Giallo atipico, leggero e profondo, è “Sporca faccenda, mezzala Morettini”, scritto a quattro mani da Marco Ferrari e Marino Magliani. Protagonista un procuratore ante-litteram che cerca un giocatore scomparso e sogna un affare della vita, il raggiro a un club italiano, a cui rifilare tre improbabili calciatori. Una gran commedia, se non fosse per le violenze perpetrate dalla dittatura in Argentina…
Si può essere leggeri, stralunati e allo stesso profondi. Un libro, quando è scritto e costruito bene, permette anche queste strambe alchimie. È il caso di Sporca faccenda, mezzala Morettini (304 pagine, 19 euro), romanzo ambientato tra Argentina e Italia negli Anni ’60 e composto a quattro mani da Marco Ferrari e Marino Magliani per i tipi di Edizioni Atlantide. Già il titolo, evocativo e intriso di ironia in salsa vintage, merita l’attenzione degli avventori estivi delle librerie. E lascia intuire che siamo in presenza di un giallo atipico, in cui vicende che hanno a che fare col pallone (quello di una volta, s’intende, quando gli stranieri erano oriundi che arrivano in transatlantico), si intrecciano con faccende divertenti e intrallazzi rocamboleschi, in un contesto storico color piombo che pur stagliandosi nitido sullo sfondo non diventa mai predominante e, di conseguenza, non finisce mai per scalzare i protagonisti della storia, delineati magistralmente dai due autori.
L’Argentina cadeva a pezzi e lui si muoveva attraverso le distese infinite della nazione per constatarne la febbre da prossimo decesso. Il calcio, poi, era lo specchio di quel paese inconcludente.
Il calcio, abisso o salvezza
Marco Ferrari, spezzino classe ’52, giornalista di “Repubblica” oltre che scrittore, e Marino Magliani, nato nel ’60, origini ponentine, di stanza nei Paesi Bassi, sanno maneggiare la materia letteraria e in questo romanzo, che richiama inevitabilmente le atmosfere di Osvaldo Soriano, dove il calcio è fede e può diventare abisso o salvezza, ne danno ampia dimostrazione. L’ambientazione storica, nonché geografica, risulta vincente e aderente alla realtà: d’altronde, l’Argentina ha un legame fortissimo con la Liguria (come testimonia, per esempio, la genesi del club più famoso di Buenos Aires, il Boca Junior, fondato da immigranti genovesi e il cui soprannome tutt’oggi è Xeneizes, ovvero “genovesi” in dialetto) e i due autori conoscono bene il paese di Evita Perón: Ferrari è legato all’Argentina per via di madre e Magliani ha vissuto a lungo in Sud America e ha tradotto parecchi testi argentini in italiano. Si diceva della leggerezza e della profondità: già, perché Sporca faccenda, mezzala Morettini si legge facile in spiaggia, sotto l’ombrellone con un tè freddo in mano o una birretta ghiacciata, ma una volta rientrati a casa, resta in bocca quel gusto amaro della violenza e dell’ingiustizia di Stato che il susseguirsi delle dittature di stampo militare hanno perpetrato in Argentina (e non solo).
Un procuratore, da un regime a un altro
Menconi, mi senti Menconi? Mi serve un trio meraviglia, due punte e un regista Ce li hai? Me li trovi?
Protagonista della storia è Diego Alvaro Menconi, quello che oggi verrebbe definito un procuratore. Don Diego attraversa l’Argentina, dalla capitale alle sterminate pianure della Patagonia, a caccia di talenti da spedire Europa: in Francia, in Spagna o magari in Italia, da dove sono arrivati i suoi avi (anarchici d’inizio secolo) per sfuggire alla persecuzione politica messa in atto da un altro regime. Menconi è un uomo solo, romantico e malinconico, perennemente sulla via della sconfitta, ma mai rassegnato, a cui ad un certo punto una vicina di casa (Alicia) chiede aiuto per rintracciare il marito calciatore (la modesta mezzala Luis Pacifico Morettini), sparito nel nulla. Il timore è che sia un “caso politico”. In realtà la ricerca si rivelerà l’inizio di un’avventura ricca di peripezie e inganni in cui Menconi proverà ad imbastire quello che potrebbe tramutarsi (per lui) nell’affare della vita: una tripla cessione ad un club italiano (la Sampdoria) di tre mezze calzette spacciate per campioni con l’improbabile complicità di un proto del settimanale “El Grafico”. L’attesa di notizie provenienti dall’Italia, le chiamate internazionali filtrate da telefoniste con marcati accenti di provincia, l’arrivo a Genova nell’indifferenza generale, riempiono lo sviluppo di una storia che se fosse un film avrebbe come regista Dino Risi o Luigi Zampa.
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