Vincenzo Pardini e l’apostolo a quattro zampe di Gesù

In “Vita di Cristo e del suo cane randagio” Vincenzo Pardini immagina Ebaù, compagno taciturno e fedele per Gesù, accompagnato dalla nascita alla morte. Un espediente che si sposa con la ricomposizione del messaggio d’amore evangelico…

Ebaù abbaiò, latrati bassi e ringhiosi. Cristo sorrise amaro. Da sempre, lui e il suo cane si capivano.

Non c’è un motivo ben preciso per farci escludere a priori che nel suo breve passaggio terreno Gesù di Nazareth non si sia  accompagnato ad un cane. Tante sono, viceversa, le ragioni per le quali è più che plausibile immaginare che Ebaù – questo il nome che Vincenzo Pardini attribuisce al miglior amico dell’Uomo – abbia seguito con l’amore incondizionato che solo i cani riescono a provare e a dare, un padrone davvero unico, senza perderlo mai di vista, dalla grotta di Betlemme al tempio, dalla passione alla resurrezione.

Ai piedi di una greppia adattata a culla

Con il suo Vita di Cristo e del suo cane randagio (220 pagine, 18 euro) edito da Vallecchi, Vincenzo Pardini ci parla di Gesù, collocando al suo seguito un cane enorme, dal pelo assai lungo e folto, bianco come la neve, le orecchie pendule. Un amico fedele, che sin dalla natività si presenta, nella grotta, tra pecorai locali e re magi giunti dalla Caldea, del tutto intenzionato a portare a termine la sua missione, costi quel che costi.

È là, infatti, che facciamo la sua conoscenza. Lui, accucciato «ai piedi di una greppia adattata a culla», accanto ad una giovane donna e al suo sposo, veglia sul Bambino e non esita a ringhiare ad uno di quei tre uomini che in groppa a dei cammelli si erano presentati riverenti, portando in dono oro, incenso e mirra. Colpa sua, si era avvicinato un po’ troppo.

Con e prima degli apostoli

Ancor prima degli apostoli, Ebaù farà parte, dunque, del gruppo di Gesù, pronto a fiutare in anticipo ogni tipo di insidia e persino a vedere ciò che gli altri non vedono, persino i demoni. Per farlo, gli sarà concesso di fermare il suo tempo, sospeso in un’età non meglio definita e, come i lettori vedranno, del tutto priva di significato. Alto ed importante è il compito che gli è stato affidato, al di là di ogni vincolo temporale e terreno.

Una testimonianza importante

Il racconto di Vincenzo Pardini fornisce tante suggestioni, ma soprattutto offre una testimonianza importante e concreta della missione del Cristo, qui riportata con dovizia di particolari e di riferimenti. Tante e diverse sono, infatti, le storie che si intrecciano e conducono a Lui; altrettanti i sentimenti e le pulsioni che la Sua presenza alimenta, non senza conseguenze, come sappiamo.

Un racconto che certamente troverà terreno fertile in quanti credono, ma che con tutta probabilità non lascerà indifferenti quanti, invece, si attestano su posizioni diverse. Perché il Pardini credente sa parlare, con il solito garbo e la consueta efficacia, sia ai primi che agli altri, senza il peso di dover convincere qualcuno e, semmai, con il fine ben più alto di ricostruire gli eventi sulla base di una attenta lettura dei Vangeli e delle altre scritture e di ricomporre, con l’aiuto di tante piccole tessere, il messaggio d’amore di Cristo.

Un’operazione che oltre a dare i suoi frutti consente all’autore di fornire proprio alla figura di Ebaù – a pensarci bene, una delle poche prive di effettivo riscontro e al tempo stesso necessaria – una base solida ed inattaccabile, capace di rendere verosimile, tra miracoli e persecuzioni, preghiere e tentazioni, la presenza di un cane, chiamato ad accompagnare un Gesù, dapprima ragazzino impegnato nei giochi con i coetanei e, poi, giovane artigiano nella bottega del padre e infine, adulto, sempre più solo, sempre più vicino alla Passione.

L’umanità smarrita che segue Gesù

Nei fatti riportati dall’autore troviamo, da un lato, una informe umanità smarrita, talvolta persino impreparata ed attonita, che pur tra tanti dubbi ed incertezze, non esita a seguire Gesù, perché incoraggiata dal racconto su prodigi e miracoli, altre volte perché capace, davvero, di gettare uno sguardo oltre la vita miserrima che conduce.

Dall’altro, i denigratori del Nazareno, molti dei quali diventeranno i suoi carnefici, del tutto restii ad accettare anche il minimo sovvertimento dell’ordine costituito che assicura loro potere, agi e considerazione.

In questa congerie di volti, ritroviamo personaggi famosi come la Maddalena e Lazzaro, o come Taddeo e il paralitico, ma anche figure per molti aspetti inedite e non meno determinanti, come Claudia Valeria Procula, la moglie di Ponzio Pilato che, citata nei vangeli solo da Matteo, invano tentò di convincere il marito a «non avere a che fare con quel giusto» turbata, come era, da un sogno premonitore. Una preghiera inutile perché poi, come si sa, tutti scelsero Barabba.

Con Lui fino alla fine e oltre

E troviamo soprattutto Ebaù, silenzioso osservatore e fedele compagno del Messia, che in quel tredicesimo apostolo taciturno ed attento troverà sempre conforto, perché “da sempre, lui e il suo cane si capivano”. Un cane, certo, ma anche ben altro.

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2 pensieri su “Vincenzo Pardini e l’apostolo a quattro zampe di Gesù

  1. Vittorio Pipitone dice:

    Come sempre le recensioni di Camillo Scaduto sono molto interessanti e stimolano al piacere della lettura. Complimenti.

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