Ricordi, gesti, detti e non detti, rimproveri e tenerezze da due prospettive, a capitoli alterni. È “I titoli di coda di una vita insieme” di Diego De Silva, in cui si racconta il difficile epilogo di un amore, con un’ironia che non sminuisce il dramma ma lo rende più umano…
Fosco e Alice decidono di separarsi, lo decide Alice, ad essere precisi. Non è successo niente di clamoroso, né un tradimento, né un litigio furioso, nessun risentimento; non ci sono offese o malintesi. Semplicemente, il loro amore si è consumato.
Chi tira avanti, chi processa il passato
“L’amore è eterno finché dura”, finché la curiosità resta accesa e la passione alimentata, finché ci si riconosce in un racconto comune. Finché ognuno non dà la sua versione dei fatti e il racconto si fa a due voci. Fosco è la perfetta incarnazione dell’“homo facilens”, preferisce tirare avanti, sentendosi al sicuro nel pantano conosciuto, piuttosto che avventurarsi in cambiamenti dai risvolti ignoti. Subisce. Alice, invece, vuole processare il passato, drammatizzare il presente ed elaborare il lutto per il futuro, vuole, col dolore, conferire dignità alla separazione. Reagisce. A capitoli alterni si avvicendano, dalle due prospettive, ricordi, gesti, detti e non detti, rimproveri e tenerezze; scorrono come titoli di coda, scene scartate, papere degli attori, nomi di comparse, didascalie e riconoscimenti.
Un dilemma shakespeariano
Diego De Silva, dopo aver inventato la “Terapia di coppia per amanti”, patrocinato il “Divorziare con stile” (qui una videointervista a Diego De Silva proprio dopo l’uscita di quel romanzo) e aver provato a dare dignità giuridica al diritto al risarcimento per danni sentimentali, racconta ne I titoli di coda di una vita insieme (248 pagine, 19 euro), edito da Einaudi, il fallimento di un amore e la rassegnazione alla disfatta, immedesimandosi in quelle persone che si lasciano perché non credono più nel rapporto, che si struggono in un dilemma shakespeariano del resistere o non resistere, ma che non riescono a staccarsi l’una dall’altra per paura e, perché no, anche per affetto.
E lo fa a modo suo, con un’ironia che non sminuisce il dramma, ma lo rende più umano.
Dietro quell’aria sardonica, quel sorriso sornione, le elucubrazioni, a volte demenziali, dei suoi personaggi e un senso dell’humor caustico si nasconde in Diego De Silva (qui un suo articolo scritto per il nostro sito) l’ultimo dei romantici, burlesco e Malinconico.
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