno di tornare centrale senza mistificazioni e processi al contrario, perché credo che questo compito possa essere svolto anche un romanzo che, sebbene mai obiettivo, restituisce una dimensione umana degli accadimenti politici; perché credo che Scurati sia un grande scrittore; perché il suo rigore metodologico è encomiabile a fronte dell’approssimazione di tante rivisitazioni storiche prestate alla cosiddetta letteratura.” (Anna Caputo, qui tutti i suoi articoli)

Kolbert & Bernardini

Si sogna in grande, e se si sogna il tempo per studiare e riflettere nel nuovo anno, allora è possibile immaginare di ricevere infiocchettato sotto l’albero un volume decisivo come La sesta estinzione di Elizabeth Kolbert, già vincitore del Premio Pulitzer nel 2014 e dopo dieci anni da quel traguardo ripubblicato da Neri Pozza. Una lettura importante, sicuramente in grado di destabilizzare, che è poi la molla giusta per ripartire con nuovo slancio.
Per i regali da pensare per gli altri, immaginando di restare sullo stesso percorso orientato alla costruzione di un nuovo sguardo sul mondo regalerei Dall’orto al mondo, un diario dell’orto davvero molto curioso scritto da Barbara Bernardini e pubblicato da Nottetempo. Una lettura insolita, capace di essere profumata come l’estate, calda come l’abbraccio di una zuppa, e utile come un lunario, il tutto sotto forma di un libro davvero originale. (Alessandra Chiappori, qui tutti i suoi articoli)

Ega & Ribeiro & Sinigaglia & Palomba

Vorrei che questo fosse un Natale all’insegna del coraggio, un Natale all’attacco. E allora per i regali che desidero e per quelli che farò ho pensato a libri e a case editrici che hanno a che fare con il coraggio. Mi piacerebbe ricevere un libro contro ogni odio e pregiudizio come Lettere a una nera di Françoise Ega, edito da Fandango, e un volume sulle lotte e sulle conquiste dei neri, oltre che contro ogni forma di patriarcato e maschilismo, ovvero Lettere a mia nonna (ne abbiamo scritto qui) di Djamila Ribeiro, pubblicato da una sigla splendida, Capovolte edizioni. A regalerò almeno un paio di libri pubblicati da editori coraggiosi, per altri motivi rispetto ai precedenti, specie sul piano dello stile e dell’idea di letteratura. Esemplari, in questo senso sono Il Pantarei di Ezio Sinigaglia, edito da Terrarossa, e Teorie della comprensione profonda delle cose di Alfredo Palomba, pubblicato da Wojtek. Due libri importanti di due editori che fanno un lavoro artigianale nel senso più nobile del termine, e comunque straordinario. (Giosuè Colomba, qui tutti i suoi articoli)

Maugham & Fitzgerald

Ricordo il Natale da bambina, quando gli amati nonni mi facevano trovare sotto l’albero i mie libri preferiti come i Piccoli brividi o Le ragazzine. Ma il tempo è intransigente (o come direbbe Jennifer Egan Il tempo è un bastardo, ottimo libro da mettere sotto l’albero) e ci sottrae inevitabilmente, ma non per questo con meno dolore, all’affetto di alcuni cari e al calore dei loro gesti.

Un libro che ho scovato anni fa nella libreria dei miei nonni e al quale penso come ad uno dei loro ultimi regali è Il filo del rasoio di W. S. Maugham, edito da Adelphi. Un libro che, non può essere un caso, mi ha segnata profondamente in un momento particolare della vita. Motivo per cui lo regalai anche a mia sorella e lo regalerei a chiunque abbia la curiosità di approcciarsi a questo autore.

Maugham è uno dei protagonisti del libro ed è la voce narrante che vive i fatti e li racconta. Nonostante ciò riesce ad essere imparziale sulle vicende e a descriverle in modo oggettivo senza dare un parere personale sugli accadimenti. Al contempo, però, le descrizioni dei personaggi, sia a livello fisico che caratteriale, sono frutto delle sue osservazioni più profonde. Riesce insomma a mantenere un sorta di intimo distacco. Non giudica ma espone con partecipazione. Questo non è da sottovalutare nel contesto di un libro che porta inevitabilmente a porsi molti interrogativi.

Quanto conta davvero l’amore di fronte agli interessi più terreni?

Cosa siamo realmente disposti a sacrificare per perseguire un obiettivo?

Chi vive realmente sul filo del rasoio, chi per assecondare il proprio istinto rischia di non avere mai una vera stabilità o chi fa di tutto per restare in bilico su una vita apparentemente solida ma in costante oscillazione?

I libri che invece vorrei ricevere sono… ah posso dirne solo uno? Ma non è giusto io ne voglio tanti! Allora facciamo così, veniamoci incontro: vorrei I grandi racconti del mio amatissimo Francis Scott Fitzgerald che vale come un libro solo, ma è diviso in due volumi, per un totale di 1380 pagine. Una selezione dei più bei racconti che lo stesso autore scelse di pubblicare durante la sua carriera, editi per la prima volta tutti assieme in Italia da Minimum Fax. Così da leggere ne avrò per un bel po’. (Manuela D’Angelo, qui tutti i suoi articoli)

Barbujani & Teller

Un libro che mi piacerebbe ricevere è L’alba della storia, l’ultima fatica di Guido Barbujani, edito da Laterza. Un viaggio a ritroso nel tempo, dai giorni nostri alla rivoluzione del Neolitico, con le ultime scoperte scientifiche che forniscono risposte sempre più nitide a tanti perché. Un viaggio che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo, ma anche dove stiamo andando. Barbujani è un genetista che ha la capacità di saper parlare alle folle, rendendo comprensibili anche argomenti talvolta complessi.
 
Il libro che vorrei regalare è Niente di Janne Teller, edito da Feltrinelli, un romanzo agile e molto intenso, che a suo tempo suscitò parecchio scalpore. Al centro della narrazione c’è un gruppo di adolescenti che per dimostrare ad un loro coetaneo che non è vero che “non c’è niente che abbia senso”, come egli nichilisticamente sostiene – e per questo si è ritirato su un albero – decidono di sacrificare qualcosa che per loro è importante, in un pericoloso gioco al rialzo che finisce per dare un senso profondo a tutti quei valori che troppo spesso finiamo per ignorare. (Giovanni Di Marco, qui tutti i suoi articoli)

Arslan e Ferrari & Finkelstein 

Il Nakhichevan è una regione piccola, circa 5mila kmq, compresa amministrativamente nell’Azerbaigian ma geograficamente e culturalmente nell’Armenia nelle cui regioni storiche occupa una posizione centrale. In Nakhichevan ha avuto luogo, tra il 1998 e la fine del 2005, la completa distruzione di tutti i manufatti armeni: a cominciare dal vasto cimitero medievale di Giulfa nell’omonima città la quale, pur essendo in rovina e ormai disabitata da tempo, all’inizio del XX secolo era ancora ricca di diciotto chiese, un caravanserraglio, un ponte, un mercato coperto, case e soprattutto conservava la straordinaria necropoli medievale, ricca di pietre-croci, quasi tutte finemente intagliate con il caratteristico motivo della croce-albero della vita. Queste pietre vi erano state poco a poco elevate tra il V e il XVI secolo, durante la fioritura economica e culturale della città, e molte di esse erano dotate di iscrizioni storicamente rilevanti. Nel 1998, le autorità azere decidono di cancellare totalmente Giulfa e, nonostante le proteste inoltrate all’Unesco, il processo procede, a fasi alterne, fino al 2005. 

È legittimo domandarsi come mai tanto accanimento distruttivo abbia avuto luogo per così dire “a freddo”, in un momento apparentemente qualunque, lontano dalla guerra. Un genocidio culturale di cui si parla veramente troppo poco, forse anche per l’importanza crescente dell’Azerbaigian nell’approvvigionamento energetico di molti paesi, a partire dal nostro.

Il libro di Antonia Arslan e Aldo Ferrari (a cura di), Un genocidio culturale dei nostri giorni. Nakhichevan: la distruzione della cultura e della storia armena  (Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano, 2023), è il primo che vorrei regalare e ricevere perché aiuta a meglio comprendere l’effetto devastante che si ottiene aggredendo un popolo “uccidendo” la sua cultura.

L’industria dell’Olocausto di Finkelstein si incentra sull’analisi di due tesi fondamentali: i tedeschi e soltanto loro devono assumersi la responsabilità di fare i conti con il proprio passato, le élite ebraiche americane sfruttano l’Olocausto nazista per ottenere vantaggi politici e finanziari. La pretesa che l’Olocausto faccia parte della memoria americana è un alibi morale. Fa sì che si eviti di assumersi quelle responsabilità che davvero spettano agli americani nel momento in cui affrontano il proprio passato, il proprio presente e il proprio futuro. Nell’analisi di Finkelstein l’industria dell’Olocausto è una rappresentazione ideologica dell’Olocausto nazista. Un’arma ideologica indispensabile, grazie alla quale una delle più formidabili potenze militari del mondo, con una fedina terrificante quanto a rispetto dei diritti umani, ha acquisito lo status di vittima, e lo stesso ha fatto il gruppo etnico di maggior successo negli Stati Uniti.”

Il secondo libro, che è invece una lettura altrettanto impegnativa e complessa ma che apre nuovi e inaspettati orizzonti per la comprensione di un fenomeno di cui solo in apparenza si parla e si discute tanto ma che, in realtà, rimane un grande mistero, è stato scritto da Norman G. Finkelstein: L’industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Meltemi Editore, Milano, 2024. (Irma Loredana Galgano, qui tutti i suoi articoli)

Baudelaire & Bettini

Consigliatami da un caro alunno (eh sì, gli adolescenti leggono ancora e non letteraturaccia!) l’edizione che mi piacerebbe ricevere è stata pubblicata da Bur nel 2021: Les fleurs du mal arricchita dalle illustrazioni del celebre artista Carlos Schwabe che fece delle decorazioni floreali il suo segno distintivo tanto da essere considerato tra i padri dell’art déco. La casa editrice ha riproposto in versione deluxe la pregiata opera apparsa nel 1900. «Ces fleurs maladives» che si intrecciarono a quelli sinuosi e a tratti inquietanti di Schwabe, continuano a spingere i lettori «au fond de l’inconnu pour trouver du nouveau».

Mi sento di consigliare il saggio di Maurizio Bettini dal titolo Homo sum. Essere “umani” nel mondo antico (Vele Einaudi 2019). Si tratta di una interessante quanto rivelatrice riflessione su alcuni dei valori fondanti del mondo occidentale tanto decantati ed esaltati, ma mai come oggi bistrattati e disattesi: dal’obbligo ricordato da Virgilio di mostrare la via a chi l’ha perduta, continuando con il dovere di accogliere chi è in difficoltà estreme, fino a una considerazione illuminante sul senso della communitas. Per chi non ha fatto studi classici e per chi vuole rispolverare le radici del pensiero “umano”  (Maria Grazia La Malfa, qui tutti i suoi articoli)

Labbate & Venezis & Cartarescu

C’è un romanzo capostipite di un genere che… mi manca. Ho letto i successivi firmati dal siciliano Orazio Labbate, ma non Lo scuru, riproposto da Bompiani, a dieci anni della prima edizione per Tunuè. Se qualcuno sta leggendo queste righe, è un desiderio che potrebbe essere esaudito come regalo di Natale. Quel che regalerei – allo scopo di far conoscere, un grandissimo scrittore non ancora sufficientemente apprezzato in Italia – sono due libri del greco Ilias Venezis, che fanno parte del raffinato catalogo delle edizioni Medhelan: Il numero 31328 (qui l’articolo) e Terra eolica (ne abbiamo scritto qui); il primo racconta di un genocidio cancellato dalla storia, la devastazione dei greci d’Anatolia per mano turca, il secondo di una terra e di un popolo, prima che addosso a loro piombasse l’efferata mano turca. Altro possibile regalo è un vecchio libro di Mircea Cartarescu, pubblicato da Voland, ovvero Perché amiamo le donne. Un titolo, e un libro, che dicono tutto. (Giovanni Leti, qui tutti i suoi articoli)

Link & Lemebel & Saroyan & Günday & Cavina

Desideri librari infiniti, tanta curiosità per una delle novità di Mercurio Books, giovane interessante casa editrice, ovvero The book of love di Kelly Link. Per questo Natale, in omaggio alla dolorosa scomparsa di Claudia Tarolo, anima di Marcos y Marcos, regalerò alcuni dei più bei titoli di questa casa editrice milanese, fieramente indipendente e di qualità eccelsa. Penso a Ho paura torero di Pedro Lemebel, La commedia umana di William Saroyan, A con Zeta di Hakan Günday e Un’ultima stagione da esordienti di Cristiano Cavina (Salvatore Lo Iacono, qui tutti i suoi articoli)

Franchini & Milani

Il romanzo che regalerei è Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio) di Antonio Franchini perché è un romanzo-memoir (ne abbiamo scritto qui e qui) che prende spunto dalla memoria emotiva del narratore per effettuare in forma omodiegetica una sorta d’indagine sulla vita, le passioni, gli odi della madre, insomma per descrivere con maestria
«il fuoco che lei si porta dentro», senza, tuttavia, escludere anche momenti del tutto comici. Il romanzo che vorrei ricevere in regalo è Erba verde è il nostro letto, 8tto edizioni, di Marina Milani, perché è un romanzo familiare che, pur attraversando la vita e le vicende di varie generazioni, ha di fatto come vera protagonista la natura in tutte le sue manifestazioni, pertanto induce a riflettere anche sulla crisi climatica e sulla opportunità di lottare per salvare il pianeta. (Francesca Luzzio, qui tutti i suoi articoli)

D’Ayala & M. Loy & Fitzgerald & Pugliese & Aslam

Lancio più di un’idea, così le persone che mi vogliono bene possono… scegliere. Si scherza, cari consanguinei e parenti, non sentitevi in obbligo. Per Natale, sotto l’albero, mi piacerebbe trovare: Romanzo per due rivoluzioni di Francesco D’Ayala e Una storia ungherese di Margherita Loy, entrambi pubblicati da Atlantide, Le disavventure di Pat Hobby di Francis Scott Fitzgerald, edito da Mondadori, e La nave nera del leggendario Nicola Pugliese, raccolta di racconti rilanciata dall’editore Polidoro. Sul regalo che farò nessun dubbio e nessun alternativa: sto pensando alla nuova edizione de Il libro dell’acqua e di altri specchi (add) di Nadeem Aslam, un romanzo (ne abbiamo scritto qui) totalizzante, uno di quelli in cui un lettore si immerge, uscendone cambiato. (Vicky Maniero, qui tutti i suoi articoli)

Gunnarson & Rishøi

In perfetto mood natalizio, quest’anno le mie letture consigliate e desiderate sono favole nordiche e sono targate Iperborea.

Il Pastore d’Islanda di Gunnar Gunnarsson è il mio regalo per i lettori: un classico della letteratura nordica, che sembra aver ispirato anche Hemingway per Il vecchio e il mare ed è considerato il vero canto di Natale islandese.

Protagonista di questa favola di Natale è Benedikt, il pastore che ogni Avvento intraprende un viaggio che lo porta sui gelidi altipiani islandesi, alla ricerca delle pecore smarrite.

Quel viaggio era come una poesia, con rime e parole magnifiche che restavano nel sangue

Man mano che ci addentriamo con Benedikt nel bianco accecante della landa innevata, ci spogliamo delle nostre superficialità e ci ritroviamo nudi e indifesi a interrogarci sulla vita, sul mondo e su Dio.

Un piccolo gioiello letterario che ci invita ad addentrarci nel significato più puro del simbolismo religioso e ci sprona a ritrovare il senso nascosto della nostra condizione di esseri umani.

Dal viaggio onirico nel tempo e nell’anima di Gunnarsson, passiamo ad una favola contemporanea scritta da una delle più importanti scrittrici norvegesi: La porta delle stelle di Ingvild Rishøi.

Una favola natalizia che rievoca le atmosfere di Lindgren, Dickens e Andersen, ma anche un lucido racconto della contemporaneità, in equilibrio tra la magia dei sogni infantili e la durezza della vita ai margini della società. Così cita la sinossi e a me non rimane che metterlo in cima alla lista dei desideri.

Buon Natale e buone favole a tutti! Dai folletti e da me ,-) (Patrizia Picierro, qui tutti i suoi articoli)

Barnett & Soldera 

Un gran bel libro da ricevere in regalo, Come fa Babbo Natale a passare dal camino? di Mac Barnett e Jon Klassen, edito da Terre di Mezzo
Ce lo siam chiesto da piccoli un po’ tutti: come fa l’uomo vestito di rosso e con la folta barba bianca la vigilia di Natale a passare per i camini di tutto il mondo? E, soprattutto, da dove passa se non c’è il camino? Gli autori di quest’albo ci conducono nel fantastico mondo dell’immaginazione per accompagnare Babbo Natale in questo magico viaggio, con uno stile ironico e magnifiche illustrazioni. Un albo illustrato a tema che non perde la capacità di far sognare adulti e bambini.
 
Un regalo perfetto da fare, Le scarpe della Befana di Annamaria Soldera, illustrato da Yvonne Campedel,pubblicato da Nomos Edizioni.
E se la vecchietta che i primi di gennaio vola con una scopa per portare carbone e regali ai bambini perdesse le scarpe? Riuscirebbe lo stesso a mantenere i suoi impegni? In un viaggio attraverso le fiabe più conosciute, la Befana di Annamaria Soldera approda in contesti fiabeschi già noti ai più piccoli e non, andando alla ricerca delle sue inconfondibili calzature. Un modo divertente e ironico per donare ai più piccoli un momento di lettura condivisa, una coccola per grandi e piccini all’insegna del sano divertimento. (Maria Pia Ribaudo, qui tutti i suoi articoli)

Fosse & Bell e Woolf & Cazzullo & Sexton

A Natale quest’anno regalerò…

sicuramente Ascolterò gli angeli arrivare di Jon Fosse, Crocetti editore, perché è un libro (qui l’articolo) magnetico, mistico e visionario, per animi sensibili ed errabondi, sospesi tra Cielo e Terra, sognatori e anelanti l’Infinito, quello dell’Oltre interminato e sovrumano, invisibile eppure immanente. Lo regalerò anche perché da tempo ormai penso e ripeto, mentalmente o ad alta voce, come se fosse un mio mantra, che senza poesia non so più stare. Così ora, dopo averli letti, senza Fosse e i suoi versi non riesco più a stare né so cos’altro regalare…

Oltre a Fosse, regalerò (e mi regalerò) anche Vanessa Bell, Virginia Woolf, Se vedi una luce danzare sull’acqua. Lettere tra sorelle 1904-1941, a cura di Liliana Rampello, il Saggiatore, perché tutto ciò che gravita attorno a Virginia Woolf e alla sua scrittura mi affascina e appassiona l’amica fraterna cui regalerò questo epistolario, una lettrice forte e bookblogger, che segue e legge anche LuciaLibri e che, spero, non leggerà anzitempo queste brevi note, altrimenti il regalo sarà svelato e… la sorpresa forse svanirà, sicuramente non la gioia e il desiderio irrefrenabile di intraprenderne immediatamente la lettura, ché la conosco… a Virginia non sa resistere.

Mentre sotto l’albero mi piacerebbe trovare…

Il Dio nei nostri padri di Aldo Cazzullo, in quando la Bibbia è il libro dei libri, anzi è “il grande romanzo” (come suggerisce anche il sottotitolo del volume di Cazzullo), che è all’origine non solo della nostra civiltà, ma anche di ogni narrazione, e rileggerlo nelle lente e rilassanti giornate delle festività natalizie, nell’interpretazione e commento di una penna brillante quale quella di Cazzullo, mi sembra un’ottima opportunità per ritrovare le storie dei nostri padri – e madri – e per gustare i momenti di relax che le festività ci offrono.

Mi piacerebbe, poi, ricevere le Poesie d’amore e le Poesie su Dio di Anne Sexton nell’edizione di Le lettere, cui aggiungerei anche (Babbo-Libri-di-Natale dovrà essere generoso con me, sono stata particolarmente brava quest’anno! Anzi, lo sono – quasi – sempre!) Trasformazioni e Il libro della follia, sempre della Sexton, editi da La nave di Teseo, perché vorrei conoscere meglio la versificazione e, più in generale, la scrittura di questa straordinaria scrittrice e donna, fragile e trasgressiva, geniale e rivoluzionaria, tra le più importanti del secolo scorso. Che dite, le mie richieste saranno esaudite? (Flavia Todisco, qui tutti i suoi articoli)

Mansbach & Kaniuk

Fra le ultime uscite un libro che suscita il mio interesse – lo precede la fama di romanzo esilarante, colmo di situazioni spassose, ma che fa pensare a tanti temi seri e attuali – è Il Golem di Brooklyn di Adam Mansbach, proposto dalle edizioni Sur; il gigante della tradizione ebraica sbarca a New York e ne succedono di tutti i colori. Spero che qualcuno si ricordi di me e lo faccia trovare sotto il mio albero di Natale. Quanto ai regali che farò, c’è un libro che non è un instant book, ma percorre le vene pulsanti del conflitto israelo-palestinese, attraverso un personaggio che appartiene a entrambi i popoli: Yosek, figlio dell’ebrea Eva e dell’arabo Azury. È il protagonista di un volume tragico e poetico che non può mancare tra i libri di una casa, è Un arabo buono di Yoram Kaniuk, immenso scrittore scomparso nel 2013. (Micol Treves, qui tutti i suoi articoli)

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