Ci sono storie, attualissime, più forti dell’odio atavico e della religione, della guerra, storie di comprensione e di dialogo. Esemplare è “Abu Avrahàm. Incontrarsi oltre la storia” di Manuel Bonomo Morzenti, romanzo ispirato ad avvenimenti reali, che racconta di un palestinese che attraversa il Novecento, dando vita a due famiglie, con altrettante mogli e sette figli per parte. Vicenda di rimorsi e pregiudizi, riavvicinamenti e distanze (forse) incolmabili. Una nuova puntata della rubrica Area 22…
Da dove cominciare? Un buon modo per iniziare è guardare la stupenda copertina con un olivo stilizzato e realizzato con parole di due alfabeti, quello ebraico e quello arabo. C’è già tanto, c’è già tutto, in un romanzo ispirato a una storia verissima, in cui però sono stati celati o modificati i riferimenti che possano fare risalire ai protagonisti in carne e ossa o anche solo ai loro antenati. La gestazione del libro di Manuel Bonomo Morzenti – che ha come sottotitolo Incontrarsi oltre la storia – è durata circa otto anni (anche se l’amore dell’autore per le terre che racconta è ancora più di vecchia data), il volume è stato pubblicato da qualche mese, ma era stato programmato e calendarizzato prima dello scorso 7 ottobre, quando Hamas ha invaso Israele, uccidendo e sequestrando civili, con tutte le rappresaglie che ne sono seguite fino ad adesso.
L’utopia della riconciliazione
Abu Avrahàm (204 pagine, 16 euro), pubblicato con grande cura editoriale da Enrico Damiani è un romanzo (qui abbiamo anticipato le prime pagine) che in qualche modo racconta – quella che almeno adesso sembra – l’utopia della riconciliazione fra due popoli, rappresentate in questo volume da due famiglie gemelle in qualche modo, una israeliana e l’altra palestinese, accomunate incredibilmente da un solo… patriarca. «Un piccolo antidoto contro l’egoismo da cui nasce la guerra», scrive nell’introduzione S.A., medico palestinese che da decenni vive in Italia e ha raccontato a Manuel Bonomo Morzenti la storia della sua vita, di suo nonno e delle sue particolarissime famiglie.
Nessuna retorica
Con una scrittura agile e chiara Manuel Bonomo Morzenti soffia sul fuoco di una saga bifamiliare. Yussuf, il patriarca, è un giovane palestinese che all’inizio del ventesimo secolo fugge a Gerusalemme, prende in moglie un’ebrea, Leah, figlia del suo datore di lavoro, con cui avrà sette figli. Il clima storico dopo la nascita dello Stato d’Israele e il rapporto coniugale che entra irreparabilmente in crisi conduce Yussuf altrove, torna sui propri passi, al paesino natale, dove avrà altri sette figli da un’altra donna, Maryam. Stesso nome, declinato in lingue diverse, per i primogeniti dei due rami, Avrahàm e Ibrahim. La storia è struggente, ben orchestrata, e animata da sentimenti profondi, carica di amore ma anche di rimorsi, pregiudizi, incomprensioni, disamistade, soprusi, riavvicinamenti e distanze (forse) incolmabili. Manuel Bonomo Morzenti è riuscito a entrare col cuore in una storia non sua, e a raccontarla con sincerità e rispetto, in forma romanzesca, ma con una prosa elegante, e a tratti poetica. L’incontro fra discendenze arriverà in un aeroporto italiano, più simili di quanto pensassero, gli eredi, tutti rami e radici dello stesso tronco. Ci sono storie più forti dell’odio atavico e della religione, della guerra, storie di comprensione di dialogo. Mai come in questo periodo leggere un libro di nessuna retorica come Abu Avrahàm. Incontrarsi oltre la storia di Manuel Bonomo Morzenti è la risposta più bella a un presente che non ci piace, che è impossibile condividere, a cui bisogna contrapporsi in ogni modo.
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Be’ Arturo… di certo con il cuore ci sei entrato anche tu. E ne sei uscito con una bellissima penna. Grazie
congratulazioni da parte di tutti noi