Mina Rienzo, come combattere l’abuso psicologico narcisista

“Voce per dirlo” di Mina Rienzo è uno strumento per far chiarezza su un fenomeno ancora poco conosciuto e sottostimato come l’abuso narcisistico – che prevede la manipolazione attraverso precise tecniche per sottomettere e controllare – e le relazioni sentimentali patologiche

Un libro pensato e scritto per le vittime di abuso narcisistico, per chi ha subito l’abuso senza nemmeno rendersene conto, per chi ha sofferto a causa di un inganno scientemente perpetrato. Un libro pubblicato da Sanpino edizioni, Voce per dirlo (184 pagine, 16 euro) di Mina Rienzo, che parla delle conseguenze su esseri umani ignari causate da individui a cui nessuna azione, per quanto immorale, è preclusa. Individui che usano tecniche di seduzione per agganciare una persona sana al fine di ottenere gratificazioni personali, causare dolore, esercitare controllo e potere, sentirsi migliori.

Uno strumento per fare chiarezza su un fenomeno ancora poco conosciuto e sottostimato come l’abuso narcisistico e le relazioni sentimentali patologiche.

Non la violenza domestica…

Uno degli errori in cui più comunemente si incorre è confondere l’abuso psicologico narcisista con la violenza domestica. Quest’ultima è tipicamente fisica, ha come caratteristica “il ciclo della violenza” introdotto dalla psicologa americana Leonore E. Walker nel 1979 caratterizzato da tre fasi in successione e che si ripetono: origine della tensione, aggressione e maltrattamento, riconciliazione. L’abuso psicologico narcisista è manipolazione attraverso precise tecniche volte a sottomettere e controllare.

Gli individui narcisisti patologici o maligni tendono ad assomigliarsi per il modo insensibile in cui sfruttano gli altri ed entrambi ottengono un piacere sadico nel ferire. Tutti gli abusanti cercano potere e controllo. Essi costituiscono un falso sé per nascondere il vero sé. Questo falso sé è quello che presentano a chiunque: affascinante, intelligente, di successo, generoso e gentile. È una maschera. In privato, e in particolare al partner, si mostrano egoisti, crudeli, abusanti, dimostrano un irrazionale senso di diritto, sono privi di empatia, inclini all’infedeltà. Le personalità totalmente egosintomiche del narcisismo e della psicopatia, sono sadiche e psicologicamente violente.

Non si guarisce…

L’abuso narcisistico/psicopatico è attuato da individui dalla personalità gravemente disturbata, i quali non guariscono. Molti esperti concordano nel dire che solo di rado possono verificarsi piccoli cambiamenti in grado di renderli meno “patologici”. Sottolinea l’autrice come nella psiche di alcune persone ci sono caratteristiche genetiche o biologiche talmente radicate da rendere impossibile la loro guarigione, anche se sottoposte a terapie o sommerse d’amore. Un disturbo della personalità è da considerarsi permanente e quindi pericoloso. La violenza delle personalità narcisista e psicopatica è psicologica.

Il soggetto patologico fa parte di quella che viene definita in psicopatologia e nella scienza della personalità danger zone personalities, questo perché, sottolinea Mina Rienzo, i tratti di personalità di questi soggetti sono altamente dannosi e traumatizzanti per gli altri e sono noti per il loro comportamento correlato a bassa coscienza e rischio di causare sofferenza.

I disturbi delle vittime

Seppur la violenza da abuso narcisistico è psicologica i danni e i traumi a essa correlata sono anche fisici. L’autrice elenca tutta una serie di malattie e disturbi diagnosticati alle vittime, come diabete, ipertensione, artrite, fibromalgia, fatica cronica, sindrome del colon irritabile, coliti, problemi cardiaci. Rienzo sottolinea quanto l’organismo dica sulla qualità del vivere e, nella fattispecie, sulla qualità di una relazione. Con i suoi sintomi e risposte il sistema nervoso cerca aiuto per uscire da un rapporto patologico.

Altro punto fondamentale su cui Mina Rienzo si sofferma è la definizione di vittima di abuso psicologico narcisista. Per un soggetto narcisista la preda “difficile” da conquistare è ricercata perché pone una sfida e ciò determina un aumento di adrenalina e di nutrimento narcisistico per l’abusante. Nelle vittime spesso si riscontrano queste caratteristiche: delicatezza d’animo, forti capacità ematiche, impegno nel sociale, buona autostima, integrità, capacità di resilienza, elevata cultura. Si tratta spesso di donne colte, in carriera, indipendenti, realizzate.

«Come può essere così spietato? Come può farmi tutto questo senza alcun rimorso?»

Queste sono solo alcune delle domande che le vittime di abuso psicologico narcisistico rivolgono a sé stesse e ai terapeuti.

Rimorso e… rifornimento

Il rimorso è uno stato tipico di una persona empatica e compassionevole che non ha alcuna difficoltà nello scusarsi con gli altri e nell’esprimere rammarico per qualcosa che è successo. Un narcisista patologico non è in grado di esprimere rimorso perché è incapace di provare empatia. I maltrattamenti, i silenzi, la manipolazione e l’intimidazione sono tutti metodi per tenere la preda sotto controllo e garantirsi rifornimento narcisistico. L’unica occasione in cui si può vedere un narcisista patologico esprimere rimorso è quando finge. Il rimorso viene abitualmente simulato al fine di raggiungere uno scopo.

I narcisisti (indipendentemente dal fatto si tratti di una madre, un padre, un fratello, sorella, amico, capo, amante, marito, moglie, partner) richiedono rifornimento come fossero tossicodipendenti e, per ottenerlo, non esitano a calpestare emozioni e bisogni altrui. Per il narcisista patologico è un insulto il riuscire a costruirsi o ricostruirsi una vita senza di lui/lei (Saccà, 2019).

Per Mina Rienzo troppo spesso in Italia e non solo si tende a cercare nelle donne un passato che giustifichi l’aver subito violenza. Continuare a voler spiegare i comportamenti umani a partire dalle sole esperienze infantili è un grosso errore. Inoltre è forse la vita, il passato dell’abusante che andrebbe meglio indagato.

Un trauma ripetuto

Il narcisismo come tratto dimensionale sembra essere presente fin dall’infanzia, anche se gli studi al riguardo sono pochi e tutti di recente pubblicazione. Quel che è certo è che una grandiosa, irrealistica e aumentata visione di sé, caratteristica del narcisismo, è parte del normale sviluppo del bambino. Solo quando la visione che il bambino ha di sé incomincia a basarsi su confronti sociali, e diviene quindi più realistica e confrontabile con elementi esterni, il narcisismo diviene identificabile. Alla base dello sviluppo dei tratti narcisistici ci sono funzioni temperamentali ed esperienze di socializzazione; queste ultime, quando sono maladattive, vanno ad attivare determinati fattori temperamentali, innescando così un circolo che permette lo sviluppo dei tratti e le conseguenti disfunzioni comportamentali. Un filone di studi sostiene che la sopravvalutazione dei genitori e l’eccessiva indulgenza instillino tratti narcisistici nei bambini. In particolare, le lodi incondizionate fanno gonfiare l’opinione che il bambino ha di sé. Secondo questa teoria, i bambini arrivano ad avere grandi opinioni di sé e un senso di diritto a ricevere sempre di più. Si ritiene, inoltre, che in questo contesto familiare i bambini siano abituati a ricevere una convalida esterna continua, che successivamente è difficile trovare in ambienti extra-familiari. Al contrario, un approccio diverso sostiene che la freddezza dei genitori, le aspettative estremamente elevate e la mancanza di supporto e calore possano portare a un narcisismo maladattivo. Un terzo filone di studi, infine, ritiene ci possa essere un collegamento fra abuso e maltrattamento durante l’infanzia e lo sviluppo di tratti narcisistici. Scarsa autostima in combinazione con alti tratti narcisistici risultano essere il profilo maggiormente implicato nello sviluppo di più gravi problematiche comportamentali. Non avendo vissuto altre epoche all’infuori di quella che stiamo vivendo, non possiamo decretare la nostra un’epoca più narcisistica rispetto ad altre, ma di sicuro viviamo in un’epoca nella quale l’autocelebrazione e l’esaltazione delle proprie capacità e del proprio ego sono fulcro centrale nella vita una persona.[1]

 

L’abuso narcisistico è una forma di trauma ripetuto e pervasivo, che si accumula lentamente come una valanga. Mina Rienzo sottolinea come è al trauma che i terapeuti devono guardare, un trauma complesso. Ma attuale. Per cui è al presente che occorre guardare e considerare chi ha superato una relazione patologica traumatica un sopravvissuto. L’infanzia non c’entra, il passato non c’entra perché, come per uno stupro, la violenza è accaduta adesso e indipendentemente dalla personalità dell’abusata/o.

[1] P. Muratori, A. Milone, C. Buonanno, S. Ianni, E. Inguaggiato, V. Levantini, S. Pisano, E. Valente, G. Masi, Eziopatogenesi e valutazione dei tratti narcisistici in età evolutiva, Rivista di Psichiatria, Marzo-Aprile 2020, Vol. 55, N°2.

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