Un libro che sa ritrarre un’epoca, parlare di sport e farne una metafora, raccontare l’ascesa di un provinciale, evocare il mare, fare i conti con la morte e con la dittatura in Cile. “Terra di campioni” di Diego Zuniga è un romanzo ispirato a una storia vera, che culmina in un evento drammatico e in una presa di coscienza
Un ragazzo prima, e poi giovane uomo, capace di andare in fondo al mare, in apnea, come pochi, un campione. E un Paese latinoamericano che andrà a fondo, uno dei più martoriati e, probabilmente, per questo, uno dei più letterari. C’è di mezzo il cileno Diego Zuniga (che tra le altre cose è anche fondatore di una casa editrice, intellettuale a tutto campo), ormai non più speranza, ma certezza del presente e del futuro. Dopo Camanchaca (ne abbiamo scritto qui), e dopo un altro libro non tradotto in Italia, Diego Zuniga torna in pista, sempre per la casa editrice La Nuova Frontiera, e ancora per merito della versione della brava Federica Niola. Il nuovo romanzo, ancora più politico del precedente, è Terra di campioni (215 pagine, 17 euro) ed è fra i migliori di questa stagione.
Apnea stupefacente
Chungungo Martinez, nato in una zona desertica e poi trasferitosi sulla costa, è l’alter ego letterario di un Raúl Choque, personaggio realmente esistito, campione di pesca subacquea negli anni Settanta, decennio tutt’altro che banale in Cile. Da giovane, in un fiume vicino casa, stupisce chiunque per la capacità di trattenere il respiro sott’acqua, è un pescatore formidabile; poi si confronterà con le acque marine, e lì stupirà ancora, tanto che nel 1971 arriverà a laurearsi campione del mondo della specialità. Quel che Diego Zuniga narra in Terra di campioni potrebbe risolversi nella storia di un’ascesa, di un trionfo, di un riscatto attraverso la gloria sportiva. Ma non sarebbe abbastanza. C’è qualcosa che cambia gli equilibri per sempre.
Pagine poetiche e agili
La poesia e, soprattutto, l’agilità delle pagine di Diego Zuniga contrastano nettamente con la chiave di volta della storia. Quel che, in un attimo, scuce l’esistenza del campione, cambiandola per sempre, è presto detto. Accade in acqua, mentre s’allena: per Chungungo Martinez c’è un prima e un dopo quel momento, che secondo alcuni causa sue urla disperate e, secondo altri testimoni, lo riduce al silenzio. Non sveliamo nulla, preferiamo che i lettori arrivino fino in fondo. Chiaramente è passato del tempo, rispetto al 1971, e c’è una presa di coscienza sulla deriva a cui sta conducendo la dittatura militare di Pinochet. Un libro che sa ritrarre un’epoca, parlare di sport e farne una metafora, raccontare l’ascesa di un provinciale, evocare il mare, fare i conti con la morte (a cui scampa il protagonista, e che gli piomba addosso in un’altra occasione…). E, in ognuna di queste dimensioni, svetta.
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