La Francia e tre guerre, Guenassia sgorga e ci interroga

Torna la prosa torrenziale e accattivante di Jean-Michel Guenassia, in una storia di amicizia e amori che va dagli anni Venti ai Sessanta del Novecento. In “Sarà quel che sarà” attraverso un quartetto di amici cresciuti assieme, racconta alcune cicatrici della storia transalpina, dal colonialismo alla corsa agli armamenti nucleari…

Sgorga in modo magistrale e accattivante, come altri suoi titoli che sono da tempo nei cuori dei lettori, la prosa di Jean-Michel Guenassia, francese impostosi una quindicina di anni fa, con Il club degli incorreggibili ottimisti, quando era un illustre sconosciuto di quasi sessant’anni. Continua a sgorgare, perentoria, la sua arte narrativa, con un nuovo affresco che si nutre di documentazione storica e magnifica verosimile invenzione. Non un raccontare per raccontare, ma per affrontare argomenti vivi e attuali – su tutti la guerra e il ricorso agli armamenti nucleari, ma anche l’emancipazione delle donne – attraverso alcuni avvenimenti storici che hanno lascito ferite e cicatrici nella storia di Francia: stiamo parlando di tre terribili eventi bellici che hanno sconvolto il destino di più popoli, dalla seconda guerra mondiale, alla guerra coloniale d’Algeria e a quella d’Indocina. Il titolo scelto per quest’ultimo romanzo di Guenassia tradotto per la casa editrice Salani da Francesco Bruno è Sarà quel che sarà (476 pagine, 20 euro). Ben si sposa con ciò che accade e con la chiosa del romanzo:

Non si sceglie niente, ci si limita a muovere i primi passi nel sentiero tracciato, si diventa sempre ciò che si è.

Vittorie e cadute di quattro destini

I loro ricordi si sono mescolati, hanno vissuto così tanto insieme che non sanno più distinguere i propri da quelli dei loro amici, ciò che appartiene soltanto a loro, che hanno serbato in una piega del cervello, da ciò che hanno aggiunto perché è stato loro raccontato o perché l’hanno visto su una foto. Alla fine, i pezzi sparsi si sono assemblati, nella testa hanno più o meno lo stesso puzzle. E i quattro sono legati gli uni agli altri come i membri di una famiglia affiatata.

I destini incrociati di un quartetto (Il quartetto di Saint-Maur A Dinard) di personaggi, prima bimbi, nati nel 1928, poi adulti, a lungo inseparabili – i gemelli Thomas e Marie, ma anche Daniel e Arlène, che sono nati lo stesso giorno – costituiscono l’ossatura narrativa attorno alla quale Jean-Michel Guenassia si sbizzarrisce. La rinascita del secondo dopoguerra è uno dei momenti positivi che si alternano a crisi e momenti difficili. Il romanzo si apre con la storia d’amore dei genitori di Arlène, personaggio chiave. Si chiamano Irène e Georges, cameriera lei, falegname e sosia di Rodolfo Valentino… lui. Le vittorie e le cadute del quartetto, a cui la vita e la storia non risparmieranno nulla, sono miscelate sapientemente. Ribelli, ostinati, liberi, ambiziosi, a cominciare da Arlène, amata da Daniel e da Thomas, l’unica a non provenire da una famiglia benestante, che sfida le convenzioni familiari e sociali, e non si piega al destino assegnatole, diventando la prima donna a conseguire il titolo di ingegnere (sarà lei a lavorare al programma degli esperimenti nucleari della Francia di De Gaulle, come il primo nel Sahara…).

Trasformazioni sociali e progressi scientifici

Rancori e ribellioni, perdoni e disperazioni, appuntamenti mancati, strade difficili da percorrere e una tragedia riempiono questo affresco che trascina e porta a spasso il lettore per una quarantina d’anni del Novecento, dagli anni Venti ai Sessanta (e non è difficile immaginare un sequel), fra crisi politiche, trasformazioni sociali, progressi (e pericoli, a lungo taciuti) della scienza. Sarà quel che sarà è fra i più grandi inni alla vita scritti da Guenassia, abile con dialoghi e dettagli, avvenimenti reali, situazioni drammatiche e personaggi credibili, poeti, soldati, artisti, scienziati, che si allontanano e si riavvicinano. Di romanzi corali, come questo, con tanti romanzi in uno, che ci travolgono, ci accompagnano e ci interrogano, non smetteremo mai di aver bisogno.

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