Pensieri nella notte, contro ombre e fantasmi del passato. Intimo e personale “Tutte le ore e nessuna” l’ultimo libro di Asli Erdogan, scrittrice turca che vive in esilio. Non è una di quegli intellettuali che fa finta di niente, ma stavolta analizza se stessa e ragiona sulla scrittura, su quel che non è possibile raccontare davvero…
Voci dal meridione, non solo geografico, del mondo, e possibilmente voci di donne. Un bellissimo biglietto da visita della casa editrice napoletana Tamu, è il romanzo Vicoli della memoria di Conceiçao Evaristo (ne abbiamo scritto qui), a cui aggiungere, adesso, e di corsa, un nuovo libro della scrittrice, giornalista e attivista turca Asli Erdogan, non un nome inedito alle nostre latitudini, visto che è già stata pubblicata da Garzanti e da Keller. In questo nuovo titolo scandaglia la condizione di chi vive in esilio e in esilio continua a fare quello che ritiene sia il suo dovere di donna, di artista, di cittadina.
A proprio agio
Intellettuale nel mirino del regime turco, Asli Erdogan è stata perseguitata e accusata di far parte di un’organizzazione terroristica (ha trascorsa anche alcuni mesi in carcere) più che per i suoi libri per la produzione giornalistica, con molti interventi sgraditi, a cominciare da quelli in favore dei curdi, dalla condanna del patriarcato, della persecuzione degli armeni e dell’antisemitismo. Nel suo più recente libro Tutte le ore e nessuna (212 pagine, 16 euro), tradotto come i precedenti da Giulia Ansaldo, scritto nell’arco di anni e in diverse occasioni, con testi che possono sembrare slegati fra loro, Asli Erdogan dimostra di trovarsi a proprio agio più tra le parole e le frasi più che nei luoghi in cui è stata costretta a riparare.
I misteri che non si riescono a raccontare
Sta vigile, come se fosse perennemente al fronte, Asli Erdogan. Scrive lettere da un capo all’altro del mondo, si desta la notte, ragiona sulla nascita della scrittura, s’arrovella su qualcosa che sfugge, che non è possibile raccontare davvero, laddove le parole non arrivano.
Ma non posso raccontare l’essenza, il fuoco inestinguibile della vita: non posso raccontare l’immagine che non ha forma, l’infinito che non ha immagine, il silenzio che non ha fine.