Ernesto Franco, la dimensione insulare e le sue storie speciali

Il libro definitivo di un grande letterato da poco scomparso, Ernesto Franco. In “Storie fantastiche di isole vere” spicca il Pilota, tra la Liguria e isole e arcipelaghi del mondo. Leggende, meraviglie e frammenti raccontati in modo curioso e lirico

Da Genova verso vari bacini marini e oceanici. Negli ultimi decenni. Un lungo elenco in ordine sparso di ecosistemi piccoli e grandi, singoli o d’arcipelago, quasi la metà mediterranei, solo un paio nelle acque italiane: Filfla, Ferdinandea, Malta, Ons, Orcadi, Tortuga, Lofoten, Rodi, Cuba, Alcatraz, Haiti, Isola di Pasqua, Lesbo, Atlantide, Galápagos, Creta, Carloforte, Isole degli orsi, Cipro, Itaca. Per tutta la vita il Pilota ha fatto quel mestiere nel porto di Genova, girando comunque mezzo mondo. Al largo delle coste liguri intorno al capoluogo, parla e dialoga di quelle isole molto o abbastanza lontane, per come le ha incontrate e vissute. Filfla è una parola maltese, che ne traduce un’altra, araba, che significa “pepe”. Sembra appunto un nero grano di pepe piantato sulla superficie del mare fra le Isole Calipsee; una scogliera di roccia calcarea senza entroterra, senza approdi e senza scrupoli; del tutto inutile per gli uomini, i quali infatti non ci hanno mai portato davvero la loro storia. Nell’intento di umanizzare l’inumanizzabile Filfla, gli uomini, che non erano riusciti a trasformarla né in un desiderio né in un carcere (come è capitato a molte isole), provarono ad averla distruggendola, ad amarla annientandola: per più di trent’anni (fino al 1971) la Royal Navy e la Royal Air Force della corona inglese la scelsero come obiettivo per le proprie esercitazioni militari e vi fecero piovere sopra tonnellate di esplosivo, siluri, proiettili sperimentali; bombe a goccia, a scoppio ritardato e a scoppio anticipato; cannonate e mitraglie, granate incendiarie e oggetti di ogni calibro; un’aspra guerra contro niente. Pare che una specie di lucertola, dalla divisa verde a macchie rosse, sia sopravvissuta agli attacchi e si sia furiosamente riprodotta. Ogni isola ha una speciale storia in vario modo antropica da raccontare, il nome glielo abbiamo sempre assegnato noi sapiens, talora meticciamente variato nel corso delle epoche e degli insediamenti successivi.

Chiusura del cerchio

Il grande letterato Ernesto Franco nacque l’11 agosto 1956. Laureatosi in lettere presso l’Università della sua Genova e divenuto competente studioso della cultura ispano-americana, ha a lungo lavorato all’interno di varie imprese editoriali (come Marietti e Garzanti), tradotto e curato testi di autorevoli scrittori soprattutto di lingua spagnola, insegnato a livello accademico, poi è stato dal 1991 editor della saggistica, dal 1998 direttore editoriale e dal 2011 direttore generale della casa editrice Einaudi. Nel 1994 uscì il suo primo romanzo Isolario, trenta anni dopo era appena stato pubblicato questo nuovo interessante volume dedicato alla dimensione insulare quando è scomparso per la grave malattia di cui soffriva da tempo, sempre a Genova il 10 settembre 2024. In Storie fantastiche di isole vere (136 pagine, 17,50 euro), nel capitolo finale (che non tratta solo Itaca), ritorna sull’essenzialità della narrazione e della letteratura quando si vogliono conoscere davvero le isole, «storie di isole mobili, di Isole Fortunate, di Isole delle donne, di isole-balene, di isole dei tesori. Nascono così gli isolari. Libri anfibi, e perfino ambigui, scritti da menti immaginose ed esatte. Libri per metà veri e per metà fantastici… fatti di parole e di mappe…».

Migrazioni e meticciati

Lo spunto del volume di Ernesto Franco è di fiction, chi narra in prima persona riferisce quanto il Pilota riassume circa il preciso significato della denominazione e sparsi aspetti “veri” di storia o geografia delle varie isole, scientemente con spunti di realtà e fantasia (da cui il bel titolo), con frequenti riferimenti alla Liguria: voci, leggende, eventi, meraviglie, racconti, frammenti, qualcosa di ciascuna, volutamente senza esaustività, con curiosità e liricità, di chi ama frequentarle sommessamente, navigando. Le questioni delle migrazioni e dei meticciati sono ovunque. Edgar Allan Poe è citato spesso, ma anche Jared Diamond, “la persona che parla più lingue” che il Pilota abbia mai incontrato. Pigato e rum di complemento.

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