Se la bomba non fa paura, Parazzoli tra realtà e invenzione

Da un fatto di cronaca realmente accaduto a una trasfigurazione fiabesca: c’è una bomba, un reperto bellico, da disinnescare nella zona di piazzale Loreto, a Milano. Ma c’è chi rifiuta di lasciare la propria casa, e fa i conti con incontri onirici o assurdi. “L’evacuazione” di Ferruccio Parazzoli è un gioiello di prosa limpida…

C’è un prima e un dopo L’evacuazione (120 pagine, 13 euro), romanzo di Ferruccio Parazzoli che Urban Apnea, temeraria casa editrice palermitana (cliccate sul sito, dove è possibile scaricare gratuitamente l’intero catalogo), ha mandato in libreria a quasi vent’anni dalla prima edizione targata Mondadori. Autore di lunghissimo corso e dirigente mitico, proprio a Segrate, Parazzoli ha concepito questo libro come il secondo di una trilogia, iniziata con MM rossa e conclusa con Piazza bella piazza. Il prima e il dopo. Tutti e tre, naturalmente, si possono leggere in autonomia, pur costituendo nel complesso un affresco letterario e spazio-temporale (molto amato dallo scrittore) di un luogo preciso e caotico di Milano, dove lo stesso autore abita da tempo, dove la storia è passata lasciando il segno (lì furono appesi i cadaveri di Mussolini e Petacci), e dove il quotidiano presente metropolitano si fa strada, rumorosamente. Un microcosmo realissimo e immaginato, fra vie, visi e vite attorno a piazzale Loreto, un luogo dell’anima che fa capolino in altri suoi romanzi, oltre a quelli della trilogia.

Non un uomo in rivolta, ma…

Introdotto da un “discepolo” di Parazzoli, ovvero lo scrittore Giuseppe Genna, il romanzo L’evacuazione parte da un fatto di cronaca realmente accaduto, il ritrovamento di un ordigno bellico nella zona di piazzale Loreto, che costringe i più, dietro ordine delle autorità cittadine, a sgomberare e lasciare le proprie case in attesa che la bomba sia disinnescata. Il resto, fra avvenimenti bizzarri e inaspettati, e incontri del protagonista – l’inquilino dell’ottavo piano di un edificio che decide di restare nel proprio appartamento dopo avere comperato pane e un quotidiano – è frutto dell’ingegnosa maestria di Parazzoli. «La trama – avverte lo stesso Genna – è impalpabile quanto la sostanza delle controfigure che il protagonista viene a mano a mano incrociando in questa sua assoluta renitenza allo spostamento: essi sono spettri, fantasmi, i vivi che non vediamo…». Così, l’inquilino dell’ottavo piano, non uomo in rivolta, semmai solo indifferente a qualsiasi tipo di rischio (non è il solo, c’è anche Evelina, di fronte…), perfino a quello di multe e sanzioni, tra fantasia e realtà, visita le viscere della metropoli, finendo per incontrare dall’insegnante di filosofia alla prostituta, dalla portinaia a un giallista di scarso successo…

Assurdo e onirico, ma…

Cronaca e invenzione, realtà e ignoto. Parazzoli sembra corteggiare tutto e poi tirare dritto per la strada che lo porta a un’affascinante fiabesca mescolanza. Squarci assurdi e onirici, nel dipanarsi del volume, si sposano con una scrittura di una semplicità e di una limpidezza invidiabili: prosa che è fondamento di una contrapposizione fra bene e male, tra resistenza e nichilismo. Mai superficiale, mai banale, Parazzoli rappresenta un unicum nella letteratura italiana degli ultimi decenni. Scoprirlo, leggerlo, diffonderlo è una missione per chi ancora crede nei libri.

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