“Stranezze di una ragazza bionda” è una novella poco conosciuta del portoghese José Maria Eça de Queiroz fa da contraltare al mastodontico capolavoro “I Maia”: racconta un amore tormentato, tra passi in avanti, passaggi a vuoto e disavventure, tra sentimento cieco e dissidio fra apparenza e sostanza…
Gli scrittori da amare sono quelli che sanno fare tutto. Prendete José Maria Eça de Queiroz, caposaldo della letteratura lusitana della seconda metà dell’Ottocento, amato da scrittori grandissimi, audace autore di un fluviale romanzo che è saga familiare e storia del Portogallo, I Maia (ne abbiamo scritto qui). Da un cavallo di razza così abile nelle vaste praterie, non ci si aspetterebbe un formidabile scatto nel breve, un’attitudine felina da narrativa breve, eppure a smentire chi accende simili pensieri c’è una novella di rara bellezza ed eleganza formale, che non è semplice accostare alla voce e all’affabulazione del più famoso romanzo di Eça de Queiroz.
La parabola di una relazione
Prendete un ventiduenne, Macário, che non ha ancora «sentito Venus», cioè conosciuto l’amore, prima commesso in un negozio di stoffe, e poi contabile di quella stessa attività, che mette in fila le sue cifre e conduce una vita riservata. E prendete poi Luisa «una ragazza di vent’anni, probabilmente, delicata, giovane, bionda come una vigna inglese […] I vecchi poeti pittoreschi l’avrebbero chiamata colomba, ermellino, neve e oro». E immaginate il primo fare congetture sulla ragazza bionda e avere «un cuore destato, impaziente». In punta di fioretto Eça de Queiroz disegna la singolare parabola di una relazione, i timidi passi in avanti, i passaggi a vuoto, certi sospetti solo all’apparenza insignificanti, e disavventure che condurranno Macário fino alla colonia portoghese di Capo Verde, in Africa, pur di realizzare il proprio sogno d’amore, conquistare il cuore di Luìsa. Poetico, vivace, istantaneo nel suo finale, è un racconto da non lasciarsi sfuggire, Stranezze di una ragazza bionda (62 pagine, 12 euro) di Eça de Queiroz, pubblicato nella collana Formiche della casa editrice Bibliotheka, a cura di Rebecca Bentes Saldanha Pereira, autrice della traduzione e dell’esaustiva postfazione.
Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa
A raccontare la storia di Macário è l’anonima voce narrante che ha raccolta la confessione di un ormai anziano Macário, che rievoca la gioventù e un incidente amoroso di qualche decennio prima. La tragica e ingannevole commedia che ne vien fuori esalta il talento di Eça de Queiroz, ispiratore con questa novella postuma – inizialmente pubblicata a puntate – un altro grande rappresentante dell’arte portoghese: il cineasta Manoel de Oliveira nel 2009 ne ha tratto un film di rara bellezza, che riesce a ereditare dal libro le pene e la cecità dell’amore, il dissidio fra apparenza e sostanza, la passione che tutto travolge, a cominciare dalla razionalità, fino a quando non se ne pagano le conseguenze, fino a quando il corso delle cose non fa i conti con una brusca, caustica, deviazione.