I “sette libri per l’autunno” di… Fabiano Massimi

Grandissime firme da oltreconfine, classici di autori che non ci sono più e di viventi, e poi il sempiterno romanzo di uno scrittore italiano molto sottovalutato in vita e poi, via via, ammirato e apprezzato. Sono le scelte di Fabiano Massimi (qui altri suoi consigli, ma in formato video), tornato da qualche in mese in libreria con “Le furie di Venezia” (ne abbiamo scritto qui). I  suggerimenti di Fabiano Massimi (nella foto di Basso Cannarsa) arricchiscono ulteriormente la nostra rubrica più amata (qui tutte le puntate precedenti)

“Oh William!” di Elizabeth Strout (Einaudi), traduzione di Susanna Basso

La maggior narratrice contemporanea del quotidiano presta la voce a Lucy Barton, una scrittrice di successo che ha conosciuto un’infanzia terribile e infiniti dolori nella vita adulta, a cominciare dal divorzio quando le figlie erano ancora piccole. William, il marito da cui si separò, era un traditore seriale, un grande egoista, ma anche un uomo profondamente ferito, e in fin dei conti buono, così i due sono rimasti amici fino alla tarda età. Ora Lucy vuole raccontare la sua storia, che diventa presto la loro storia, e da lì la storia di tutti, fra slanci, paure, abbandoni, tradimenti, e su tutto un’infinita comprensione della condizione umana. Un capolavoro di delicatezza che commuoverebbe una pietra, ma senza rattristare.

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“Incontro con Rama” di Arthur C. Clarke (Mondadori), traduzione di Beata Della Frattina

In un futuro prossimo l’Umanità scopre che un enorme manufatto cilindrico proveniente dalle profondità dell’Universo sta puntando dritto verso la Terra. Perché? E si fermerà prima dell’impatto? Cambierà traiettoria all’ultimo? Oppure si arresterà nel Sistema Solare, diventando un nuovo pianeta e imponendo il suo schiacciante dominio tecnologico sulla nostra razza? Una spedizione d’emergenza raggiunge Rama, come viene chiamato dagli astronomi, e trova il modo di penetrare al suo interno. Scoprirà meraviglie molto al di là di ogni umana interpretazione. La fantascienza cosmica al suo culmine, per ritrovare il perduto senso del sublime e sentirsi, una volta tanto, minuscoli e insieme miracolati.

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“È quel che è” di Erich Fried (Einaudi), traduzione di Andrea Casalegno

Poesie meravigliose, semplici e dirette ma capaci di risuonare per anni, per decenni, per vite intere. Quella che dà il titolo alla raccolta contiene la descrizione più esatta mai data di quel folle, assurdo, sconvolgente sentimento che chiamiamo amore.

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“Fatherland” di Robert Harris (Mondadori), traduzione di Roberta Rambelli

In una versione alternativa del nostro mondo in cui Hitler e alleati hanno vinto la Seconda guerra mondiale, Berlino si prepara a festeggiare in pompa magna i 75 anni del Fuehrer. Peccato che non lontano dalla capitale affiori dalle acque un cadavere importante, indagando sul quale un commissario delle SS, fedele ma non fedelissimo alla causa nazista, scoprirà segreti terribili in grado di sconvolgere lo status quo politico. Probabilmente il miglior romanzo fantastorico mai scritto, che rivelò al mondo un grande talento ma non ha mai conosciuto una trasposizione cinematografica convincente e piano piano è scivolato nel reame dei capolavori misconosciuti. Il segreto al centro dell’intrigo non si può dire, ma quando lo scoprirete penserete: “Che modo geniale di trattarlo”. E lo è.

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“Eureka Street” di Robert McLiam Wilson (Fazi), traduzione di Lucia Olivieri

Nella Belfast dell’ultimo terrorismo, due amici sfortunati in amore intrecciano le loro avventure tragicomiche fino a diventare i più amati e i più ricchi, in maniera tanto rocambolesca da non essere sintetizzabile senza rovinare il piacere della lettura. Il titolo è diventato poi quello di una trasmissione televisiva sui libri, e l’autore oggetto di un culto duraturo non scalfito dalle prove successive, tutte inferiori. Ma quando si scrive il libro di una generazione, cosa volere di più? Come disse un giornalista a Joseph Heller, l’autore dell’inarrivabile “Comma 22”, “certo che non era facile scrivere un altro romanzo bello come quello…” E lo scrittore: “Infatti non l’ha scritto nessuno”. Malinconia e risate a ogni pagina. Da non perdere.

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“Il velo dipinto” di William Somerset Maugham (Adelphi), traduzione di Franco Salvatorelli

Una sciocca ragazza dell’alta società inglese, più interessata alla bella vita che a trovare marito, finisce per non avere più spasimanti. Disperata, accetta la proposta di un oscuro epidemiologo che lavora in Oriente: almeno la sua vergogna sarà lontano dalla patria. Ma in Oriente conosce un uomo che le fa perdere la testa e con il quale tradisce il marito senza alcun pudore. Scoperta, subirà la vendetta più terribile che si possa immaginare, e dalla quale, altrettanto inaspettatamente, arriverà a capire il vero senso della vita. Maugham fu il romanziere di maggior successo dei suoi anni, ed è facile capire perché leggendo questa storia rapida, crudele, densa, piena di luce. Un piccolo grande viaggio che il lettore fa con la protagonista, cambiando per sempre.

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“Un amore” di Dino Buzzati (Mondadori)

Un professionista milanese di mezz’età si concede un unico piacere nelle sue produttive giornate perfettamente suddivise: la frequentazione di un distinto bordello dove può scegliere tra ragazze sempre diverse, come fossero intercambiabili. Poi, un giorno fatale, la maitresse gli presenta una nuova arrivata, giovanissima e capricciosa, impossibile e deliziosa. Il protagonista se ne innamora perdutamente, ed è perduto. O forse salvato? Dal maestro del fantastico italiano, un romanzo quasi neorealista che affronta la passione amorosa in tutte le sue pieghe, senza fare sconti a nessun personaggio, né a se stesso, né a chi legge.

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