Romanzo da non lasciarsi sfuggire è “Il libro dell’acqua e di altri specchi” di Nadeem Aslam, che racconta dell’indicibile segreto di una vedova nel Pakistan del terzo millennio, dominato da violenza, corruzione, oscurantismo e misoginia. Lei e altri personaggi in fuga affrontano vecchi e nuovi demoni…
Che magnifico romanziere è Nadeem Aslam – pakistano cresciuto in Inghilterra fin da adolescente – e che opera meravigliosa è Il libro dell’acqua e di altri specchi (408 pagine, 22 euro), pubblicato da Add. Se il nome non vi suona nuovo è perché questo libro, l’ultimo pubblicato finora da Nadeem Aslem, nel 2017, fu tradotto nel 2019 sempre dalla casa editrice torinese, che adesso lo ripropone meritoriamente in una nuova edizione, stessa versione in italiano di Norman Gobetti e copertina fantasmagorica, come si conviene a quello che è in assoluto uno dei fiori all’occhiello del catalogo Add. Un titolo che su questo sito avevamo già brevemente consigliato, con mirabile sintesi (in questo articolo collettivo), e su cui oggi torniamo felicemente, consapevoli della sua importanza: chi fa l’amore con la lettura, non può lasciarselo sfuggire.
La tragedia e i fuggiaschi
Quelle di Nadeem Aslam sono pagine di sentimenti e di grande talento narrativo, con un’architettura robusta; è un romanzo, raffinato, poetico e politico, che si divora come un bestseller, imperniato sulla perdita, sul lutto, e sul segreto di una donna, di una moglie, Nargis (vero nome Margherita, nata come cristiana, che però si professa di fede islamica per sfuggire alle persecuzioni a cui in Pakistan sono sottoposti i non musulmani), segreto non ha svelato nemmeno all’amato Massud. Quest’ultimo, vittima accidentale di una sparatoria, lascia Nargis vedova e sola in un’immaginaria città, Zamana, dove gli estremisti religiosi vanno per la maggiore, e dove il suo passato (a cominciare dalla fuga dalla città di Lyallpur e dal dolore recato a Solomon, uno zio sacerdote), per così dire non limpido, potrebbe riemergere con infauste conseguenze. Ne Il libro dell’acqua e di altri specchi Nadeem Aslam evoca il disorientamento che segue un amor perduto, e perduto così violentemente, e fa affrontare vecchi e nuovi demoni a una protagonista con cui è abbastanza semplice interagire in nome dell’empatia. Non la sola, a dire il vero, si pensi a un altro perseguitato, il guidatore di risciò Lily, o ad altri due riuscitissimi personaggi, come Helen e Iram: la prima, cresciuta come una figlia da Nargis e Massud, e costretta alla fuga, il secondo, già terrorista del Kashmir, ricercato dagli ex compagni, innamorato di Helen.
Il senso di colpa
A tanta violenza, ignoranza e corruzione, a tanti oscurantismo e odio, a tanta misoginia – siamo nel Pakistan del terzo millennio – Nadeem Aslam contrappone, a dispetto di tutto, l’amore, la cui metafora, e non solo, è un’isola in un fiume, una specie di oasi pacifica, dove trovano rifugio i fuggiaschi di questo romanzo, che avvolge e appassiona. Fortissimo è il senso di colpa che si agita nel petto di Nargis/Margaret per non aver mai detto la verità sulle sue origini al marito, architetto come lei, musulmano non particolarmente osservante. sarà il motore propulsore di tutto quello che sarà capace di fare. Una lettura da non mancare, da recuperare, come quella del primo romanzo di Nadeem Aslam apparso in Italia, Mappe per amanti smarriti.
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