Jane Smiley: terra, identità e relazioni (familiari) pericolose

Jane Smiley è una grande scrittrice americana e con “Erediterai la terra” ha vinto il Pulitzer nel 1992: un recupero fondamentale. Rivisitazione moderna e al femminile del “Re Lear”, il romanzo indaga una famiglia apparentemente serena, ma dilaniata da segreti del passato, un angolo di mondo, l’Iowa, dove il tempo sembra immobile, e la mossa a sorpresa di un proprietario terriero e padre padrone: dividere subito le proprie sostanze e terre alle tre figlie…

Mai facile vincere un premio Pulitzer per la narrativa, meno che mai negli anni Novanta del secolo scorso, quando ancora s’imponevano Philip Roth, John Updike, Richard Ford, Steven Millhauser, e perdevano Russel Banks, Doctorow e, due volte a testa, lo stesso Roth (fra l’altro con due capolavori, Il teatro di Sabbath e Operazione Shylock), Joyce Carol Oates e Don DeLillo. Quest’ultimo, nel 1992, nonostante partecipasse con Mao II, dovette cedere il passo al romanzo A Thousand Acres della connazionale Jane Smiley, che l’aveva pubblicato l’anno prima. In Italia era stato rapidamente “importato” dalla casa editrice Frassinelli, che ne aveva affidato la versione italiana alla mitica Roberta Rambelli, notevole traduttrice e pioniera delle scrittrici italiane di fantascienza. I mille acri del titolo in lingua originale erano stati oggetto di una… metamorfosi. Il romanzo era arrivato nelle librerie col titolo La casa delle tre sorelle. Adesso si è nuovamente… reincarnato. La casa editrice La Nuova Frontiera – che nasce come punto di riferimento della letteratrura latino-americana, ma quando pesca negli States raramente sbaglia, si pensi solo a Le stelle si spengono all’alba di Richard Wagamese, ne abbiamo scritto qui – l’ha ripescato, fatto ritradurre da Raffaella Vitangeli, e ribattezzato, evangelicamente, Erediterai la terra (445 pagine, 22 euro). Mossa benedetta, perché Jane Smiley, classe 1949, per buona parte della critica angloamericana poco o nulla ha da invidiare ai più ammirati autori statunitensi nati nel ventesimo secolo.

Le donne erediteranno la terra

L’autunno di un patriarca, padre padrone e grande proprietario terriero, che ha inizio, un angolo di mondo in cui il tempo sembra immobile, e una serenità familiare, ma solo esteriore, che viene messa in discussione sono gli assi portanti di un romanzo, ambientato sul finire degli anni Settanta (negli anni della presidenza di Jimmy Carter), nell’immaginaria contea di Zebulon del realissimo stato del Midwest, l’Iowa, allora a totale trazione agricola. È di pubblico dominio che il modello di Erediterai la terra di Jane Smiley sia Re Lear di William Shakespeare, come il vecchio sovrano della Britannia vuol dividere il suo regno tra le figlie Goneril, Regan e Cordelia, così – notare le iniziali dei quattro personaggi – l’anziano Larry vuol farsi da parte e cedere la proprietà della sua ricca fattoria alle figlie Ginny (voce narrante, sorella-madre per le minori, donna segnata da cinque aborti, sempre più disillusa su tutti i fronti), Rose e Caroline. In entrambi i casi sono le figlie minori a opporsi alla spartizione delle sostanze paterne. Come la tragedia del Bardo anche il romanzo di Jane Smiley, più smaccatamente al femminile, si immerge nelle complessità e nell’esplosione di certe dinamiche familiari, temi immortali, mali oscuri che dal passato piombano nel presente a destabilizzare, in qualche modo a fare pulizia e giustizia.

Un’eredità non solo economica…

Rivelazioni, mosse indecifrabili, non detti, reazioni anche scomposte e un passato da mettere in discussione alimentano il romanzo di Jane Smiley. Segreti e rivalità intestine, colpe da scontare e debolezze, sconvolgono le relazioni, in una sorta di tutti contro tutti, tra sorelle (quelle rimaste accanto al padre, quella che ha abbandonato la campagna per la città), tra coniugi, in cui non si ragiona esclusivamente di vile denaro, di eredità economica, ma di un lascito ben più ampio e significativo, quello dei sentimenti, dei talenti, di valori e disvalori. Una centrifuga di contrapposizioni che può condurre solo in direzione di un baratro. Un certo peso nello svilupparsi dei vari rivoli di storie, tra quesiti irrisolti e ricordi, avrà il ritorno di un vicino di casa dell’anziano Larry: Jesse Clark ha disertato la guerra in Vietnam…

Prosa placida e spietata

L’illusione di conoscersi e di conoscere, l’ininterrotta ricerca dell’identità propria e altrui, il falso mito della terra d’origine come nido che protegge e della famiglia come porto sicuro. Con enorme dimestichezza narrativa, e con una prima persona dispiegata in tutta la sua “potenza”, in Erediterai la terra si prendono di petto questioni tutt’altro che irrisolte e universali. Jane Smiley ha imbastito un romanzo in cui immergersi a lungo, da gustare lentamente, in cui la prosa è allo stesso tempo placida e spietata e tra le cui pagine si muovono personaggi magnificamente caratterizzati, più vicini al carne e ossa che alla carta. Un recupero fondamentale, quello di questo romanzo che non meritava di appesantire ulteriormente lo scaffale dei tanti libri dimenticati, finiti fuori catalogo, spariti dalla circolazione.

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