Una cinquantina di articoli e brevi saggi costituiscono “Racconto di romanzi e di poeti” di Enzo Siciliano. Pagine che rinsaldano la forza del suo magistero senza retoriche e dogmi e raccontano in gran parte l’Italia letteraria del Novecento
Un volume definito prima della morte dallo stesso Enzo Siciliano, con importanti schegge dell’Ottocento italiano e poi fari puntati sul Novecento del Belpaese. Libri e scrittori visti da un osservatorio privilegiato, quello di Enzo Siciliano, scrittore che sconosceva la gelosia, letterato talent-scout (tanti giovani ha allevato nella redazione di Nuovi Argomenti), amante delle arti figurative e critico d’arte. Un magistero, il suo, senza retoriche e dogmi, puntuale e mai aggressivo, ammirato dai progressisti e stimato dai conservatori. L’ultimo dei suoi libri, che arriva quasi dall’aldilà e ci racconta l’Italia delle lettere, ma senza la Sicilia (agli scrittori isolani aveva dedicato un’opera pubblicata da Manni), è proposto da Luigi Pellegrini editore, il suo titolo è Racconto di romanzi e di poeti (313 pagine, 18 euro), in libreria grazie alla cura di Flavio Santi e con una puntuale prefazione di Raffaele Manica, già curatore delle sue Opere scelte per I Meridiani.
L’insolvenza del romanzo italiano
Da Foscolo e Pascoli a Veronesi e Desiati, passando per Morante («tutto quello che ha scritto replica una sola parabola – quella per cui la fanciullezza o la prima adolescenza rappresentano l’età eroica dell’uomo») e Arbasino («il suo riscriversi mi parve una di quelle manie dettate dall’urgenza di mettere un ordine a tutti i costi laddove non c’è… Un libro è anche un’esperienza irripetibile di vita»), dall’istinto di Penna alle nostalgie di Caproni, a Bertolucci, Pasolini e Moravia (il suo mentore più noto, ma non vanno dimenticato Bassani, Sapegno e Debenedetti), Enzo Siciliano abbraccia – con articoli e brevi saggi scritti tra la fine degli anni Settanta e il 2005 – un lunghissimo arco temporale della letteratura italiana, per cui spesso s’accende e s’appassiona. Circa cinquanta ritratti, scritti inevitabilmente con qualche ricordo personale che s’intreccia a essi, quando il coinvolgimento è diretto, con lingua raffinata e giudizio fermo, a cominciare da quello sulle alterne fortune del romanzo in Italia, genere che ha a che fare con «un’insolvenza che riguarda i destini generali del Paese». L’attenzione per l’avanguardia (e per le donne) è minima, c’è spazio invece per alcune voci nel deserto dalla grandissima potenza, non del tutto riconosciuta, o dimenticata: Dessì, Volponi, Alvaro, Satta, D’Arzo; un solo libro di questi autori squasserebbe tante certezze del presente, se arrivasse in libreria adesso…