L’industria editoriale e la storia nazionale si intrecciano ne “L’Italia dei libri. L’editoria in dieci storie”, bel volume di Tommaso Munari. Protagonisti e case editrici sono raccontati, attraverso storie che hanno taglio saggistico, in dieci capitoli zeppi di note…
Italia. Dal 1860 in avanti. Uno dei romanzi polizieschi più popolari (e più trasposti sullo schermo cinematografico) del XX secolo uscì negli Stati Uniti nel 1939: The Big Sleep di Raymond Chandler (1888 – 1959). Nel nostro paese arrivò nell’immediato dopoguerra, in un testo abbastanza diverso dall’originale: cinismo attenuato e alcol sparito per il protagonista, poche droghe e vago sesso per le interlocutrici, lunghezza ridotta, attenuazione delle situazioni “scabrose” e altri accorgimenti moralistici. L’edulcorazione dei libri “gialli” risultava una prassi corrente nel mondo editoriale, ove ovviamente era preponderante l’impresa di Arnoldo Mondadori, che peraltro aveva inventato il suggestivo colore per quel genere di romanzi. Accadde nel 1929 e il regime fascista imperante rafforzò l’esigenza di tradurre i testi degli autori angloamericani con sfrondatine più o meno censorie e discutibili trasposizioni stilistiche o nomi e cognomi degli autori italiani attraverso pseudonimi angloamericani. Resta il fatto che la tiratura complessiva della collana già nel 1934 sfiorava i due milioni di copie e nel 1941 oltrepassava i cinque; seguì una sospensione per la guerra, al termine della quale ripartì alla grande, in edicola e per abbonamento, consolidando una precisa aspettativa di tanti lettori verso quel “genere” letterario. Solo nel 1952 Chandler conquistò diritto a traduzioni più fedeli, rispettose del genio e dei successi letterari. Per approfondire la storia dell’Italia dei libri un intero capitolo del recente volume è intitolato al “delitto per diletto” (riprendendo al singolare il titolo, esso stesso derivato, di un saggio storico-sociale sul romanzo poliziesco di Ernest Mandel, pubblicato da noi nel 1990,), suddiviso in quattro paragrafi: Lost in translation; Appuntamento in edicola; Un detective per amico; Il colore del crimine.
Ricercatore e archivista
Tommaso Munari (1980) svolge da circa un ventennio attività di ricerca universitaria prima a Venezia poi a Torino e di lavoro archivistico e bibliografico in varie case editrici. Le altre nove storie dell’ottimo saggio, per Einaudi, L’Italia dei libri. L’editoria in dieci storie (272 pagine, 18,50 euro) riguardano: Emilio Treves (“al servizio della nazione”) dal 1878; Roberto ed Enrico Bemporad (“l’italiano in cucina”, tramite Artusi) dall’inizio del nuovo secolo; e poi Ulrico Hoepli (“una casa da manuale”), Vito Laterza (“questioni meridionali”), Mondadori (il quinto capitolo), Giulio Einaudi (“pensare per collane”), le case editrici per studenti o insegnanti e Nicola Zanichelli (“una nuova antologia per una nuova scuola”), Giangiacomo Feltrinelli (“cambiare il mondo con i libri”), Luciano Foà con Roberto Calasso, Paolo Boringhieri e vari altri (“tra opere complete e libri unici”), infine Elvira Sellerio (inventario siciliano”), giungendo così a vicende ed esempi di tutt’Italia nella seconda metà del Novecento.
L’emancipazione di due mestieri
Ogni capitolo del volume di Tommaso Munari è strutturato in paragrafi con titoletti accattivanti, che prendono spunto dal contesto istituzionale, da vicende biografiche, da azzeccate contingenze editoriali, da capolavori letterari. Le centinaia di ricche precise note dei dieci capitoli sono tutte raccolte in fondo, in corpo molto più piccolo, oltre una trentina di pagine, quasi altrettante successivamente dedicate a un articolato utilissimo indice dei nomi e dei titoli, materiale per incroci e ricerche ulteriori. La storia dell’editoria è la storia dell’emancipazione di due mestieri (tipografo e libraio) prima in un altro (l’imprenditore che fa stampare per promuovere commercio) e via via in decine di altre professioni che connettono i libri alla società, l’industria editoriale alla storia nazionale.
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