Persone più che personaggi nell’intenso “L’odore dei cortili”, romanzo di Giuliano Brenna. Protagonisti comuni cittadini portoghesi, costretti a cambiare – tra inquietudini e disagio empatico – il corso delle proprie esistenze a causa della dittatura…
Nel 1926 un colpo di Stato militare diede inizio a un lungo periodo di dittatura. Il Portogallo fu dominato, a partire dal 1932, da Antonio de Oliveira Salazar, il quale diede vita a uno Stato di stampo fascista, corporativo e molto legato alle gerarchie della Chiesa cattolica, per diversi aspetti assimilabile al franchismo spagnolo. Salazar rimase al potere sino al 1968, in un contesto di persistente arretratezza economica e sociale. Ma la dittatura, seppure con alcune moderate aperture, sopravvisse fino al 1974, quando fu abbattuta, nel contesto delle difficoltà poste dal processo di decolonizzazione, dalla rivoluzione dei garofani (un colpo di Stato messo in atto da forze militari progressiste).
Quello appena descritto è esattamente il Portogallo che fa da sfondo all’intera vicenda narrata da Giuliano Brenna ne L’odore dei cortili (264 pagine, 17 euro), pubblicato da Il ramo e la foglia edizioni. Un intenso romanzo nel quale si intreccia la storia di un intero Paese con quella di umili cittadini i quali subiscono scelte non proprie e accadimenti tragici che cambiano il corso delle loro vite, le modificano, le distruggono e, proprio quando sembra che tutto sia perduto, ecco la speranza che nasce silenziosa e cresce come un piccolo fiore sbucato dal cemento. Improbabile eppure reale.
La madre e il figlio
Nella prima parte del libro protagonisti sono Mattia e sua madre, Serena, una donna segnata dalla vita e dal tempo.
Le sembra che le sue giornate siano diventate come le foglie di tiglio (per la tisana, ndr), all’inizio fragranti, dense di profumo e promettenti un gusto delizioso, ma col trascorrere delle ore le acque della vita ne sottraggono l’essenza, fino a che, giunta la sera, si ritrova con una poltiglia tiepida e amarognola.
Serena trasmette un senso di angoscia esistenziale che sembra l’opposto di quello del figlio. Ella sembra svegliarsi pronta ad accogliere la vita per poi ritrovarsi, a fine giornata, stremata da eventi e sentimenti. Mattia sembra avere, invece, come unico obiettivo quello di nascondersi, agli altri, alla vita e finanche a sé stesso. Un atteggiamento che manterrà fino all’età adulta, allorquando all’isolamento volontario sostituirà una certa voglia di autopunirsi per colpe non sue. L’inquietudine esistenziale di Mattia, rimpolpata da un vortice altalenante di emozioni, lo porterà a cercare il brivido della vita in situazioni dove la stessa è, in realtà, in grave pericolo.
Il dolore ha finito per sopraffarla, si sente come un corpo che ha galleggiato su di una superficie di acqua gelida e lentamente, giorno dopo giorno, impregnata del liquidi è affondata. Invece il dolore ha fatto la cosa opposta nella vita di Mattia che, al di là della parete, sembra ora sfuggirgli dopo una lunga immobilità, quasi una reclusione volontaria. Il nipote usa la terribile sofferenza, con cui ha imparato a convivere, come forza interiore che lo spinge a cercare la sua strada.
O meglio, questo è quello che pensa Clara, sua zia. In realtà Mattia non ha proprio idea di cosa significhi una vita senza dolore. Ma Clara non è obiettiva, guarda e cerca di capire il suo dolore attraverso gli occhi del proprio. Quello mostrato da Clara sembra un vero e proprio disagio empatico. La paura che il dolore di Mattia possa aggravare il proprio la blocca al punto che sminuisce il primo altrimenti non riuscirebbe mai a reggere il peso emotivo di entrambi.
Vittime del regime
Serena e Mattia sono vittime del regime dittatoriale, del clima di sospetto che questi ha ingenerato nell’intera popolazione, sono vittime perché privati delle libertà alla base dei diritti umani.
Serena pensa alla dittatura che rende tutto ciò così difficile, la censura filtra ogni cosa che giunge da fuori, e trova mille giustificazioni al silenzio dell’amato scomparso, per quanto ne sa, nel ventre di Parigi, città che lei immagina bellissima ma temibile, come una piovra che imprigiona che le si avvicina con tentacoli invincibili e al contempo deliziosi.
Per anni Serena si è nutrita di un amore che forse ha solamente “nutrito” il suo cuore e tormentato Mattia per la cui assenza ha sempre vissuto come un paria. Il diverso senza un padre. Una diversità che poi non è neanche tale, ma nella dittatura in cui vivono diventa un vero flagello.
Il regime ha talmente avvelenato gli animi delle persone che anche i semplici cittadini, nel tentativo, perlopiù vano, di essere risparmiati dalle angherie della polizia politica, diventano delatori, al punto che tutti sospettano di tutti, in un gioco al massacro di informazioni reali o fittizie, dove anche banali sospetti vengono comunicati agli incaricati della repressione.
La dittatura colpisce tutti i cittadini, anche quelli che pensano di essere dalla parte dei “forti”, dei “giusti”. Ecco allora che Brenna costruisce il personaggio del capitano Green proprio intorno a questo concetto. Una persona molto diversa da Mattia ma che con questi ha in comune la ricerca di sé stesso.
Il doppio
La trama e il suo sviluppo del romanzo di Brenna hanno una direzione propria, tuttavia le scelte compiute da Horace Green ricordano, per alcuni versi, quelle di Adriano Meis ne Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Anche se, a dirla tutta, è un altro l’aspetto della poetica pirandelliana che sembra più affine alle tematiche trattate da Brenna. In particolare il tema del doppio. Fin dall’inizio, le opere di Pirandello sono il frutto dello spirito del tempo in cui è vissuto, e testimoniano il passaggio dal naturalismo alla modernità. Anche i personaggi de L’odore dei cortili vivono in un periodo di grande cambiamento politico, economico, ma soprattutto sociale. E questi stravolgimenti per certo hanno influito e influenzato le scelte e i comportamenti sia di Mattia che di Green. Tuttavia, mentre quest’ultimo non reggerà il peso per lui troppo ingombrante dell’io privato sull’io pubblico, Mattia invece attraverso l’estremizzazione dell’io pubblico riuscirà a trovare l’equilibrio nel suo io privato.
Un altro aspetto interessante del libro è la presenza di un narratore esterno il quale in più occasioni sembra dialogare direttamente con il lettore. È un corretto espediente per coinvolgerlo non solo nella lettura ma nelle stesse vicende raccontate, soprattutto nei punti in cui cambia la scena e più alto è il rischio di perdere concentrazione e attenzione.
L’odore dei cortili di Giuliano Brenna è un romanzo intenso perché non si limita a raccontare una storia. Parla dell’esistenza dei personaggi i quali fin da subito assumono, agli occhi del lettore, valenza di persone.
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