Colonialismo, ricchezza, decadenza, tutto insieme a Java Road, strada di Hong Kong che dà il nome all’omonimo romanzo di Lawrence Osborne. Una società in bilico, un omicidio, una verità ufficiale che non accontenta il protagonista, un giornalista inglese. E celebri modelli letterari che riecheggiano…
Ci sono luoghi che possono fare da sfondo a storie, che possono esserne anche la scena, in modo più completo, tridimensionale, ma poi ci sono luoghi che invece danno forma e colore alle storie, che hanno complessità, profondità, mutevolezza, producono senso come personaggi principali di ciò che viene raccontato, tanto che a volta lo sfondo sembrano essere gli esseri umani che ci si muovono dentro. Hong Kong è uno di questi luoghi unici, in cui la mescolanza di culture, la stratificazione storica, il dinamismo perenne, generano un insieme dal fascino irresistibile per chi osserva da fuori ma dalle contraddizioni interne fortissime.
Luoghi e storie
La capacità di impastare luoghi e storie è la cifra stilistica di Lawrence Osborne, l’ha già fatto con il Marocco, Bangkok, le isole greche, il Tibet, per fare alcuni esempi. In Oriente, poi, si muove con naturalezza e consapevolezza, riuscendo ad entrare nel presente vivo delle città, dei villaggi, delle regioni di cui tratta, ma facendo emergere anche i profumi, i colori, i suoni di una lunghissima storia.
Java Road è una via di Hong Kong, che dà il titolo al romanzo di Osborne (Adelphi, 209 pagine, 19 euro, nella traduzione di Mariagrazia Gini), una via il cui nome è già un concentrato di contraddizioni, un incrocio di passato e presente, dal nome inglese che richiama il commercio dello zucchero con Giava, ma che oggi è sede di molte agenzie di pompe funebri. Quindi colonialismo, ricchezza, decadenza, tutto insieme.
Un fantasma bianco
In questa via abita il protagonista della storia, il giornalista Adrian Gyle, inglese, vive ad Hong Kong da anni, ma resta sempre un “Gwai lo”, un fantasma bianco. Gyle si aggira per una città agitata da scontri quotidiani tra giovani in rivolta e polizia, osserva con uno sguardo disincantato ma non indifferente il tormento di una società in bilico tra vecchi potentati che tentano di resistere adattandosi ad ogni cambiamento e giovani appassionati che chiedono libertà e autonomia.
Una cover dalla melodia ben nota…
Quando una giovane attivista muore in circostanze poco chiare Adrian decide di non fermarsi alle versioni ufficiali, di scoprire la verità, anche se questa, come già sospetta all’inizio della sua inchiesta, indicherà la complicità di un suo amico, il ricco Jimmy Tang, nell’omicidio. La verità spezza la lunga amicizia tra i due ed anche il legame tra Gyle e la città di Hong Kong. Osborne filtra attraverso gli occhi del suo protagonista i comportamenti di ricchi senza scrupoli, mediocri giornalisti ignavi, opportunisti di ogni tipo, con un repertorio stilistico nel quale risuonano modelli celebri. In Jimmy Tang con i suoi cocktail decadenti e l’estenuante ricerca della raffinatezza estetica riecheggia Fitzgerald e la sua umanità impegnata in party e conversazioni alcoliche. Nel disincanto di Gyle rivivono tutti i duri dal cuore tenero, apparentemente cinici ma realmente sentimentali, discendenti del Marlowe chandleriano.
Questo Java Road si legge dunque un po’ come si ascoltano certi dischi di cover di autori amati, senza lo spunto dell’originalità, ma con il rassicurante piacere della melodia ben nota, a tratti anche ben suonata e riarrangiata.
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