Uno spudorato invito alla lettura di “A scuola non si muore” di Gaja Cenciarelli, spassosissimo noir in salsa romanesca, in cui il detective è un’ipocondriaca prof di inglese e l’assassino sta in un liceo di periferia. Tra ritratti onestamente imperfetti e una quieta suspense…
Questa recensione sgomita da giorni fra i miei neuroni sonnecchianti da prof in modalità OFF, perché se non me lo avesse segnalato un mio caro amico, con estrema probabilità, di questo noir spassosamente inusuale non mi sarebbe giunta eco. Devo necessariamente rimediare, per quanto possano farlo due righe appassionate, a quella che ritengo una svista fra gli addetti ai lavori. Gaja Cenciarelli non sarà (né ambisce ad esserlo) Stephen King, ma A scuola non si muore (310 pagine, 15 euro) edito da Marsilio, ha strappato a chi scrive più di un sorriso e azzardo che potrebbe catturarne molti altri di sorrisi, invitando al contempo alla riflessione su un mondo, quello della scuola, di cui molti si sentono in diritto di disquisire ma che solo coloro che ne vivono tutte le infinite sfumature – 50 sono troppo poche – conoscono.
Il mio è uno spudorato invito alla lettura di questo romanzo …
Non è la Rai
Un’unica titubanza nutrivo verso A scuola non si muore, avevo lo scocciato timore di ritrovarmi di fronte ad una zuccherosa fiction sulla scuola in formato cartaceo. Ogni tanto è piacevole essere smentiti, pur se qualche stereotipo spunta come un fungo dispettoso fra le righe di questo giallo in salsa romanesca. Gaja Cenciarelli si fa perdonare qualche scivolone fra i luoghi comuni perché fornisce un quadro della nostrana realtà scolastica non eccessivamente romanzato, abbastanza aderente alla realtà. I protagonisti a volte si stagliano sullo sfondo della storia quasi come delle macchiette, ma è una licenza letteraria chiaramente voluta per alleggerire i toni a tratti cupi di quello che rimane in fin dei conti un noir, spassosissimo, ma pur sempre un noir.
C’è un assassino dentro un liceo di periferia e c’è una detective suo malgrado, che incidentalmente è anche una professoressa di inglese.
Questo è tutto ciò che saprete da me sulla trama. La prof.ssa Magnani cita diverse volte il tenente Colombo, il più stralunato (all’apparenza) fra gli investigatori del piccolo schermo. Leggere però non è come guardare una puntata del simpatico detective italoamericano, dove fin dall’inizio conosciamo chi ha commesso il misfatto. Immergersi in un’opera letteraria è come quando ci innamoriamo e abbiamo fretta di conoscere tutto di chi rende i nostri sogni più dolci, ma al contempo vorremmo fermare il tempo e assaporare con lentezza ogni soffio di fiato. Bisognerebbe far l’amore con i libri, cercarli, annusarli, sfiorarli e poi farli nostri.
Un frammento di bellezza
Voglio condividere con lei un frammento di bellezza.
Queste le parole di uno studente della prof Margherita Magnani, che risuonano frammiste di ironia e di dolcezza. Ciò che cattura l’attenzione, di un lettore che non abbia in odio sommo l’istituzione scolastica, è il rapporto, sui generis e assolutamente sopra le righe ma delicatamente poetico, fra questa insegnante ipocondriaca – che verrebbe magistralmente interpretata da Margherita Buy – e i suoi scalcagnati studenti.
Fra la scuola ideale e quella reale c’è ancora posto per frammenti di bellezza, di leggerezza, di passione per il lavoro che non travalichi necessariamente in una vocazione da novelli don Milani.
La scrittura di Gaja Cenciarelli è lineare, semplice, gradevole nella sua levità, e riesce a tratteggiare personaggi, magari non proprio realistici, ma indubbiamente lontani dal banale, dal consueto sguardo messianico sul mondo dell’istruzione.
A scuola non si muore restituisce ritratti onestamente imperfetti, a volte scanzonati, altre arcigni, di tipi umani in cui riusciamo a specchiarci, che possiamo detestare o ammirare. Chi non odierebbe d’altronde il vicepreside spione fintamente amichevole, che accidentalmente insegna filosofia e storia e che nessuno vorrebbe nel proprio consiglio di classe?
Il resto è onere di chi leggerà il libro di Gaja Cenciarelli … tentare di individuare l’assassino, escludere gli indizi fuorvianti, immergersi in un’atmosfera di quieta suspense, sorridere morbidamente delle tenerissime imperfezioni di molti attori di questa trama decisamente ben architettata.
L’estate è al suo apice e i banchi (con e senza rotelle) sono lontani, ma non troppo, almeno per me, perché io non faccio l’insegnante, io sono un’insegnante, e questo a prescindere da me …
Buona lettura.
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