“Gli straordinari” dell’esordiente Edoardo Vitale si richiama alla grande letteratura industriale, declinandola al presente. In una Roma caldissima, invivibile e disumana, si consuma il destino di Nico ed Elsa, coppia nella vita e nel lavoro, devoti al lavoro, perennemente connessi, protagonisti di un irrequieto sopravvivere, che forse possono solo alzare le mani davanti a scadenze, pressioni e competitività che non reggono più…
È quel che è. No, non stiamo scrivendo di Erich Fried. È quel che è, non è l’amore cantato dal poeta austriaco. È il lavoro nella versione odierna, e ce lo sbatte in faccia un romanziere debuttante, debuttante per Mondadori, che come minimo ci disorienta, ci prende per il collo, per le spalle e ci scuote, quasi non ci fa respirare leggere quello che ha scritto. Ci dice dove andremo a finire, o dove siamo già, affogati fino al collo, lacerati, con tonnellate di vuoto dietro la perfezione apparente. Evocare la grande letteratura industriale, che ha raccontato il sistema capitalistico post-boom e l’alienazione derivante, è intelligente e pertinente. Pur nella distanza di spazio e tempo, e immerso in un mondo estremamente diverso.
“A volte penso di aver comprato questa casa per avere un bel posto dove continuare a lavorare durante l’apocalisse”, dissi a voce troppo alta, con autocompiacimento.
Né borgate né grande bellezza
Ne Gli straordinari (170 pagine, 18,50 euro), Edoardo Vitale, classe 1989, ci presenta una “nuova” Roma, né borgate né grande bellezza, caldissima, assediata dai roghi che divampano di notte, figli del cambiamento climatico; una città dove ecoattivisti organizzano manifestazioni, metropoli dell’iperproduttività a tutti i costi, invivibile e disumana, di grandissimi opposti, di sperequazioni sociali enormi. In questo contesto, o meglio, in pANGEA, una multinazionale «di sviluppo sostenibile e transizione ecologica» con sede centrale a Stoccolma, Elsa e Nico (il racconto è dal suo punto di vista), direttori creativi ultratrentenni più vicini agli “anta”, fanno i conti con pressioni e scadenze che rischiano di squassare le loro esistenza e la loro vita di coppia. Hanno anche sviluppato un’app (e devono lanciarne una nuova versione) per aumentare la produttività e superare l’ansia, uno strumento cruciale per la loro società e per il loro successo professionale.
Ingranaggi accecati
Ingranaggi accecati, ecco cosa sono, devoti al proprio impiego, entrambi sembrano avere tutto quello che serve e anche molto di più, molto superfluo. I cibi sani e lo sport, o lo yoga, i soldi, gli aperitivi, gli abiti e gli accessori, i premi vinti sono però direttamente proporzionali all’impiego professionale sempre più totalizzante, sfiancante, competitivo.
Stavamo esercitando il nostro diritto alla disconnessione, eppure non riuscivo a impedirmi di pensare a quello che avrei dovuto fare l’indomani, ai task già in ordine sul planner che mi attendevano, a tutto ciò che continuavo a rimandare a dopo il p-Day.
La complessità dell’oggi, la velocità del presente e l’assillo della performance, che si risolvono in una corsa insensata e individualista, trovano asilo in queste pagine di Edoardo Vitale. Una storia d’amore? Forse, ma non semplicemente. Una discesa verso l’autodistruzione? Anche. Il racconto di un irrequieto sopravvivere? Certamente. Perché i due protagonisti, da oltre un decennio coppia nella vita e nel lavoro, anche quando non sono in ufficio, e in ogni loro passo, finiscono per essere indissolubilmente legati al progetto che la multinazionale ha disegnato addosso a loro e che, di fatto, scandisce la loro quotidianità. Possono solo alzare le mani, in segno di resa, sebben non manchi loro nulla a livello materiale. È la dura legge dell’industria, imbellettata, riverniciata dal politicamente corretto, ma che cambia poco nella sostanza rispetto al passato. Mal di testa, disturbi del sonno e ansia sono solo la superficie di un malessere interiore che viene gradualmente a galla e culmina nella domanda di Elsa e nella risposta di Nico che chiudono il romanzo di Edoardo Vitale, lasciando in eredità al lettore tonnellate di consapevolezza e coraggio.
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