Testimonianza e manifesto antifascista, “Dalla stessa parte mi troverai” di Valentina Mira racconta una storia collaterale all’agguato di Acca Larentia, la storia d’amore di Mario Scrocca e Rossella Scarponi, militanti di Lotta Continua, e la morte sospetta del primo in carcere, dove si trovava, accusato di aver preso parte all’attentato. Una storia che s’intreccia con le vicende personali dell’autrice, cresciuta nel quartiere romano di Appio Latino, senza aver saputo riconoscere e allontanare la violenza fascista che la circondava…
Memoria e oblio, fascismo e antifascismo, carnefici e vittime, storie individuali che diventano storia collettiva. È su questi e su altri dualismi che Valentina Mira costruisce Dalla stessa parte mi troverai (247 pagine, 17 euro), sua seconda opera pubblicata da SEM per la collana Italia Tabloid. Un romanzo di non-fiction che unisce ricostruzioni storiche, testimonianze e autobiografia, con il preciso intento di prendere posizione sulle vicende narrate, mettendone in chiaro gli aspetti più controversi.
Proposto per la dozzina del Premio Strega 2024 dal giornalista Franco Di Mare, che lo ha descritto come “uno tsunami”, Dalla stessa parte mi troverai è stato accompagnato da numerose critiche, reo di essere eccessivamente schierato e di offrire una narrazione parziale sugli eventi di Acca Larentia. Considerazioni che, nel corso del racconto, Valentina Mira respinge preventivamente, esprimendo piuttosto la necessità (e quindi la volontà) di offrire una prospettiva diversa sugli eventi del 1978 e, in modo particolare, sulla retorica intorno alle vittime.
Una storia secondaria? Un errore
Una riflessione, quest’ultima, che troverà spazio tanto nella critica che l’autrice muove nei confronti dell’estrema destra e della narrazione che essa ha diffuso e alimentato in memoria dei propri morti, quanto nella scelta di raccontare l’altra faccia di Acca Larentia, ovvero la storia, spesso ritenuta secondaria e collaterale, di Mario Scrocca. Dalla stessa parte mi troverai è, probabilmente, soprattutto questo: il tentativo di inserire in via definitiva il destino tragico di un giovane uomo e della sua famiglia all’interno di un racconto dal quale è stato periodicamente escluso.
Per farlo, Valentina Mira parte proprio dal 1978, annus horribilis della recente storia italiana, e in particolare da quel 7 gennaio in cui, nel quartiere Appio Latino a Roma, lo stesso in cui è cresciuta, due giovani attivisti del Movimento Sociale Italiano vennero uccisi a colpi di arma da fuoco dai “Nuclei armati per il contropotere territoriale”, organizzazione che, di lì a poco, rivendicò l’iniziativa. Una data che, complice la morte di un terzo militante missino in seguito agli scontri con le forze dell’ordine durante un sit-in organizzato a poche ore dagli omicidi, è diventata un simbolo dei movimenti neofascisti e che viene annualmente ricordata e celebrata.
Un controcanto d’amore e di lotta
A questa prima parte di racconto, intrisa d’odio e del clima degli anni di piombo, Valentina Mira contrappone, già dalle prime pagine, come in una sorta di controcanto, la storia di Mario Scrocca e Rossella Scarponi, due giovanissimi attivisti di sinistra, vicini a Lotta Continua, che, un mese dopo Acca Larentia, si conobbero e innamorarono. Una storia di ‘amore e lotta’, come viene definita dall’autrice, che parla di cuori adolescenti, di tenerezze, di sogni e di progetti e che si mescola, come accadeva spesso in quegli anni, all’impegno politico e sociale.
Nei capitoli dedicati a Mario e Rossella, Mira mostra i due ragazzi crescere, confrontarsi con le difficoltà della vita, trovare lavoro e mettere su famiglia; un percorso bello e ordinario che cambia irrimediabilmente il 30 aprile del 1987. Nove anni dopo i fatti di Acca Larentia, Mario Scrocca viene infatti arrestato con l’accusa di aver preso parte all’attentato dell’Appio Latino. Il tutto si basa sulla testimonianza di una militante della sinistra extraparlamentare che, in una deposizione rilasciata nel 1984, aveva raccontato di aver saputo che un certo Mario, riccio e bruno come Scrocca, fosse tra i membri del commando che colpì Acca Larentia. La stessa notte dell’arresto, Mario Scrocca sarà trovato morto a Regina Coeli, impiccato in una cella progettata per essere anti-suicidio.
Un incontro, una sorellanza
Dopo i fatti del 1978 e del 1987, Mira riporta il lettore ad anni più recenti, e più precisamente al 2021, quando, in occasione della presentazione del suo primo libro (X, edito da Fandango), conosce Rossella Scarponi. Un incontro che suscita nell’autrice il desiderio di tornare a raccontare la storia di Mario, che già conosceva, seppur superficialmente. Una vicenda che parla di resistenza, di lotte per la verità, di grandi delusioni, di ricordo e di oblio, e che per Valentina Mira rappresenta, così come l’incontro con Rossella, un anticorpo contro ogni pulsione neofascista.
Dall’amicizia e dalla frequentazione tra le due, da quella che nel corso del libro sarà definita come una “sorellanza”, nasce la ricostruzione della catena di eventi che caratterizza la storia di Mario Scrocca: dalla notte dell’arresto alla telefonata che ne comunica la morte, passando – secondo un ordine non sempre pedissequamente cronologico – per le indagini, le inchieste, le attenzioni mediatiche e la vita familiare che prosegue e che, come descrive Mira in alcune delle pagine più emozionanti, procede compiendo quella che James Baldwin definiva un’impresa da eroi ovvero “[…] dimenticare e ricordare insieme. Perché dimenticando impazzisci, ma anche ricordando e basta. Che si ricordi dimenticando, che i dimentichi ricordando. È così che si va avanti, in fondo”.
Roma tra latte e sangue
Dalla stessa parte mi troverai è però un libro che parla anche di molto altro. Non è solo il racconto della morte di Mario Scrocca e di tutti i dubbi, compresi quelli sul suicidio (si è suicidato o è stato suicidato?), e dei misteri ad essa collegati, sui quali l’autrice prova a fare ordine. È il racconto di un preciso pezzo della storia italiana, dell’evoluzione delle organizzazioni neofasciste e di cosa ne è rimasto, di cosa ne sopravvive ancora oggi, ma è anche il racconto di chi le ha combattute e le combatte. È un racconto profondamente immerso in Roma e nella sua natura, città che, come vuole la leggenda di Acca Larentia, moglie del pastore che trovò Romolo e Remo e li allattò, nasce con il latte e con il sangue e con questi due elementi convive da sempre. È il racconto autobiografico di Valentina Mira, la cui giovinezza è stata segnata da frequentazioni neofasciste che le hanno lasciato profonde ferite, tra cui uno stupro subito e un successivo amore tossico con quello che nel libro sarà definito “il mio fascista”.
L’espiazione di una colpa
Oltre a essere un libro che prova a fare chiarezza sulla vicenda di Mario Scrocca, Dalla stessa parte mi troverai vuole essere, quindi, una testimonianza e un manifesto antifascista. Scrivendo di Acca Larentia e del vittimismo che ha caratterizzato il racconto negli anni successivi, di Mario Scrocca e dell’ingiustizia profonda che ha portato alla sua morte, Valentina Mira mette nero su bianco quella che considera l’espiazione di una colpa. Una colpa che si attribuisce per non aver saputo riconoscere e allontanare la violenza fascista che la circondava, per aver normalizzato certi comportamenti, banalizzandoli, contribuendo in qualche modo a una forma di negazionismo, oggi più attuale che mai.
Dalla stessa parte mi troverai nasce da una doppia necessità: sapere e raccontare, spiegare e testimoniare, cambiando prospettiva e spostando lo sguardo dall’odio che uccide all’amore che prosegue, anche oltre la morte.
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