Accanito lettore e bibliomane, Alberto Manguel torna in libreria con un’edizione ampliata e aggiornata del suo libro più famoso, “Una storia della lettura”. Devoto discepolo di Borges, Manguel sviscera la sua storia di lettore e quella dell’atto di leggere, pericolo, evasione, sovversione, con la “partecipazione” di scrittori e personaggi straordinari…
Un autore celeberrimo, prolifico, leggendario, Alberto Manguel, e non solo per la frequentazione e l’amicizia con Jorge Luis Borges. Uno scrittore argentino, Alberto Manguel, poliglotta, vissuto in tenera età in Israele, poi in Argentina, a lungo in Europa, poi in Canada, di cui è diventato cittadino, infine in Portogallo. E poi un suo volume proverbiale, giunto alla terza vita editoriale in Italia, sempre tradotto da Gianni Guadalupi, proposto da Mondadori nel 1997 (ovvero un anno dopo la sua prima apparizione), da Feltrinelli nel 2009 e adesso dalla casa editrice Vita e Pensiero, in una versione ampliata e aggiornata: Una storia della lettura (359 pagine, 25 euro), in cui la nuova traduzione riguarda solo l’introduzione, resa in italiano da Malvina Parsi. Si rivela vinta l’audace impresa di raccontare la propria vita di lettore (il senso del termine è il più ampio possibile, se si pensa che negli anni Sessanta fu chiamato a leggere ad alta voce a casa di Borges) e una storia della lettura, una delle tante possibili. Il volume è colmo di spigolature, storie note e aneddoti misconosciuti.
L’erudizione col sorriso
Una storia della lettura è un libro erudito, ma col sorriso. In questo assecondando parecchio la lezione di Jorge Luis Borges, di cui Alberto Manguel è un discepolo devoto, un uomo fermamente convinto che si possa vivere senza scrivere, ma non senza leggere (altra lezione borgesiana). Questo volume – con capitoli assolutamente autonomi tra di loro – è certamente il libro di un lettore e accanito bibliomane, ancor prima che di uno scrittore, di un critico e di un editore. Leggere è un processo fisiologico, è solitudine, è avventura, è pericolo, è evasione e sovversione, è riscatto sociale, è cibo afrodisiaco per chi è curioso, uno dei più intensi piaceri, celebrato nella sua quintessenza. E si capisce lungo capitoli popolati di scrittori e personaggi, di storie e di idee, di modi e luoghi in cui leggere, una rutilante galleria.
Da scrivere all’infinito
Una scatola magica, un contenitore caleidoscopico, una celebrazione, perfino di odori e rilegature, è Una storia della lettura, scritto con passione, avvincente come un romanzo, in cui fanno capolino Dante, Calvino ed Eco, fra gli italiani, e poi «uno dei più grandi ladri di volumi di tutti i tempi», il conte Libri-Carrucci della Sommaia, fiorentino, classe 1803, Johann Gutenberg, in origine incisore e tagliatore di gemme, Sant’Ambrogio, lettore straordinario, Callimaco, bibliotecario di Alessandria, Walt Whitman e l’evento capitale di un abbonamento alla biblioteca come regalo, e poi Kafka l’imprescindibile, lo statunitense Anthony Comstock dalla «incrollabile missione censoria» (strali anche contro Boccaccio, Rabelais, Shaw, Tolstoj), che si vantava di aver fatto distruggere 60 tonnellate di «letteratura oscena». È una continua, sterminata ricerca quest’opera, che potrebbe espandersi ancora, proiettarsi ulteriormente nel futuro. Un libro da continuare a scrivere all’infinito e certamente da leggere…
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