Ginevra Lamberti, anche l’Italia ha la sua grande eco-distopia

Romanzo sagace ed efficace “Il pozzo vale più del tempo” di Ginevra Lamberti, che arricchisce il genere climate-fiction di una storia dal sapore epico: fra trame e sottotrame un mondo apocalittico indiscutibilmente plausibile, dove la speranza è un raro barlume…

Il pozzo vale più del tempo (256 pagine, 18 euro) di Ginevra Lamberti è un’opera di Iper-Fantasia, un romanzo che racchiude l’universo immaginifico di generazioni di scrittori, da Verne a McCarthy e arricchisce il genere Climate-fiction di una storia dal sapore epico.

Profondamente metaforico, si fa carico di tematiche attuali di grande rilevanza, senza dimenticare un passato intessuto di fiabe e leggende.

La geografia del disastro

L’aria brucia i polmoni, la terra è talmente arsa da ridursi in sterile pulviscolo, le stagioni si susseguono in un continuo di fenomeni meteorologici estremi e i pozzi d’acqua sono il bene più prezioso di quello che sopravvive del consorzio umano. 

Siamo a Valle Scura, in un futurissimo, ma non troppo, e caldissimo agosto, in una stanza di quello che un tempo era l’ospedale, con tre bambini.

Impariamo da subito a sentire sulla pelle la polvere infuocata della terra, scopriamo in un attimo la vastità della tragedia, in quella piccola stanza, che sembra l’ultima roccaforte di una ragione dimenticata.

Erica osserva il pozzo in mezzo al campo brullo e non ricorda da quanto tempo non immagina un futuro. Pensa che la malinconia è nata dentro un buco come quello. Uscita dal pozzo ha fatto molta strada, fino a strisciare nella stanza dei bambini

Dalia ha otto anni, inquietanti occhi gialli e il naso rotto; sarà il personaggio che ci condurrà nelle pieghe del racconto, sempre sfuggente e inafferrabile, ma la sua silente evoluzione ci costringerà a guardare l’abisso e pretenderà un tributo.

Segnata nel corpo e nella mente dal fallimento di una società che ha abdicato a se stessa, Dalia ha le stigmate di tutte le vittime innocenti, delle donne abusate, delle persone indifese che sono venute prima e che verranno dopo di lei.

Dalia ama le storie, quelle che racconta lei e quelle che le insegna Fioranna, ex maestra di ciò che una volta era un paese con una scuola. I racconti antichi insegnano, le parole addolciscono tormenti, le nenie cullano e Dalia impara, custodisce e cresce in questa bolla affabulatoria.

Raccontare era come un giocattolo che nessuno ti poteva portare via

A diciotto anni, senza più nessun legame a trattenerla, Dalia si unisce al variopinto gruppo umano del Villaggio dei pozzi e tra cartomanti, macellai, anabattisti e una indecifrabile albergatrice, percorrerà la sua parabola esistenziale rivelando quanto sia triste quando la vita interrompe uno scherzo.

Il pozzo e i suoi significati

Il pozzo: simbolo di vita, di tragedia, di gioia e terrore, si carica del significato profondo quanto il mondo, quanto la lotta estrema dell’uomo e la sua tenacia a sopravvivere, nonostante tutto, nonostante il clima, il dolore e nonostante se stesso.

Ai bambini, per metterli in guardia, non era stato insegnato che cadere in un pozzo voleva dire morire, perché i bambini la morte la potevano imparare ma in loro c’era troppa vita per poter credere alla propria; ai bambini era stato insegnato che cadere in un pozzo voleva dire cadere in un buco dove sarebbero stati soli per sempre, perché i bambini capiscono la solitudine

Ricco di echi letterari, il pozzo di Ginevra Lamberti richiama alla memoria il Discorso sulle donne di Natalia Ginzburg, il Pozzo esistenziale di Onetti e quello infernale di E.A. Poe, frammentandosi così in mille accezioni.

L’implosione di una metafora

Ritmato da una prosa attualissima, che si dispiega sottraendo avverbi e aggiungendo immagini, Il pozzo vale più del tempo – pubblicato dalla casa editrice Marsilio – è un raffinato gioco intellettuale in perfetto equilibrio tra detto e non detto, tra trame e sottotrame, in grado di creare nello spazio di poche pagine un mondo apocalittico indiscutibilmente plausibile.

Il passo sicuro della trama principale si arricchisce man mano di micro-storie frutto di un’accurata ricerca storica, innestando nel tema del disastro climatico e della lotta alla sopravvivenza, personaggi realmente esistiti e decisamente sinistri; come Biagio, il macellaio veneziano nella cui bottega vengono rinvenuti cadaveri di bambini macellati.

Denso di sfumature concettuali interessanti, questo racconto accoglie e raccoglie le voci del mondo nuovo, descrivendo un “altrove” destinato ad implodere, incurante di ciò che fu quel vago barlume chiamato speranza.

Come ogni autore, più o meno consapevolmente, anche Ginevra Lamberti sceglie un filo conduttore, una parola, un sentimento che sguazza libero nel mare del romanzo. Il concetto del “non-vissuto” ricorre assiduamente tra le righe e crea un senso di “sospensione” nel solco del racconto, una vertigine emotiva che attanaglia i sensi. Sagace ed efficace.

«Non so niente, immagino soltanto» (Agota Kristof) 

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