Andrea Dei Castaldi, tre uomini intorno al cor mi son venuti

Limpido, cesellato, profondo è “Le parole d’ordine” di Andrea Dei Castaldi. A decenni di distanza tre commilitoni si ritrovano al cospetto di un loro compagno che in guerra, nonostante un trauma e una mutilazione, aveva dato prova di dignità, fermezza e gentilezza. Le loro vite, stravolte dal conflitto, forse hanno ancora una speranza nel nuovo incontro con Oreste…

Ma la solitudine non è distanza, penso allora. È qualcosa che cresce dentro di noi quando voltiamo le spalle al mondo, quando è solo la paura a guidarci, ed è sempre un errore darle retta, perché non ci si difende dalla vita.

Ci sono scrittori che oscillano fra impalpabilità e narcisismo. Andrea Dei Castaldi, veneto di Asolo, è quanto di più lontano si possa immaginare da questi estremi. Scrive con grande cura per ogni singola parola, mira ad avere lettori che vogliano riflettere, confrontarsi con grandi temi, non restare imbambolati davanti a intrecci pirotecnici ma magari vuoti. Andrea Dei Castaldi torna a pubblicare ancora con la casa editrice Barta e il suo nuovo romanzo si intitola Le parole d’ordine (174 pagine, 13 euro).

Avere fede

Credere in qualcosa in modo fideistico. È uno dei principali oggetti di riflessione della nuova opera di Andrea Dei Castaldi, scritto, come egli stesso confessa, in un periodo durissimo della propria esistenza. Il romanzo copre – non in ordine strettamente cronologico – un arco temporale che va dai primi anni Trenta alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, e oscilla, sostanzialmente, tra la Libia, l’India e il Veneto. Ha il suo nucleo più forte e passionale nella seconda guerra mondiale, che torna in vari flashback, e nel bellissimo e poetico epilogo in cui tre uomini – «come se trentasette anni non fossero mai passati» – incontrano di nuovo Oreste Casari, per merito di sua nipote Olga. Oreste dal giorno del suo dodicesimo compleanno, sono le pagine con cui si apre il romanzo, vive una terribile esperienza in acqua, quasi una morte per annegamento, e una mutilazione che gli cambierà per sempre la vita. Domenico Buzzati, in guerra il Capitano, Stefano Casadei, allora cappellano militare ma adesso non più sacerdote, e il medico John Abbott ritrovano l’amico di un tempo, uomo di grande carisma e fermezza, con i quali forse possono interagire, a partire dalle rispettive crisi, innescate proprio dalla guerra: quella di Domenico, che ha smarrito i propri ideali politici, quella evidente di Stefano, che crede in Dio, ma non nelle istituzioni ecclesiastiche, quella diJohn, uomo di successo ma senza amore,

Avere speranza

Nel ricordo di quell’uomo, Oreste, coraggioso e gentile, che sapeva andare sempre oltre il dolore, tre uomini provano a mettere in discussione i rispettivi traumi, quel che la guerra aveva cancellato di loro. La dignità, la fede, una resistenza interiore fuori dal comune costruiscono un modello di vita che sa dare ai loro occhi un’alternativa importante. Andrea Dei Castaldi regala un racconto limpido, cesellato, profondo. È di libri come questo che c’è bisogno in giro.

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