Alle spalle un impiego stressante e competitivo a Milano, Filippo si ritrova a lavorare in un canile in Sardegna. Lo racconta Giuseppe Nobile, nel suo debutto “Guinzagli”. Tra la dedizione agli animali, dubbi e perplessità, e rapporti complicati con più di una ragazza, il protagonista del romanzo prova a imbroccare la strada giusta per essere felici…
Il lavoro rende liberi.
Questo gridano le occhiaie tristi attorno a me e le buste di carta in mezzo al tavolo con cui sono arrivate, fredde, le piadine.
Venerdì sera, 22:11, ancora in ufficio.
E invece no, di fronte a questo incipit si va in un’altra direzione. Liberi dallo stress, liberi di scommettere su una vita diversa, di mettersi alle spalle un ambiente lavorativo magari anche di prestigio, ma di nessun riverbero sull’anima e sulle proprie passioni, solo stress e competizione. Per non parlare della vita sentimentale. Sono pensieri che si agitano nelle teste di molti, gli ultimi anni, in tal senso, specie dopo lo shock della pandemia globale, hanno scompaginato piani, desideri e destini di molti. Pensieri su pensieri. Sono gli stessi problemi che vive Filippo, laureato in Economia, trentaduenne, che sogna di liberarsi dagli abiti d’ordinanza, da giornate tutte uguali nel suo ufficio milanese di consulente, dalla paura di volere cambiare ma di non riuscirci, dagli appuntamenti presi su Tinder e spesso rimandati. Filippo, impacciato con le donne, con problemi d’erezione, è una creatura di carta, ma vividissima, opera della penna del siciliano Giuseppe Nobile, uno dei debuttanti su cui ha deciso di scommettere la casa editrice Accento. Giuseppe Nobile ha scritto Guinzagli (368 pagine, 18 euro), un romanzone in cui libera da certi guinzagli il suo Filippo, per farlo rinascere a tutt’altre latitudini, assieme ad animali che dovrebbero avere a che fare anch’essi con guinzagli, ma forse no…
Il dialogo a una voce con un cane
Vuole altro Filippo, esprimere capacità, non stare semplicemente dietro una scrivania, per questo si dimette nel corso di una riunione. Vuole altro. E sembra trovarlo, in Sardegna, dove lavora in un canile per ottenere semplicemente vitto e alloggio, oltre al “conforto” che riesce a regalargli un amico a quattro zampe, Sansone, in un dialogo a una voce: a lui fa domande, confida dubbi e sentimenti, solo lui sembra comprenderlo fino in fondo. Guinzagli ci racconta della necessità di un sogno, nel quale il lavoro non sia soltanto la premessa del consumo, ma strumento di nutrimento per per l’uomo. Le sue giornate sono scandite dal salvataggio di cani, quelli sottratti alla gente violenta, quelli che fuggono dai recinti. E assieme a lui ci sono altre persone che scappano da qualcosa o semplicemente dal passato, che provano a imbroccare la strada giusta per essere felici, magari nel dubbio costante di aver fatto bene, a mollare quel che c’era prima.
Far divertire e far pensare
Non tutto va per il verso giusto, non tutto è rose e fiori, specialmente nelle relazioni umane. Il concetto della fuga che ha animato il vissuto appena precedente di Filippo finisce per riproporsi nei rapporti, specie con le donne. Il desiderio che lo avvicina a una ragazza che lavora in un bar, Camilla, e alla sua collega Beatrice, finisce per esaurirsi rapidamente, scappando. L’ultima parte del romanzo – che avrebbe un fondo autobiografico – è un crescendo travolgente e sorprendente. Giuseppe Nobile mostra di avere gli strumenti per divertire e far pensare, per mettere i lettori di fronte a debolezze e momenti di crisi, lasciando addosso segni di rivalsa e di coraggio.
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