Fabiano Massimi, se l’Italia era imperiale e la Germania debole

Terzo thriller storico per Fabiano Massimi, “Le furie di Venezia”, protagonista ancora l’ex commissario di polizia Sigfried Saruer, deciso a fronteggiare i mali del secolo, nazismo e fascismo. È il 1934 e nella città lagunare si incontrano Hitler e Mussolini, con l’italiano considerato un idolo dal tedesco. C’è chi cospira ai loro danni, puntando a un doppio omicidio. E, come se non bastasse, in un’isola veneziana c’è uno dei segreti più inquietanti del passato del duce…

Sigfried Sauer, ormai ex commissario di polizia, torna per la terza volta, nel suo viaggio tra nazismo e fascismo, mali assoluti del ventesimo secolo. I lettori che lo conoscano sanno che personaggio sfaccettato e complesso sia e sanno già quante mirabolanti avventure abbia vissuto. Fortunatamente… è ancora in giro. È il protagonista de L’angelo di Monaco del 2020 e de I demoni di Berlino (ne abbiamo scritto qui) del 2021, primi due libri di una serie di successo (anche internazionale) per il modenese Fabiano Massimi. Dal 1931 del primo volume al 1933 del secondo, la scena si sposta nel 1934 nel terzo libro, sempre un thriller storico, pubblicato ancora con la casa editrice Longanesi, Le furie di Venezia (400 pagine, 19 euro).

Moglie e figlio ripudiati

Come nei precedenti titoli Fabiano Massimi sa dosare ricostruzione storica dettagliata, strepitosa immaginazione, cuocendo tutto al fuoco rapido del ritmo narrativo che non abbandona mai il lettore, mai annoiato da cali di tensione o cortocircuiti che riguardano personaggi di peso o minori del plot. Due tragici destini aleggiano nei capitoli de Le furie di Venezia, quelli di Ida Salser e del figlio Benito Albino Mussolini. Chi erano costoro? La moglie e il figlio ripudiati dal duce del fascismo, che morirono entrambi in manicomi: in Brianza Albino, e nell’isola veneziana di San Clemente Ida. Non una storia inedita, è stata anche portata al cinema da Marco Bellocchio, con il film Vincere, ma Massimi la approfondisce ulteriormente, dopo la ricerca e lo studio di documenti. Madre e figlio furono due infelici che non ebbero mai giustizia, questo appassionante volume in qualche modo prova a restituirla loro.

Dita sul grilletto…

Qualunque cosa accada, gli aveva sussurrato sul punto di morire, prometti che non ti fermerai. Prometti che li combatterete anche per me, qualunque cosa accada.

La missione di Sigfried Sauer – che s’è fatto crescere la barba e cerca di non dare nell’occhio – è chiara, sempre la stessa, fortificata dalle ultime parole della sua amata Rosa Weiss: combattere i totalitarismi che stanno crescendo in Europa, avversare Hitler e Mussolini, che un venerdì di metà giugno del 1934 (di lì a poco si sarebbe consumata la “notte dei lunghi coltelli” e ad agosto il cancelliere sarebbe diventato führer…) sono attesi a Venezia per un comizio congiunto. Un amico di Sauer, l’ungherese Sandor Baraly, dita sul grilletto, si è appollaiato tra le cupole della basilica di San Marco: è un cecchino di talento, forgiato dalla prima guerra mondiale, il braccio di una cospirazione che dovrebbe culminare in un attentato che passerebbe alla storia. I due dittatori sono attesi, dovrebbero affacciarsi da un balcone per «tenere un qualche delirante discorso che i giornali della sera avrebbero spalmato su tutta la prima pagina». Hitler non era ancora Hitler, o meglio, Mussolini era per lui un punto di riferimento, «un idolo», che frenava le sue ambizioni di invasione dell’Austria; e perfino il rapporto di forza tra i due popoli («al di là del chiaro disprezzo dell’Italia imperiale per la debole Germania») non era quello che sarebbe stato solo cinque anni dopo. Queste – la cospirazione e la fine di Ida e del figlio – sono le direttrici di un romanzo ricco di azioni, ma anche di idee. La mappa di Fabiano Massimi, professione romanziere, diventa sempre più grande e affascinante. Aspettiamo nuove coordinate, nuove avventure…

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