Tiffany McDaniel, il buio che avanza e la luce accecante

Il più recente romanzo di Tiffany McDaniel celebra il valore dell’invenzione letteraria, la sua funzione magica, il suo potere salvifico. “L’eclisse di Laken Cottle” è una favola oscura, con un protagonista che prova a raggiungere New York, per ricongiungersi a moglie e figlia, mentre il mondo finisce in un perenne cono d’ombra. Un viaggio distopico che mescola diversi piani, presente e passato, reale e immaginato

Un’opera che celebra il potere della narrazione e la capacità che hanno le storie di modellare, plasmare e creare la realtà. L’eclisse di Laken Cottle (304 pagine, 18,50 euro) di Tiffany McDaniel, pubblicato da Atlantide con la traduzione di Chiara Nubile, è un romanzo che stupisce sin dalla prima pagina. Lo fa utilizzando una struttura narrativa che alterna luoghi, situazioni ed epoche diverse e mescolando realtà e immaginazione. Il tutto ricorrendo a una lingua originalissima, ricca di invenzioni, che amplifica lo straniamento del lettore e, per molti tratti, il suo spaesamento.

Avvolti dall’oscurità

Il romanzo inizia con la descrizione di un’oscurità misteriosa che a partire dall’Antartide si diffonde sull’intero pianeta. Un buio «più buio della notte» che divora luoghi, persone e storie senza alcuna possibilità di salvezza. È in questo scenario, in questo mondo morente, che conosciamo Laken Cottle, un uomo che cerca disperatamente di raggiungere New York per ricongiungersi alla moglie e alla figlia. A partire da questo incipit Tiffany McDaniel trascina il lettore in un viaggio che procede su binari paralleli (quello dell’oscurità e quello di Laken Cottle) e che si rivelerà ricco di deviazioni, in un continuo andirivieni tra passato e presente. E così mentre l’eclisse avanza, annullando continenti, paesi e città, Laken Cottle prosegue il cammino ripercorrendo i suoi ricordi, svelando il suo passato e anticipando il suo destino, in uno scenario onirico abitato da una costellazione di personaggi grotteschi e spesso mostruosi. Un viaggio distopico che ricorda, anche se in chiave decisamente horror, Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum, alla fine del quale Laken Cottle – dopo aver attraversato mondi fantasmagorici, in compagnia del cane Bussola e trascinando con sé una borsa sempre più pesante dalla quale non riuscirà a separarsi – incontrerà la consapevolezza della verità.

Il puzzle dell’infanzia

Dal 1998, anno in cui comincia il racconto, più volte si tornerà indietro nel tempo per scoprire il passato di Laken Cottle. Conosceremo Heaven Pearl, la madre che partirà per un viaggio senza ritorno, Norman Cottle, il padre orologiaio che svelerà a Laken il potere custodito dall’invenzione delle storie, e Zia Ireland che, suo malgrado, ne determinerà il destino. Durante il viaggio Tiffany McDaniel ricostruisce l’infanzia di Laken Cottle, ricomponendola come si fa con un puzzle e aggiungendo progressivamente dei tasselli che assumeranno significato solo quando verranno finalmente affiancati. Una scelta narrativa, che mescola diversi piani, presente e passato, reale e immaginato, e che rappresenta, pur nella sua complessità, il punto di forza di quest’opera.

Così come nel suo straordinario libro d’esordio, L’estate che sciolse ogni cosa, a prendersi la scena era il caldo asfissiante, ne L’eclisse di Laken Cottle Tiffany McDaniel rende protagonista, invece, il buio che avanza. Un buio che cancella ogni cosa, che rimuove e che annulla e che, per tutto il racconto, verrà contrapposto a un elemento a esso uguale e contrario, ovvero una luce fortissima e accecante. Tutto il romanzo vive di  questa contrapposizione, da un lato il buio che occulta la realtà dall’altro la luce che la rivela e che la rende insopportabile, tanto da desiderare l’avvento (o il ritorno) dell’oscurità.

Centrale l’invenzione letteraria

Sullo sfondo del romanzo affiorano molti dei temi cari all’autrice: la crudeltà della società, la sofferenza inferta ai più piccoli dagli adulti, la genitorialità vissuta e mancata, l’impatto e la trascendenza del destino e, su tutti, l’amore per la narrazione. Frase che torna più volte nel corso del romanzo, e vero e proprio leitmotiv de L’eclisse di Laken Cottle, è «Chi racconta le storie governa il mondo»; una dichiarazione d’intenti, un manifesto, che celebra il valore dell’invenzione letteraria, la sua funzione magica, il suo potere salvifico. Non è un caso che Laken Cottle si nutra di storie, sopravviva inventandone, e che compia il suo viaggio all’interno di uno scenario narrativo, di un mondo inventato, che lo accompagna fin dall’infanzia.

Con L’eclissi di Laken Cottle Tiffany McDaniel, ancora una volta, mette nero su bianco una moderna favola oscura. Un racconto nel quale mescola realtà e magia, verità e immaginazione, sperimentando e osando oltremodo. Per oltre metà del libro il lettore vive una sensazione di confusione, barcamenandosi all’interno di un’architettura narrativa complessa e muovendosi anch’esso nell’oscurità. Sarà solo alla fine che tutti i pezzi verranno ricomposti e che ogni tassello troverà il proprio posto.

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