Joyce Carol Oates, una famiglia che è solo un incidente

Joyce Carol Oates scava ancora nel cuore delle famiglie. Lo fa anche nella novella “L’incidente in bicicletta”. Le gravi ferite riportate da una ragazza fanno esplodere il suo precario equilibrio nel rapporto con la madre e la famiglia. Una metamorfosi dietro cui si celano tragedie e dolori ulteriori…

Un mio professore di storia e filosofia, al liceo, sosteneva che non si potesse comprendere e apprezzare pienamente la portata di un romanzo importante come Bambini nel tempo di Ian McEwan, senza essere genitori. Lo stesso potrebbe dirsi, probabilmente, di una delle ultime pubblicazioni in Italia di Joyce Carol Oates, monumento delle lettere americane, classe 1938. Il riferimento è a L’incidente in bicicletta (103 pagine, 10 euro), racconto di incantevoli dettagli, oscuri presagi e pieghe da interpretare, edito inizialmente sul New Yorker, una delle riviste più ambite al mondo per chi scrive. È in volume e in libreria, in Italia, grazie alla casa editrice Il Saggiatore e alla traduzione del giovane Carlo Vidotto.

La cecità dei genitori

La brusca interruzione di un party decisamente spensierato, la trasformazione di una ragazzina in una «bambina indifesa», a causa del calvario di una lunga riabilitazione. In un attimo gli orizzonti di Kevin e Arlette, amabili padroni di casa di una festa in giardino con buffet freddo, sono devastati da un incidente di cui è protagonista suo malgrado Evie, la loro figlia di tredici anni, non la sola, visto che ha due fratelli, Roy e Billy. Joyce Carol Oates si appropria di un piccolo ingranaggio della quotidianità di molti, un incidente lungo una strada, per scardinare una vita intera, rivoltarla. Evie cambia bruscamente atteggiamento nei confronti del mondo e dei genitori, si chiude in se stessa, diventa cinica e amaramente sarcastica, aggressiva, silente, volgare, irriconoscibile. L’immobilità prima, la convalescenza dopo, le conseguenze permanenti (resterà claudicante) sembrano influire massicciamente sul futuro della ragazza che crescerà in fretta, allontanandosi gradualmente dalla famiglia d’origine. Mai esplicitamente svelata da Joyce Carol Oates, c’è una tragedia ulteriore che s’intuisce, e che resta misteriosa solo agli occhi ciechi dei genitori di Evie, ignari o complici, non si sa con certezza.

Contro la pacificazione delle apparenze

Comprime parecchi anni in poche pagine, stavolta, Joyce Carol Oates. Mette da parte l’andamento e le dimensioni fluviali delle sue opere maggiori, ma questa non è un’opera minore. L’incidente in bicicletta si conclude, dopo anni di tormenti intermittenti, in una causa di riposo, con un gesto simbolico che sembra rifarsi a una delle tante gravi ferite riportate da Evie tanti anni prima. È un finale struggente, che esclude la pacificazione delle apparenze. La madre di Evie, Arlette, che resta un personaggio negativo, stringe il cuore quasi quanto la figlia: incapace di comprendere o impotente, certamente non all’altezza del dono e della grande responsabilità della maternità e della genitorialità in generale.

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