Cracovia, fine Ottocento, a una donna dell’alta borghesia, appassionata di polizieschi, stanno stretti i panni della padrona di casa e della moglie. L’impegno nel volontariato le fa conoscere un mistero che riguarda un’anziana ospite di una casa di cura. La sua indagine da dilettante travalica ipocrisie e differenze di genere, in un giallo ironico e dall’ineccepibile ricostruzione storica, “La signora Mohr scompare” di Maryla Szymiczkowa
Scrivere gialli credibili, limpidi e originali sta diventando sempre più difficile. Scovarli nel mare magnum delle proposte narrative sembra ancora più arduo. La casa editrice Rizzoli ne ha pescato uno che sembra avere una marcia in più, il primo volume di una serie scritto da una certa Maryla Szymiczkowa, pseudonimo della coppia (anche nella vita) formata dai polacchi Jacek Dehnel, scrittore, e Piotr Tarczyński, traduttore e storico. C’è il mistero e c’è la commedia ne La signora Mohr scompare (303 pagine, 18 euro), romanzo tradotto da Barbara Delfino, ambientato nella Cracovia di fine Ottocento, città cosmopolita dell’impero austroungarico; un volume che non si deve affatto derubricare alla voce “letture estive”, ma merita di essere scoperto a più ampio raggio. In quarta di copertina c’è anche una testimonial d’eccezione, la magnifica Olga Tokarczuck, premio Nobel.
Indizi e interrogatori
L’indagine è condotta da Zofia Rombotynska, grande lettrice di polizieschi, detective per caso che ha più talento dei poliziotti veri, moglie di un docente di anatomia all’università Jagellonica, coadiuvata dalla fedele domestica Franciszka. A Zofia stanno stretti i panni della moglie che sostiene il marito Ignacy, della padrona di casa che si concede talvolta un po’ di mondanità e della signora impegnata in opere di beneficenza e volontariato; non sa molto della vita reale, di quel che accade al di fuori del suo rassicurante angolo di vita. Farà in fretta la donna – provinciale approdata a Cracovia, un po’ snob e spilorcia – a conquistare spazi, in particolare quando si imbatterà, in una casa di cura per anziani gestita da suore, nella scomparsa di un’ospite della struttura, la signora Mohr, vedova di un giudice. Abile nella deduzione, nella raccolta di indizi e perfino negli interrogatori, Zofia darà un gran contributo alla soluzione dell’enigma (ma la scomparsa della signora Mohr non è il solo…) e all’epilogo più che sorprendente della storia.
Le rivincite
Una ricostruzione storica e socio-politica ineccepibile, un parterre di personaggi chiassosi, gelosi, sognanti e invidiosi, il fascino immortale di Cracovia, una dose abbondante di ironia e la volontà di affrontare precisi temi, in una società maschilista e retrograda come quella polacca alla fine del diciannovesimo secolo, conferisce un’aura speciale al romanzo firmato da Maryla Szymiczkowa. La protagonista è una donna che spezza la noia e si prende varie rivincite, oltre i pregiudizi di ogni genere (il giudice istruttor Klossowitz la irride chiedendole quante indagini abbia condotto in vita sua), le ipocrisie e le diseguaglianze, in nome dei diritti e del desiderio di realizzazione dell’universo femminile.
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