In “Dio ci vuole felici” Elisabetta Rasy tratteggia un ritratto vero più del vero della giovane Etty Hillesum, lontano da chi la immagina come una specie di Giovanna d’Arco jiddish. È un viaggio dell’anima, la storia di un amore difficile, l’accostamento di Etty Hillesum a certi universi paralleli, Edith Stein, Virginia Woolf, Simone Weil…
Se siete alla ricerca di un ritratto di Etty Hillesum al profumo di bianchi gigli di campo, orientatevi diversamente. Dio ci vuole felici. Hetty Hillesum o della giovinezza (153 pagine 18 euro), di Elisabetta Rasy, edito da Harper Collins, non può soddisfare le richieste di chi immagina il ritratto di una novella Giovanna d’Arco in salsa jiddish. Questo libro è altro, ed è stato una piacevolissima scoperta, come quando assaggi un gusto di gelato mai assaggiato prima e ti rendi conto che la vita ha voluto farti un regalo…
Nessuna serratura
Guglielmo di Ockham col suo famoso rasoio ci esorta, fra le altre cose, a non abusare di definizioni laddove non siano funzionali al ragionamento. Accolgo il suo invito e abbandono subito la ricerca di un genere in cui incasellare questo libro bellissimo (sicilianamente inteso, pieno di qualità). È ciò che il lettore vuole, biografia originalissima, racconto di un viaggio dell’anima che finirà nell’inferno in cui l’uomo ha superato il diavolo e che porta un nome che evoca abominio, Auschwitz, storia di un amore difficile… eppure Dio ci vuole felici è ancora molto altro.
Elisabetta Rasy riesce in un’impresa non facile, mettere insieme l’eroismo di Etty Hillesum, che dichiara serena e irremovibile: voglio condividere il destino del mio popolo, con la sua quotidiana e naturale ricerca giovanile di un palpito d’amore, di amicizia, di vita…
Ancora più complesso, ma ugualmente riuscito, citare mondi e vite lontane e diverse dalla giovane Etty Hillesum, da Edith Stein a Virginia Woolf all’inafferrabile, nella sua unicità, Simone Weil. La Rasy ha centrato in pieno l’obiettivo, focalizzandosi su ciò che unisce questi universi paralleli, che è l’impossibilità di apporre delle etichette preconfezionate. Parafrasando Tolstoj e il suo famoso incipit di Anna Karenina, ogni eroe è eroe a modo proprio.
Il polline di Dio, di Dio il sorriso…
De Andrè, poeta di sogni di vento e di piombo, i cui versi rimangono tatuati nell’anima, cantava vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare? Non poteva Etty non farmi pensare a lui, che è ancora tanto amato perché disegnava accordi di tenerezza cantando la vita fragile, i disagi di esistenze spezzate, la malinconia e la stanchezza di chi con enorme fatica non si arrende. Etty e Fabrizio, fragili, umanissimi, nudi nelle loro più intime debolezze, ma mai sconfitti.
La penna di Elisabetta Rasy tratteggia, con stile lieve ma incisivo, un ritratto vero più del vero della giovane Hillesum, che sogna mentre vive orizzonti di libertà, e lo fa senza compiacimento, ma con la consapevolezza di averci aperto una finestra nella vita di Etty, da cui possiamo guardarla così come lei stessa si è rispecchiata nel suo diario, che si intreccia con i ricordi della vita dell’autrice.
Vorremmo abbracciare Etty fanciulla, che vuole amare senza dover chiedere il permesso, che rivendica con leggera fermezza la libertà di aprirsi agli orizzonti dell’eros, senza per questo essere meno credibile nella sua incessante ricerca di Dio.
Lo troverà Dio, la nostra giovane amica, nella tragedia di un’epoca che ha dimenticato la pietà, nei fratelli ebrei che sono fantasmi dolenti pur essendo vivi, nel ricordo della sua mamma, la cui complicata esistenza Etty comprenderà appieno solo quando l’orrore di una morte insensata le si accosterà, senza poter opporre nessuna resistenza che non sia la bellezza di un coraggio mite ma meravigliosamente ostinato.
È giusto che sia Etty Hillesum stessa a dare il senso ultimo a queste mie parole, che non renderanno mai del tutto giustizia a un fato amaro.
Una cosa, tuttavia, è certa:
si deve contribuire ad aumentare
la scorta di amore su questa terra.
Ogni briciola di odio che si aggiunge
all’odio esorbitante che già esiste,
rende questo mondo più inospitale
e invivibile
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