Ogni 20 novembre si celebra la Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, in tutto il mondo l’obiettivo è diffondere consapevolezza sui diritti dei più piccoli e dei più giovani, specialmente sui tanti ancora negati nel terzo millennio, sui nemici visibili e invisibili, sulle prime pene d’amore, sui pericoli e sulle difficoltà di chi ancora deve crescere. Sono tantissimi i libri che, in tal senso, possono essere utili. Alcune firme della nostra redazione hanno concepito questa selezione…
“Memorie di un soldato bambino” di Ishmael Beah (Neri Pozza), traduzione di Luca Fusari
In queste pagine c’è l’Africa delle guerre, delle mutilazioni, delle morti causate da malattie che in gran parte del pianeta non sono più incurabili o sono addirittura state debellate. Poco più che bambino, Ishmael, sarà programmato per uccidere, devastare, non farsi scalfire da nulla. Una testimonianza atroce. (Arturo Bollino, qui tutti i suoi articoli)
“I confidenti” di Charlotte Gneuss (Iperborea), traduzione di Silvia Albesano
Avere 16 anni è complicato, averli in un contesto di controllo sociale estremo può essere una trappola per lo sviluppo della propria identità.
Questo il messaggio che ho fatto mio leggendo il libro I Confidenti.
Il romanzo è ambientato a Dresda negli anni ‘80 del ‘900, nella Germania Est in cui ogni individuo è controllato da un potere pervasivo e tentacolare.
Protagonista è Karen, una sedicenne che vive in un contesto problematico, obbligata ad occuparsi di un sorellina molto piccola tra una madre che cerca di sfuggire alla propria dimensione, un padre poco presente e una nonna invadente.
Karen riversa tutta la sua voglia di libertà in Paul, il suo primo amore, un ragazzo che al contrario non mette Karen al centro e che farà perdere le sue tracce scappando all’Ovest senza la ragazza a parte dei suoi progetti.
Alla dimensione personale della perdita del ragazzo di cui è innamorato e alla situazione di incomprensione e carico emotivo vissuta in famiglia, si aggiunge per Karen la dimensione pubblica della scomparsa di Paul a causa delle attenzioni che le riserva la STASI.
È un agente della STASI ad avvicinare Karen per carpire informazioni relative alla fuga del giovane, per capire se anche la ragazza sia coinvolta, cosa e quanto sappia, se possa ricondurli ai fuggiaschi.
Karen, nella totale solitudine della sua situazione, si confida prima e si affida poi all’agente Wickwalz che, con metodi psicologicamente subdoli, riuscirà a trasformare Karen in una collaboratrice… (qui l’articolo completo) (Anna Caputo, qui tutti i suoi articoli)
“Due” di Enrico Brizzi (Harper Collins)
Storie di adolescenti che a volte ritornano: Due è il sequel, arrivato dopo trent’anni, di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, un romanzo che dall’uscita a oggi catturava, e ancora ci riesce, lo spirito di un adolescente in cerca di se stesso nella Bologna degli anni Novanta. Nel sequel Alex torna, e c’è anche Aidi: si erano lasciati proprio alla fine del romanzo precedente. Cosa ne sarà di loro? Tra interrail in Europa, band da cantina e lettere di carta scritte a mano, Due è certo un romanzo diverso da quel primo intramontabile esordio, ma contiene lo sviluppo di un grumo di emozioni, il dipanarsi dell’attesa in due adolescenti che si trovano ai due capi del mondo, l’attraversamento di tanti portoni, non ultimo quello della scuola il giorno della maturità, e l’ingresso, sempre incerto, zoppicante ma anche luminoso, nella prima stanza dell’età adulta. (qui l’articolo completo) (Alessandra Chiappori, qui tutti i suoi articoli)
“Scuola di solitudine” di Crocifisso Dentello (La Nave di Teseo)
Un bimbo difficile da dimenticare, quello dell’ultimo libro autobiografico di Crocifisso Dentello: maltrattato dal padre, iperprotetto dalla madre, bullizzato dai compagni di classe, ignorato dai professori (non erano tempi di scuola inclusiva, probabilmente). Il suo dolore è quello di molti piccoli, personalissimo, eppure universale. Un libro da recuperare, nella cascata di titoli degli ultimi anni. (Giosuè Colomba, qui tutti i suoi articoli)
“Vi raggiungo dopo cena” di S. Vicari, M Pontillo, Scuola Holden (Erickson)
Mi sento di proporre questo libro perché quando si pensa ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza si pensa che questo riguarda bambini e ragazzi lontani, nati in remoti posti, sfortunati perché il loro Paese è in guerra o disagiato, o altro. E questo è per certo vero. Ma i diritti dei bambini e dei ragazzi vengono violati anche quando sono abbandonati pur essendo circondati da persone. Quando non trovano alcuno ad ascoltarli e si chiudono in sé stessi, smettono di parlare e anche di mangiare. Seguono modelli sbagliati e non trovano la forza o il coraggio di affrontare il loro dolore, le paure, le ansie. Anoressia nervosa, bulimia, alimentazione selettiva sono tra i disturbi più diffusi nell’età evolutiva e chi ne soffre, soprattutto se è un minore, ha il diritto di essere “visto”, aiutato, curato. (Irma Loredana Galgano, qui tutti i suoi articoli)
“L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani” di Umberto Galimberti (Feltrinelli)
Chi è l’ospite inquietante con il quale i giovani devono fare i conti? Lo dimostra Umberto Galimberti nel suo saggio pubblicato da Feltrinelli (Serie Bianca, 2024). Con la sua solita lucidità e feroce schiettezza, il filosofo lancia un j’accuse contro gli adulti (famiglia, scuola, istituzioni), colpevoli di non essere più in grado di cogliere il grande disagio delle nuove generazioni, il quale si riassume, in fondo, nell’assenza del “desiderio di desiderare la vita”. Galimberti indica anche la strada da percorrere per sfuggire all’analfabetismo emotivo, alla supremazia della techné che sedano le coscienze e snaturano l’essere umano. (Maria Grazia La Malfa, qui tutti i suoi articoli)
“L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi” di Giovanni Di Marco (Baldini+Castoldi)
Un bimbo oltraggiato e abusato da chi avrebbe dovuto salvaguardarlo, il parroco di un piccolo centro siciliano. Un abisso toccato da molti minori, prede inconsapevoli, innocenti di pastori senza gregge, senza speranza, senza Dio. Giovanni Di Marco imbastisce un romanzo di pura fiction che però fa leva su decenni di cronaca impietosa e amara, è la storia a dire che la Chiesa ha il più delle volte insabbiato queste vicende che insozzano il Vangelo. (Giovanni Leti, qui tutti i suoi articoli)
“Canada” di Richard Ford (Feltrinelli), traduzione di Vincenzo Mantovani
Una decisione irrazionale, una scelta altrui, una folle rapina messa in atto dai genitori, non condiziona ma sconvolge la vita di un quindicenne gettato nella mischia del mondo, costretto ad attraversare frontiere reali e figurate. Crescere in fretta non rende sufficientemente l’idea del suo percorso. Canada (ne abbiamo scritto qui) è il più bel romanzo di Richard Ford, a dispetto di chi cerca il suo meglio tra i volumi che hanno come protagonista Bascombe. (Salvatore Lo Iacono, qui tutti i suoi articoli)
“Chissà se i pesci piangono” (Mesogea) e “Racconti siciliani” (Sellerio) di Danilo Dolci
Benedetto Barretta è un bambino. Nel 1952 muore, a Trappeto, vicino Palermo, di denutrizione. Un uomo decide di iniziare uno sciopero della fame, sdraiato sul poverissimo letto che era stato di Benedetto, finchè qualcuno non si fosse mosso per migliorare la vita dei tanti bambini che vivevano come Benedetto. È Danilo Dolci, sociologo venuto dal nord, poeta, educatore, che inizierà uno starordinario lavoro di lotta sociale, di educazione popolare, di generazione culturale. Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni. E credo sia ancora il caso di leggerli, i suoi libri, sia quelli in cui illustra il suo metodo e la sua esperienza educativa, come Chissà se i pesci piangono. Documentazione di un’esperienza educativa, Mesogea, sia i Racconti Siciliani, riediti da poco da Sellerio. C’è il sentimento preciso che alla radice di ogni disagio sociale, di ogni povertà, c’è un’infanzia povera, privata dell’essenziale. E alla radice di ogni riscatto c’è un bambino amato, educato, sognato. (Mauro Mangano, qui tutti i suoi articoli)
“Bambina nera sogna” di Jacqueline Woodson (Fandango), traduzione di Chiara Baffa
Una raccolta di poesie che si fa romanzo in versi, autobiografico. L’America fra gli anni Sessanta e Settanta sono l’intervallo spazio-temporale in cui si muove Jacqueline, bimba afroamericana, dalla gioiosa vita familiare, su cui incombe la Storia, in special modo la segregazione razziale e la lotta per i diritti dei neri. Un libro sorprendente, non ancora abbastanza conosciuto, che non smetto di raccomandare. (Vicky Maniero, qui tutti i suoi articoli)
“Domani c’è scuola” di Antonella Di Bartolo (Mondadori)
Domani c’è scuola di Antonella Di Bartolo racconta il lavoro serio, appassionato e non semplice, della preside-autrice che fa rinascere la scuola di una periferia difficile di Palermo, ridando luce e speranza al quartiere intero. Viene restituito il diritto all’Istruzione e al futuro, non scontati o negati, allo Sperone. La dispersione scolastica passa, nel giro di qualche anno, dal 27% all’1%. (Mirella Mascellino, qui tutti i suoi articoli)
“I bambini si rompono facilmente” di Silvia Vecchini e Sualzo (Bompiani) e “La porta segreta. Perché i libri per bambini sono una cosa serissima” di Mac Barnett (Terre di mezzo)
Due consigli. Il primo. Alternando prosa e poesia Silvia Vecchini ci propone venti racconti che parlano agli adulti di bambini. Narrando di storie forti e di disagio, l’autrice spinge ad alzare lo sguardo e a guardare da quella porticina “dove passano solo i cuccioli della specie degli umani”, a saperli ascoltare e osservare cercando di non inquinare la magia del loro essere bambini. Perché “stare vicini ai bambini è stare accanto a un mistero. I bambini sono porta e giardino. L’Eden qui, dove siamo”.
Pagine che parlano di vita, di essere adulti nel mondo dei piccoli, a volte non proprio in punta di piedi e spesso col rischio di mandarlo in pezzi, di romperlo.
“E alla fine di ogni racconto, la parola si condensa ancora e precipita nei versi. È l’impronta leggera dei bambini che passa accanto alla cieca distrazione degli adulti (…) Ti giri, e già sono lontani”.
Un libro che ci conferma una Vecchini sempre immensa e che scuote per i toni poetici e intensi, aprendo la riflessione sulla libertà di essere e vivere l’infanzia.
Il secondo consiglio. In un breve saggio il noto e amato scrittore per bambine e bambini Mac Barnett si rivolge, per la prima volta, al pubblico adulto. Lo fa con una riflessione interessante sull’importanza di scrivere per i più piccoli e su come questo ruolo sia, ovviamente, un ruolo strategico in mano ai soli adulti. I libri per bambini “sono scritti dagli adulti. Sono curati, progettati e pubblicati dagli adulti. (…) Gli adulti decidono quali libri finiscono sugli scaffali delle librerie e delle biblioteche. A scuola, gli adulti scelgono quali libri leggere in classe, e quelli che i bambini devono leggere a casa. (…) Un libro per bambini passa per le mani di moltissimi adulti prima che riesca a finire in quelle di un bambino”. Quindi gli adulti hanno il “dovere di riflettere affondo sulla letteratura pensata per i bambini”. Perché “Un libro per bambini è un libro scritto per i bambini”, deve poter essere “variegato come le vite di chi legge”. I bambini si ci devono poter ritrovare, devono poter riconoscere le loro esperienze, le emozioni, i loro stati d’animo attraverso storie belle, divertenti, commoventi, intense, meravigliose che stuzzicano la loro fantasia e rispettano il loro mondo. Senza didascalismo, insegnamenti o spiegazioni varie, un libro per bambini è un libro per bambini. Gli adulti hanno il privilegio, attraverso la letteratura, di entrare da quella porta segreta del mondo dell’infanzia per accompagnare e custodire tutta la bellezza che lo rappresenta. (Maria Pia Ribaudo, qui tutti i suoi articoli)
“L’età incerta” (Mondadori) di S. Vegetti Finzi e A. M. Battistin e “Non lasciarmi” (Einaudi) di Kazuo Ishiguro, traduzione di Paola Novarese
Un libro fondamentale per me sull’adolescenza è stato L’età incerta di Silvia Vegetti Finzi, psicologa e pedagogista, edito da Mondadori. Mi ha aiutata a comprendere, ascoltare, sostenere, nella crescita, i miei studenti e ad aiutare i loro genitori a fare altrettanto – quante volte l’ho consigliato. A ritroso, però, questo saggio mi ha anche aiutata a comprendere la mia adolescenza e quella delle mie coetanee e amiche, dei miei coetanei e amici negli anni radiosi e confusi – appunto incerti – della scoperta del Sé e delle prime cotte e storie, del distacco dalla famiglia, e della contestazione di mamma e papà, del sentirsi compresi e aiutati solo dal gruppo dei pari e sodali.
Un romanzo, invece, che a mio avviso ritrae perfettamente questa fase della nostra esistenza e tutte le sue incertezze, illusioni e lotte è Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, edito da Einaudi nella traduzione di Paola Novarese. E sapete perché riesce in questo affresco quasi impossibile di un’età multiforme e sfuggente? Perché è un romanzo dispotico, nel quale i protagonisti vivono in una zona di confine tra l’umano e il non umano e, proprio per questo, riescono ancor più dei personaggi ispirati a uomini e donne reali a interpretare le aspirazioni, le emozioni, le cadute e le risalite degli adolescenti. Non aggiungo altro, il resto scopritelo leggendolo. A mio avviso, è uno dei romanzi più belli e struggenti mai scritti in tutti i tempi, ma questa è un’altra storia… (Flavia Todisco, qui tutti i suoi articoli)
“L’ultimo viaggio. Il dottor Korczak e i suoi bambini” di Irène Cohen-Janca e Maurizio A. C. Quarello (Orecchio Acerbo), traduzione di Paolo Cesari
In mezzo alla guerra la dignità di stare al fianco dei più piccoli, un estremo atto di solidarietà quello raccontato in questo volume. Fondatore di più istituzioni per orfani, a Varsavia, Janusz Korczak era un educatore e pedagogo capace di lasciare segni indelebili, di credere profondamente nei diritti dei più piccoli. Decise di non lasciarli nell’ultima ora condividendo con loro la deportazione e la morte a Treblinka. (Micol Treves, qui tutti i suoi articoli)
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