Uno degli episodi più leggendari della letteratura, che mise fine a una lunga amicizia, quella tra i due futuri Nobel, è centrale nel romanzo “I giganti” di Jaime Bayly, tra inchiesta e fantasia, testimonianze e pettegolezzi. Tra i capitoli sfilano personaggi realissimi, dittatori, poeti, amanti e mogli di Gabriel Garcia Marquez e Vargas Llosa
Prendete il boom latinoamericano e immaginate che diventi un grande romanzo. Smettete d’immaginare, è realtà e l’ha scritto il peruviano di stanza a Miami Jaime Bayly, autore fino a quasi tre lustri fa pubblicato da Sellerio, che ha in catalogo tre suoi titoli, e adesso tornato in auge con un nuovo libro dalla copertina irresistibile, con foto d’epoca di due scrittori in giacca e cravatta, sulle cui spalle è molto difficile salire, Gabriel Garcia Marquez, scomparso dieci anni fa (del postumo Ci vediamo in agosto abbiamo scritto qui) e Mario Vargas Llosa, che era nato nove anni dopo l’amico-nemico colombiano, ed è vivo e lotta assieme a noi. Un paio di mesi prima dell’uscita del volume di Jaime Bayly, Vargas Llosa ha commentato testualmente: «Quel libro sarà un mucchio di menzogne, ovvio. Che cosa orribile». Ottimo viatico, dunque.
Spasso e irriverenza
Quello di Jaime Bayly è un romanzo-inchiesta (l’autore ha conosciuto entrambi i premi Nobel, i due autori più noti del boom, per tacere del forse ancora più grande Cortazar, che scontava la colpa d’essere meno esotico…), che fa riferimento a ricerche, confidenze e pettegolezzi, ma che è anche pieno di immaginazione, con ottimi non artificiosi dialoghi, con vari episodi spassosi e irriverenti, con personaggi realissimi che sfilano fra i capitoli, dittatori e poeti, mogli e amanti. È stato tradotto da Silvia Sichel, pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli, e si intitola I giganti (278 pagine, 19 euro).
Ex amici fraterni
Prende di petto i due autori di vari classici della letteratura universale – in qualche modo figli di Rulfo e Onetti, e un po’ di Borges e di tanti altri – dall’episodio meno letterario che li accomunò, il «pugnetazo» con cui, a Città del Messico nel 1976, Vargas Llosa, quasi un boxeur cresciuto in un accademia militare, stese Garcia Marquez, fino ad allora amico fraterno, ammirato e suo ammiratore, con cui aveva perfino provato a scrivere un romanzo a quattro mani, su una guerra fra Perù e Colombia («Ti garantisco che scriveremo il libro più delirante, incredibile e spettacolare che sia mai stato concepito»).
Intanto, in casa della fotografa Mendoza, steso sul divano, con l’occhio sinistro coperto da una bistecca, garcia Marquez pensava, immalinconito:
“Cazzo, però. Quel cadetto ha finito per assomigliare a suo padre. Quando scrive è un artista. Ma nella vita sembra un soldato. Risolve tutto con la violenza, con le botte. Se vivesse come un artista, mi avrebbe raccontato cosa gli ha detto Patricia e ci saremmo bevuti un paio di bicchieri, non so se gli avrei detto tutta la verità, ma almeno mi avrebbe dato l’opportunità di farlo. Ma no: ha creduto a occhi chiusi a lei e non mi ha voluto ascoltare. Ha agito da soldato, da soldato mi ha picchiato, mi ha dichiarato guerra senza sentire le mie ragioni. SE fossi riuscito a dirgli come sono andate le cose con Patricia in discoteca e in albergo…
La sbandata sul transatlantico
La ricostruzione romanzesca dell’episodio incriminato – una notte alcolica di Gabo e della moglie del suo grande amico – è solo una piccola parte di un romanzo avvincente che segue le famiglie di entrambi nei loro spostamenti, nelle ottime relazioni intercorse a Barcellona, alla corte della stessa agente, Carmen Balcells, artefice dei loro successi, che nella vita reale provò possibile e impossibile per favorire la riconciliazione. Il romanzo dà anche conto della sbandata lunga anni di Vargas Llosa per la giovane e bellissima Susana Diez Canseco (trasfigurata in Avventure della ragazza cattiva), conosciuta nel transatlantico con cui lo scrittore (e famiglia al seguito) stava rientrando in Perù dalla Spagna: motivo della crisi che aveva condotto sua moglie Patricia, a cercare conforto negli amici Gabo e Mercedes (moglie del colombiano).
Amicizia, successo, sesso e fantasia
Si riflette sul senso dell’amicizia, ne I giganti, si ragiona sulla natura dei segreti, sulla quella del successo, che baciò entrambi gli scrittori, in momenti e in modi diversi. Si fa luce sulle divergenze politiche (entrambi castristi, ma il peruviano negli anni ha abbracciato la destra liberale), che avevano allentato un po’ il rapporto fra i due anche prima del destro da ko di Vargas Llosa. Bravissimo ad affabulare, Jaime Bayly, si concede anche sprazzi surreali, ironici, arguti (irresistibile il racconto del funerale riservato alla gamba amputata di un dittatore peruviano, a cui assiste Vargas Llosa). È giocoso, scansa la seriosità, oscilla tra realismo magico e telenovelas, come si addice alle vite per nulla ordinarie di Gabito e Marito, campioni di appetiti sessuali e di mondi fantastici, di eccessi e di follie, di amori e disamori smisurati, di un’amicizia a pezzi mai più ricomposta…
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