Libri già assurti allo status di classici e un paio di outsider niente male. Ecco – per la nostra rubrica più amata, qui le altre puntate – la lista di sette suggerimenti di lettura di Cosimo Buccarella che, dopo il primo romanzo “I fuoriposto” (ne abbiamo scritto qui), è tornato in libreria con “La più bella di sempre”, pubblicato come il primo da Corbaccio. In questo secondo romanzo di Cosimo Buccarella si torna in Salento, dove si ritrovano molti protagonisti de “I Fuoriposto”, a cominciare dal DP Camp n. 34…
“Vite pericolose di bravi ragazzi” di Chris Fuhrman (Atlantide), traduzione di Clara Ciccioni
Unico romanzo del compianto Chris Fuhrman, Vite pericolose di bravi ragazzi ci trasporta a Savannah, Georgia, negli anni ’70. E lo fa attraverso una scrittura affascinante, densa di stile, raccontando le vite di una banda di ragazzini: gli innamoramenti e le delusioni, i rischi e le speranze, le risate e le lacrime. Un romanzo di formazione trascinante, che si legge col sorriso sulle labbra, ti accompagna verso un finale malinconico, ti ravviva i ricordi dell’adolescenza, e ti fa dire che la vita è proprio così, spensierata e tragica insieme.
“La vita davanti a sé” di Romain Gary (Neri Pozza), traduzione di Giovanni Bogliolo
Con La vita davanti a sé di Romain Gary restiamo nella galassia dei romanzi di formazione, ma con uno sguardo differente, in qualche modo più solitario e riflessivo. Già leggendo le prime righe ci si rende conto di essere davanti a uno di quei capolavori della letteratura che resteranno immortali, e in effetti la storia del piccolo Momò, ragazzino musulmano cresciuto da un’anziana ebrea in una Parigi alle prese con le sfide della multicultura, resta attualissima, nonostante siano ormai trascorsi quarantanove anni dalla prima edizione del romanzo. Ma qui si ride all’ennesima potenza, si piange all’ennesima potenza, ci si intenerisce all’ennesima potenza, e queste emozioni non passeranno mai.
“Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald (Minimum Fax), traduzione di Tommaso Pincio
In estate i ricchi newyorkesi si trasferiscono sugli Hamptons, ed è da quelle parti che ci conduce Fitzgerald con il suo romanzo capolavoro. Il non-ricco Nick incontra il ricchissimo Jay Gatsby. E anche se Nick lo ignora, l’interesse del miliardario verso di lui non è casuale. Perché le persone come Gatsby non fanno mai nulla senza un motivo. Romanzo simbolo dell’età del jazz, si legge tutto d’un fiato anche per merito della traduzione di un Tommaso Pincio in stato di grazia, che ci regala una prosa suggestiva e impeccabile.
“Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso” di David Foster Wallace (Minimum Fax), traduzione di Martina Testa
Ci sono i bravi autori, ci sono i geni della letteratura, e poi c’è David Foster Wallace. Un grandissimo autore statunitense per un romanzo che più statunitense non si può: l’onnipresenza del McDonald’s, la pervasività della pubblicità, relazioni sociali sfilacciate fin quasi a spezzarsi, i grandi spazi dell’Illinois, ingenuità e solitudine strisciante. Si ride tantissimo, ma lo si fa col cuore in gola. La prosa, come sempre quando c’è di mezzo David Foster Wallace, è magnifica, Martina Testa alla traduzione è una garanzia. Un libro che finisce in fretta ma non ti abbandona mai.
“Per guarire un cuore infranto” di Barbara Pym (La Tartaruga), traduzione di Cinzia Peruccini
Delicatissimo romanzo in cui l’umorismo sottile della Pym raggiunge il suo apice, e diventa talmente sottile che se non stai attento finisci per non notarlo. Purtroppo quest’autrice britannica, da alcuni anni riscoperta in patria, da noi non gode del credito che merita, forse anche a causa delle traduzioni non sempre ispirate – molto meglio leggerla in inglese. Per guarire un cuore infranto ci racconta di Dulcie, che vuole dimenticare il ragazzo che l’ha lasciata “perché non la merita” (e quando l’ex tornerà alla carica, Dulcie non potrà fare a meno di chiedersi che cosa sia successo, nel frattempo, per far sì che adesso lui la meriti: è lui che ha fatto qualcosa per elevarsi, o è lei a essere scaduta nella sua considerazione?) Una storia rilassante, che si legge col sorriso e tiene incollati alle pagine a seguire le vicende dei suoi personaggi, così pieni di difetti da sembrare veri.
“22/11/’63” di Stephen King (Sperling & Kupfer), traduzione di Wu Ming 1
Sentimento, mistero, dramma, azione, ricostruzione storica e… viaggi nel tempo! Chi, se non Stephen King, poteva trarre un capolavoro da un simile frullato? Forse, è vero, intuisci il finale almeno a cento pagine dalla fine, ma forse proprio questo è il punto di forza di questo romanzo, perché da quel momento in poi non lo metti più giù, tanto non vedi l’ora di leggerlo, quel finale. Per me il miglior romanzo dello zio Stephen, con una nota di merito alla traduzione eccellente di Wu Ming 1, che rende questo libro ancor più imperdibile.
“Gli anni alieni” di Robert Silverberg (Mondadori, Urania), traduzione di Cecilia Scerbanenco
Gli alieni sbarcano sulla Terra e impongono un lockdown che dura per generazioni. Letto dopo la pandemia di Covid, questo romanzo di Silverberg assume varie inquietanti sfumature. Basti pensare che a un certo punto, per rappresaglia, gli alieni rilasciano nell’atmosfera un virus che scatena una sorta di pestilenza in grado di uccidere metà della popolazione terrestre. E poi ci sono le storie dei singoli: famiglie allargate che si ritrovano a vivere insieme sotto lo stesso tetto, collaborazionisti, oppositori e persino negazionisti, perché dopo un po’ sembra che gli alieni siano sempre stati lì, come divinità, e non ci sia stato un “prima” dove le cose erano diverse. D’accordo, può essere un po’ difficile da reperire: il romanzo è del 1988 e Mondadori ebbe l’infelice idea di pubblicarlo in due episodi, scelta che rende ancora più complicato trovare un libraio che li abbia entrambi. Però la lettura vale l’impresa.
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