La bella e indecifrabile Myriam fa innamorare i quattro protagonisti adolescenti de “La più bella di sempre” di Cosimo Buccarella, sequel de “I fuoriposto”, e ancora ambientato in un campo per profughi ebrei allestito in Salento negli anni Quaranta del secolo scorso. Più che pregevole romanzo storico e d’avventura, tragico e divertente, in cui il quartetto di amici prova a scagionare un coetaneo dall’accusa di aver compiuto un omicidio…
Non sappiamo cosa possa frullare nella testa del salentino Cosimo Buccarella (sappiamo quali libri consiglia, ne ha scritto qui, in un articolo per il nostro sito) e se, effettivamente darà seguito al progetto iniziale di una trilogia ambientata in un campo per profughi della Shoah (il Displaced Persons Camp n. 34) allestito in Puglia, vicino la costa ionica, nell’immediato dopoguerra. Di certo sappiamo che il dittico già scritto – dopo I fuoriposto (ne abbiamo scritto qui) è arrivato in libreria, sempre per Corbaccio editore, La più bella di sempre (461 pagine, 18,90 euro) – è un gran bell’esempio di come si scrivono romanzi storici (esplicativa la nota conclusiva dell’autore) e d’avventura, fra pathos e ironia, tenendo tutto in equilibrio con maestria. Storie su storie su storie, scacciando qualsiasi tentazione troppo ombelicale o troppo cerebrale.
Dove eravamo rimasti?
Il nuovo romanzo di Cosimo Buccarella, pubblicato a circa un anno dal precedente, riprende il filo del primo volume, che lasciava credere a un sequel; nelle rocambolesche pagine conclusive si interrompeva l’epopea di quattro tredicenni –Tommaso Sirena, Umberto Fiammella, Marcello Jimmy e Giovanni Vola – con un solo obiettivo: far guarire Romilda, la sorella di Tommaso, colpita dal tifo. Il quartetto (Tommaso è il narratore) torna di nuovo in scena ne La più bella di sempre anche se l’obiettivo è puntato in modo più deciso, almeno inizialmente, su un altro protagonista, Paolo Congedo, «un-non-così-ricco-insegnante-di-ginnasio», né complice, né simpatizzante dei fascisti, ma, all’epoca, «consapevole della propria impotenza di fronte alla pervasività del regime». È lui il prescelto dagli inglesi, poco dopo il Natale 1943, per essere il Mayor, una sorta di loro referente, del campo profughi prima destinato agli jugoslavi (ex prigionieri dei fascisti, alcuni dei quali ancora attivi e pericolosi) e poi agli ebrei sfuggiti alla Shoah.
Una giovane misteriosa e incantevole
La scena incalzerà nel 1946, quando al Campo di Santa Maria al Bagno gli adolescenti Tommaso, Giovanni, Umberto e Marcello provano a scagionare Samuele, uno dei rifugiati ebrei del campo, dall’accusa di aver ucciso Ilie Pakum. Provano a convincere Paolo Congedo che le responsabilità vanno cercate altrove. Come se non bastasse a sconvolgere pensieri e ormoni dei quattro giovanotti c’è una misteriosa e incantevole rifugiata ebrea, Myriam, La più bella di sempre, l’ha ribattezzata Marcello, e fa battere i cuori di tutti, mette a soqquadro gli equilibri del gruppetto (Giovanni osserva: «È più grande di noi, tanto per cominciare. E poi se ne andrà, no?»), e però lei stessa consiglia a Tommaso cautela con questa storia di provare l’innocenza di Samuele, spiegando: «Qui dentro c’è gente che non puoi andare a scocciare. Fanno le loro cose, capisci, e non vogliono che ti metti in mezzo. Se sono riusciti a fare incolpare Samuele, immagina cosa possono fare a te». Gli sviluppi della vicenda sono incalzanti, tragici e divertenti, più che altro sono vicissitudini, scoperte, ribaltamenti di destini, e via via fanno a pezzi le fragili certezze che chi legge può immaginare all’inizio. Il quartetto si prende gradualmente la scena, sempre coraggioso, fedele alla solidarietà reciproca e allergico a qualsiasi tipo di compromesso. Per come scrive e per cosa scrive, si direbbe che Cosimo Buccarella ha un tocco magico.
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