Una vibrante tensione attraversa “L’età fragile”, romanzo di Donatella Di Pietrantonio che ha vinto l’ultimo Premio Strega. Conflitti e contrasti fra presente e passato – che riguardano un complesso rapporto madre-figlia, ma anche la miseria e la brutalità della vita contadina – si sciolgono in un finale di pura poesia…
L’età fragile (192 pagine, 18 euro) di Donatella Di Pietrantonio, edito da Einaudi e vincitore della LXXVIII edizione del Premio Strega, è un libro che si lascia leggere tutto d’un fiato per la vibrante tensione che lo attraversa. Costruita su continui sfalsi temporali, l’opera racconta la vita di Lucia, fisioterapista abruzzese, alle prese con il difficile rapporto con la figlia Amanda, – partita per Milano con tante speranze, ma ritornata in paese profondamente cambiata -, e con un trascorso segnato da una vicenda di cronaca che ha sconquassato i monti nei quali abita.
Presente e passato che si rincorrono
Presente e passato, in queste pagine, si rincorrono in continuazione, caratterizzando la lettura con un ritmo dinamico e permettendo di seguire appassionatamente tutto il percorso biografico della protagonista che porta, su di sé, la complessa fatica dell’essere madre, ma anche figlia e compagna. La vita contadina, che galleggia sullo sfondo di queste vicende, viene raccontata nella sua miseria, ma anche nella sua brutalità, capace di lasciare profonde ferite che il tempo non cancella, limitandosi a modellarle e a renderle una presenza sempre costante.
Il dolcissimo epilogo
Nel continuo intreccio tra ciò che è e ciò che è stato, nel combinato disposto di vari temi, tra cui l’amicizia, la genitorialità, il contrasto tra il mondo di una volta e quello nuovo che ora si affaccia, spicca il dolcissimo epilogo di questo libro di Donatella Di Pietrantonio che diventa pura poesia, regalando un’immagine di intensa dolcezza nel quale finalmente paiono sciogliersi le acredini, le tensioni e i conflitti, taciuti e non, tra i diversi personaggi che popolano l’intera narrazione.
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