Fëdor Dostoevskij e San Pietroburgo, i veri amori di Nocera

Ragione e sentimento nella colta e struggente sortita critico-autobiografica che è “A San Pietroburgo con Dostoevskij” di Antonina Nocera. Fra itinerari che toccano i luoghi vissuti dallo scrittore e dalla sua famiglia e quelli in cui si muovono i più iconici personaggi dei suoi romanzi, la studiosa racconta una città, se stessa e uno degli autori che le hanno cambiato la vita…

Innamorarsi di questa città non è difficile, anche se ti chiedi: perché mi stai facendo questo? Perché mi stai flagellando le ossa con questo gelo?

Per quanto rigoroso e autorevole, l’ultimo libro di Antonina Nocera è tutt’altro che asettico, semmai tumultuoso e a tratti struggente. C’è di mezzo non un mero argomento di studio, ma una questione di cuore, un amore per la letteratura russa e, soprattutto per Fëdor Dostoevskij, connaturato nel raggio d’azione e nella parabola di vita della studiosa che prende per mano il lettore, conducendolo per le strade di quella che è la culla della cultura russa, San Pietroburgo.

Ho la netta sensazione di vivere Pietroburgo in una situazione psicologica liminare. A metà tra sogno e realtà, tra suggestione letteraria e vita vissuta. A volte è davvero difficiel stabilire un netto confine tra queste due dimensioni, si fa fatica a non lasciarsi sopraffare dalla sovraeccitazione.

Un viaggio mentale, di epifania in epifania

A San Pietroburgo con Dostoevskij. La città di carta e di sogni (141 pagine, 16 euro) di Antonina Nocera (che si conclude con una chicca, un’intervista ad Aleksej Dostoevskij, pronipote di Fëdor) è una delle tessere di “Passaggi di dogana”, ormai felice e longeva collana di Giulio Perrone editore. Ed è chiaramente un atto d’amore, per gli scrittori russi e per un luogo che decisamente non è Piter «il luogo più ingiusto del mondo», come scrive Iosif Brodskij in Fuga da Bisanzio (1986), semmai «la città più astratta e premeditata del mondo», come Dostoevskij sostiene in Memorie del sottosuolo. Lui e le sue opere – senza dimenticare qualche altro caposaldo russo – fanno da Virgilio per l’autrice che permette, letteralmente, di percorrere le strade ai lettori e a lei stessa di «viaggiare con la mente: del resto con Dostoevskij è sempre stato così, un dialogo intenso con cui io ponevo domande e poi, improvvisamente, le risposte; dal testo, da un’immagine, da un’intuizione improvvisa». Di epifania in epifania l’autrice si concede anche qualche digressione interiore, rendendo sorprendente, seducente, il testo.

Fra realtà e sogno, fra storia e geografia

In modo coinvolgente mescola storia e geografia, Antonina Nocera, raccontando la propria esperienza di studiosa impegnata in progetti che l’hanno condotta e la conducono in Russia. Qualche nota biografica s’intreccia ai luoghi vissuti e percorsi dall’immenso scrittore russo, come dai suoi più iconici personaggi, a cominciare da Raskol’nikov. Racconta quartieri, traslochi e case (l’ultima diventata un museo) della famiglia Dostoevskij, le gioie e i lutti (a cominciare dai figli morti prematuramente), lo speciale rapporto con la figlia Ljubov’, che come la madre scriverà un libro sul rapporto con l’illustre e amato genitore. E spiega ogni piega di San Pietroburgo in rapporto ai racconti e ai romanzi di quello che nei decenni è diventato nume tutelare della città, manifestandosi in vari modi – anche statue – e in vari angoli, molti dei quali pressoché immutati rispetto ai suoi libri che li evocano e descrivono, fra realtà e sogno.

L’esperienza della città è trasformato in questo prisma onirico, in cui il sogno non è determinato dall’attività del subconscio, ma è permeato dal momento reale e viceversa.

Sognatore per eccellenza è il protagonista de Le notti bianche, racconto seminale per eccellenza per molti lettori.

… è come se il sogno fosse una seconda realtà, più vera del vero, dispensatrice di sensi riposti, di rimossi, uno specchio riflettente che intensifica ogni minimo particolare. […] Pietroburgo è una perfetta interlocutrice per il sognatore, il luogo perfetto affinché la fantasia diventi mistero incarnato.

Il sentimento dei libri, il sentimento di Fëdor

Tra le mani questa raccolta di itinerari possibili di questa città eccentrica, e per molti versi poco russa, si trasforma in una specie di saggio autobiografico, capace di raccontare il sentimento travolgente che la lettura fa esplodere spesso e volentieri; e capace di rendere molto efficacemente l’intricato legame, anche psicologico, di Fëdor Dostoevskij con la sua città, un grande corpo magmatico in movimento, magnifico e angusto, pieno di luce e di buio: Antonina Nocera si preoccupa sempre del quadro generale, ma restando concentrata spesso e volentieri su piccoli, e molto significanti, dettagli, per strada, come fra le citazioni di questo o di quel libro, o come tra i pensieri di Dostoevskij, umanissimo genio, grumo di sentimenti.

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2 pensieri su “Fëdor Dostoevskij e San Pietroburgo, i veri amori di Nocera

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