Un romanzo che indaga storia e attualità, culture e identità, con tre linee narrative – minimo comun denominatore una goccia – che sbocciano in un insieme immaginifico. È “I ricordi dell’acqua” di Elif Shafak, libro epico e forse epocale, che celebra l’arte della narrazione, destinato a diventare un classico. Protagonisti tre personaggi che sono nati o vivono in riva al Tamigi e al Tigri. Le loro storie, apparentemente slegate, si ricompongono magistralmente…
Epico e forse epocale. Nel 2024 c’è ancora spazio per narrazioni fluviali e travolgenti, salutate con entusiasmo e trasporto da alcune delle più importanti voci della letteratura internazionali, da Ian McEwan a Arundhati Roy, a Colum McCann. C’è un libro che si staglia maestoso, variopinto come una festa in maschera, ed è l’ultimo firmato, con tono da cantastorie e placido incedere, dalla turco-britannica Elif Shafak che – con un espediente narrativo – immagina che una singola goccia d’acqua tenga assieme storie e personaggi di epoche diverse. Leggendo la nuova opera di Elif Shafak – presenza fissa nelle charts dei più venduti, specie nei paesi anglofoni – la sensazione è quella di fluttuare in un mare di storie: I ricordi dell’acqua (540 pagine, 20 euro) è pubblicato da Rizzoli e tradotto da Daniele A. Gewurz e Isabella Zani.
I cuori pulsanti
Con descrizioni talvolta ampie e barocche, con uno stile coinvolgente, lirico e dirompente, I ricordi dell’acqua consegna un’esperienza di lettura appagante sotto qualsiasi punto di vista. L’acqua è una metafora ricorrente, distrugge e conserva, ne sanno qualcosa, anzi molto, gli uomini, «acqua in guerra, mai in pace». E molto ne sanno i principali attori in scena, tra Inghilterra e Medioriente, due poli ricorrenti per la scrittrice che ormai risiede a Londra, da quando i tribunali turchi le hanno contestato di aver offeso l’identità nazionale turca. La scena si apre, nel settimo secolo avanti Cristo, a Ninive, che allora era la città più importante del pianeta, e si apre con una tempesta e con una devastazione che hanno origine da una goccia: il sovrano Assurbanipal, avido lettore del poema di Gilgamesh, e la sua straordinaria biblioteca saranno messi sottosopra. I cuori pulsanti del libro, però, battono altrove, nel petto di tre personaggi affascinanti, tre anime indiscutibilmente grandi, in riva a due fiumi: c’è, nella Londra vittoriana, Re Artù di Cloache e Catapecchie, nato indigente, diventato esperto di scrittura cuneiforme, grazie ai suoi talenti (il primo è la memoria straordinaria, ma non è il solo); c’è Narin, nata in riva al Tigri nel 2014: turca, appartenente agli yazidi (minoranza religiosa curda, vittima di un genocidio), sta perdendo l’udito, attraverserà terre in tempo di guerra con l’amata nonna, e finirà nelle mani dell’Isis per essere venduta come schiava; c’è Zaleekhah, una donna alla scoperta di sé, una studiosa di idrogeologia fuggita dal proprio matrimonio, che vive a Chelsea, in un alloggio galleggiante sul Tamigi: «La dottoressa Zaleekhah Clarke non ha più voglia di vivere. Vuole accomiatarsi da un mondo dove troppo spesso si sente un’intrusa, una goffa e confusa ritardataria, un’ospite casuale che ha imboccato la porta sbagliata al momento sbagliato». Storie autonome (ispirate anche ad avvenimenti storicamente accertati e a individui esistiti), lentamente annodate fra loro, con un puzzle che si ricompone, in modo magistrale.
Drammi, mito, storia e scienza
È un romanzo di storie irripetibili, che celebra l’arte della narrazione, fa viaggiare e fa pensare, un volume che indaga storia e attualità, culture e identità, dedicato agli ultimi e agli esclusi, ma anche ai regali inaspettati del destino che possono modificare il corso delle esistenze, quando ci si trova davanti a qualche bivio. Le allusioni e i riferimenti all’acqua sono ripetuti, talvolta forzatamente, però le capacità di Elif Shafak – a cominciare da quella di cucire assieme, credibilmente, drammi individuali, mito, storia e scienza – sono enormi ed esponenzialmente cresciute nel tempo. Le tre linee narrative, che sembrano distinte e distanti, sbocciano in un insieme al contempo coeso, avvincente, immaginifico. I ricordi dell’acqua è uno di quei romanzi carichi di epopee che i lettori più accaniti portano con sé in qualsiasi luogo e che leggono in ogni momento utile della giornata In genere si tratta di classici o di libri che sono destinati a diventare classici. Poi non dite che non ve l’avevamo detto…
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