La Palermo tra gli anni Ottanta e il presente scorre fra le pagine di “Quattro di coppia”, secondo romanzo di Fabrizio Escheri. Si intersecano la storia di una città assediata dalla mafia e capace di contrastarla e quella di quattro amici legati dalla passione per il canottaggio. La morte violenta di uno di loro cambierà tutto…
Muscoli, testa, coordinazione, disciplina, cuore. E niente spazi per qualsiasi leziosità. Chi ha praticato, o anche solo seguito con un minimo di competenza, il canottaggio (ai tempi delle telecronache di Galeazzi e dei fratelli Abbagnale molti italiani compresero…) sa che non si può prescindere da questi punti di riferimento. E il palermitano Fabrizio Escheri, di professione commercialista, ma con stoffa riconosciuta da narratore, avendo praticato fin da giovane questo sport, conoscendone i punti fermi, sembra abile a trasferirli sulla pagina. Il risultato è il suo secondo romanzo, Quattro di coppia (255 pagine, 18 euro), in cui il canottaggio è il fil rouge, e i cui ritmi e capitoli sono scanditi idealmente da boe. Anche questo romanzo, come il primo (La strantuliata del 2021), è pubblicato dalle edizioni Ianieri, nella collana Le Dalie Nere, che proprio Escheri aveva inaugurato da apripista.
Una morte violenta, la fine del quartetto
I due libri sono molto diversi ed è un bene che Fabrizio Escheri non cada nella tentazione, probabilmente nell’errore, di ripetersi. Da un vivace giallo storico, il primo libro, si passa a un volume decisamente più chirurgico. Quattro di coppia, prima d’essere un giallo, è una grande storia di amicizia, quella fra Luca, Johnny, Vito e Sergio. Nelle prime pagine Luca racconta degli altri tre, in particolare di Sergio, morto, ucciso, di cui si celebrano i funerali in uno dei cimiteri di Palermo; noto urologo, separato, trasferito in una villa della periferia nord della città, sensibile al fascino femminile di pazienti e infermiere, amante di festini e di qualche eccesso, fra le mura domestiche. È il 1999 e non c’è più speranza di rivederli tutti e quattro all’opera, almeno come sportivi, glorie del locale Circolo Canottieri: in qualche modo erano sopravvissuti al grande dolore della morte del loro allenatore, zio Bepi, ma adesso sarebbe stato davvero impossibile proseguire oltre.
E alle spalle Palermo tra sangue e giustizia
Con disinvoltura narrativa e ritmo serrato, Fabrizio Escheri, trascina l’attenzione oltre che sul presente della vicenda, anche sul passato, in particolare a partire dagli anni Ottanta, e non solo quelli vissuti dai quattro giovanotti che furono, i suoi personaggi, ma anche uno spaccato storico della città di Palermo, insanguinata dalle guerre di mafia e in qualche modo riabilitato da alcuni successi giudiziari del pool di Falcone e Borsellino, a cominciare dal maxiprocesso. Nell’oscillazione tra ieri (si passa anche attraverso gli anni Novanta, con altri omicidi, gli eccidi che hanno segnato la storia d’Italia, gli arresti delle primule rosse, e non solo) e oggi, irrompe il giallo nella misura in cui Luca Ajello, capovoga del quartetto, e giudice di professione, non crede affatto alle conclusioni degli inquirenti sul delitto che ha visto soccombere Sergio. E proverà a mettersi sulle tracce della verità, cercando di comprendere il pericolo che, magari, si cela dietro la normalità.
Dettagli, abitudini, psicologia
Fabrizio Escheri dimostra d’essere un autore a tutto tondo, non semplicemente un giallista, che non perde di vista la cura dei dettagli, abile a rifinire le abitudini, le caratteristiche psicologiche, il quadro esistenziale di protagonisti e coprotagonisti (e le incomprensioni che ne minano i rapporti), capace di scandire tempi e suspense della vicenda, e di piazzare il colpo di scena inimmaginabile alle ultime… vogate. Non crede a una funzione pedagogica della letteratura, probabilmente, Fabrizio Escheri, ma anche inconsciamente non può non indurre alla riflessione, al pensiero critico, a dare un attento sguardo a ciò che è stato e a ciò che non deve più essere…
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