Aggiungere speranza all’esistenza è il potenziale incantesimo che alimenta l’opera di Gustavo Rol, controverso torinese che in vita ha diviso scettici e sognatori fra chi ha assistito ai suoi esperimenti. Lo racconta Francesca Diotallevi con “L’ultimo mago”, un romanzo d’invenzione costruito attorno a fatti realmente accaduti
Quando si parla di Gustavo Adolfo Rol (1903-1994) è tendenzialmente già di per sé difficile riuscire a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Francesca Diotallevi ci mette del suo e prendendo spunto da fatti realmente accaduti, vi costruisce attorno un romanzo di invenzione. Il vero paradosso è che in queste pagine proprio quello che la ragione ci suggerisce essere assurdo è invece tratto dalla realtà, mentre fatti di vita che potrebbero sembrare verosimilmente accaduti, sono frutto di invenzione.
L’inganno o, per restare in tema il mistero (che si svelerà al lettore solo alla fine del libro) è già nel titolo. Rol non amava essere definito un mago. Né un sensitivo, né un medium. Rifiutava ogni tentativo di categorizzazione della sua figura e del suo “operato”. Incasellarlo in una terminologia sarebbe quanto mai riduttivo e svalorizzante, e contribuirebbe solo ad incrementare lo snobismo degli scettici.
Quindi chi era Rol? Per comprenderlo a fondo, questa è la domanda sbagliata.
Dovremmo piuttosto chiederci: cosa ha fatto Rol nella sua vita? Rispondendo a questo fondamentale interrogativo la Diotallevi ne L’ultimo mago (240 pagine, 18 euro), edito da Neri Pozza, prova a penetrare nella vera essenza di una tra le personalità più controverse dello scorso secolo.
La coscienza sublime
La guerra ha obbligato Nino Giacosa ad abbandonare la sua Torino, lasciando irrisolto il suo amore per Miriam e contribuendo a sgretolare l’amicizia con Giorgio. Ma quando molti anni dopo decide di farvi ritorno, è costretto a rivolgersi proprio a loro: Nino infatti è un uomo sull’orlo del precipizio, un fantasma di se stesso senza speranza ma pieno di debiti, in cerca di una svolta per risollevare le sorti della sua vita. In questo contesto, grazie a Miriam, farà la conoscenza di Gustavo Rol e avrà modo di partecipare ai suoi incredibili “esperimenti”, come Rol stesso soleva definirli, sperando di poterne ricavare un tornaconto personale.
Nino, con i suoi limiti pienamente umani e materialistici, è un personaggio in forte contrapposizione con l’ideale di spiritualità incarnato da Gustavo Rol. Il suo approccio è scettico e pur assistendo con i suoi stessi occhi ad eventi strabilianti, stenta a crederci ed è imperturbabilmente portato a screditarli.
Questi fenomeni sembreranno al lettore stesso frutto di un fantastico espediente narrativo dell’autrice, ma prendono spunto da fatti realmente accaduti: trasfigurazione della materia, chiaroveggenza, pittura al buio, viaggi nel tempo, materializzazioni e precognizioni. Sono solo alcune delle cose a cui, nel corso del Novecento, ha assistito la ristretta cerchia di conoscenti e amici selezionati da Gustavo Rol stesso, nel suo appartamento torinese. Tra questi spiccano nomi noti e personalità importanti come Dino Buzzati, Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Gianni Agnelli, che non mancarono mai di dare il loro convinto appoggio a ciò di cui erano stati testimoni.
Ma proprio come Nino, ci fu anche un vasto gruppo di scettici (il più famoso fu Piero Angela) che in nome della scienza o semplicemente della razionalità rifiutava categoricamente di credere che ciò che avvenisse tra quelle mura non fosse altro che il frutto di un’abile messa in scena giostrata da un altrettanto abile affabulatore.
Eppure, nel libro come nella realtà, Gustavo Rol non si è quasi mai scomposto di fronte al diniego delle sue facoltà.
Spinto da un costante senso etico, non ha mai agito a scopo di lucro e ha sempre rifiutato interviste ed apparizioni. Il suo intento non è mai stato quello di dare spettacolo, ma cercare di far concepire all’uomo che le sue potenziali capacità vadano ben oltre quelle empiricamente dimostrabili e che per chiunque sarebbe possibile il raggiungimento di stati di conoscenza superiori dello spirito, applicabili di riflesso alla mente.
Ma anche l’uomo più inflessibile ha luoghi, dentro di sé, in cui è possibile lasciar cadere un dubbio e sperare che produca un’eco.
La mente, un campo di possibilità
Questo è stato in vita lo scopo di Rol. Questo cerca di far capire anche a Nino: la nostra mente è un campo incontaminato di possibilità. Ogni cruccio terreno si ridimensionerebbe se fossimo in grado di elevare lo spirito al di sopra delle consuete barriere apposte dal mondo fisico. Ognuno ha in sé la potenzialità di realizzare ciò che Rol ha realizzato.
Ma per attingere alla sconfinata molteplicità di percezioni cui saremmo inclini è necessario avere una predisposizione d’animo, di cui spesso gli scettici come Nino non dispongono. Mentre Miriam si. Miriam crede fortemente nella meraviglia di quanto vede accadere in quella casa. Miriam crede nella magia, nel senso lato del termine. La magia non è un gioco di prestigio ma quello stimolo necessario alla vita per poter procedere alleggerendoci dal peso di ciò che non può sottostare alle leggi della nostra autorità. Nino non riesce ad abbandonarsi alla magia e per questo il peso del fardello che porta diventa sempre più insostenibile.
Del resto Gustavo Rol in vita ha spesso affermato che «gli scettici sono degli infelici». Avere la predisposizione ad accogliere qualcosa che vada oltre l’umana comprensione, e far sorgere in noi anche solo il più piccolo dubbio, è il primo passo verso l’apertura alle possibilità. Senza possibilità non c’è futuro perché si è confinati nella negazione. Questi non sono in fondo anche i presupposti dello sviluppo e della scienza?
Vede, io non sono qui per convincerla di qualcosa che lei rifiuta a priori, il mio compito è quello, semmai, di lasciarle intravedere una possibilità.
Uno spiraglio di luce
Con una penna raffinata ed evocativa la Diotallevi trasporta il lettore in quelle atmosfere di luci ed ombre a lei tanto care – e che ci ha già abituati a conoscere con Le stanze buie e Dai tuoi occhi solamente – attraverso una quanto mai mistica Torino, da sempre simbolo dell’esoterismo e dell’equilibrio tra magia bianca e magia nera.
Nino e Miriam simboleggiano le due grandi fazioni che da sempre dividono il mondo quando si parla di occulto e mistero: i razionali e i sognatori, gli scettici e i credenti. Gustavo Rol, proprio come nella realtà, incombe sulla scena con la sua caratteristica discrezione. Pur protagonista imponente, si limita a voler dimostrare quello che sa fare, lasciando ciascuno libero di trarre le proprie conclusioni. Ma mentre gli uomini si accapigliano nel tentativo di circoscrivere ciò che sfugge al loro controllo, credendosi ciascuno detentore di una verità assoluta, si perde di vista il vero senso che ogni magia porta con sé, quel potenziale incantesimo in grado di aggiungere speranza alla vita.
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